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Il Lavoltabuonismo di Renzi&Co.

Non albeggia se Renzi non twitta, ma non basta la poltrona a palazzo Chigi e l’ossessiva ripetizione di un hashtag ignorato per celare l’assoluta mancanza di un “programma” vero.

Da buon berlusconiano Renzi punta più all’effetto che al risultato e così l’abolizione delle province si tramuta in una confusa trasmigrazione di competenze, la riforma del lavoro si annuncia come una mattanza dei diritti dei lavoratori, ed infine, si millantano nuove rivoluzioni per poter finalmente “reperire” i tanto agognati 80 euro al mese per gli italiani.

Matteo va a braccio e fa sembrare la recente e disperata questua di Letta e Saccomanni il piano Marshall.

La fumosa abolizione delle province a firma Delrio passa al Senato ma non senza difficoltà, ostacoli superati puntualmente con nuovi e di certo rassicuranti “patti col diavolo” e grazie alla decretazione d’urgenza. Ma i numeri ottenuti sono scarni e si teme il passaggio definitivo alla Camera.

Una buona notizia per il giovane premier che ancora insiste fascistoidamente a propagandarsi per le scuole dello stivale incassando solo sonori cazziatoni da parte di manifestanti esasperati, episodi che mettono ancora più in evidenza (parola di Matteo) “la drammatica scollatura” tra la politica dalla società civile.

Ma come se non bastasse si concede anche il ministro Madia, che immancabilmente mette in luce il suo inestimabile patrimonio d’incompetenza dichiarando che per la pubblica amministrazione non si deve parlare di esuberi ma di prepensionamenti, “una sana mobilità obbligatoria - sottolinea mistericamente - che servirà a ringiovanire l’apparato pubblico. Marianna Madia è come la Primavera del Botticelli: un’allegoria assorta in una serafica fissità dove solo grazie al contesto il tutto può avere un senso.

LEGGI ANCHE: Marianna Madia, il nuovo ministro contro aborto, eutanasia e unioni civili

Il ministro non si preoccupa di precisare agli astanti – comprese le tre grazie annuenti alle sue spalle – in quale succursale di contrabbando della Bce verranno stampati i soldi per congedare e pensionare un numero imprecisato di dipendenti pubblici e assumere nuove leve, né si impegna più di tanto a celare un’ imbarazzante mancanza di convinzione nelle sue dichiarazioni. Con voce incerta e stralunata rimanda tutto renzianamente” ad un documento prossimo venturo – corredato certamente di slide -, e in nome di una celerità d’azione paventa persino l’arbitraria esclusione delle parti sociali dal tavolo delle trattative.

Ma è sui manager pubblici che la Madia realizza un piccolo capolavoro: è riuscita nella stessa intervista a cambiare opinione per ben tre volte: prima ritiene necessario un tetto massimo di reddito (già stabilito dal governo Monti ma puntualmente stravolto in sede di voto e volutamente ignorato dai più), poi dichiara che questo tetto non deve esser proprio fisso, più che altro oscilla nebulosamente tra il lusco e il brusco, ed infine resetta tutto e conclude che in fondo non è necessario un limite di reddito per i menager pubblici, basta appellarsi al buon senso ed avere come riferimento lo stipendio del Presidente della Corte Costituzionale che equivale a soli 549.000 e rotti euro all’anno escluse indennità e benefit di vario genere, al cui confronto il corrispettivo statunitense è un pezzente con i suoi miseri 173.000 euro annui.

Il Ministro Madia – come il Beccalossi impazzito di Paolo Rossi – ha avuto la capacità di dribblarsi da sola per andarsi a cercare un rigore su una carrozza Trenitalia di prima classe sulla tratta Roma-Milano fischiato perniciosamente da Moretti; il quale, evidentemente, ha da sempre visto i treni delle FS solo alle sue spalle mentre era in posa per l’ennesima foto se ha avuto l’ardire di definirsi un ricercatissimo dirigente di stato.

In effetti ci vuole talento per riuscire ad esser costantemente fallimentari e per nulla innovativi in un settore da sempre immobilizzato, dove persino l’unica – e altrettanto mediocre – concorrenza è costretta a pagarti per poter utilizzare le infrastrutture di tua proprietà. Non è proprio da tutti, di certo Moretti all’estero andrà via come il pane!

 

immagine dal sito "In Bici con Renzi " by @andreafcecchin

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.206) 27 marzo 2014 13:29

    Artificio >

    Riordinare la P.A. ricorrendo a prepensionamenti e mobilità obbligata. Questo l’obiettivo sul quale il governo intende “legiferare” entro 1 mese nel quadro di una riduzione delle spese.
    Da osservare.

    Il sistema della P.A. non è paragonabile ad un normale stabilimento dove è possibile rilevare inefficienze-disequilibri da semplici sopralluoghi.
    Ancor più complessa e diversificata è la “ripartizione” di priorità, ruoli e carichi di lavoro in rapporto alle varie realtà locali.
    Il tutto nella doverosa tutela di specifici connotati professionali, anagrafici e  familiari.
    Analisi complicata dalla dichiarata intenzione di creare spazio per nuove immissioni giovanili.

    In due parole.
    Non si vedono plausibili ragioni per un palpabile contenimento dei costi.
    Con siffatto piano d’azione di scontato c’è solo un massivo incremento dei ricorsi in sede giudiziale.
    Per “cambiare” non basta alimentare il Consenso Surrogato di chi è sensibile alla fascinazione

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