• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Too big to fail: come le banche USA diventano intoccabili

Too big to fail: come le banche USA diventano intoccabili

A partire dal 2008, prendendo spunto dal tracollo finanziario del colosso statunitense Lehman Brothers, è iniziato a comparire, prima sui giornali economici, poi sulla stampa generalista, infine anche nei discorsi comuni, un concetto ben espresso dalla locuzione too big to fail. In barba a tutti i principi dell'economia liberista e della concorrenza, quella che viene così postulata è una differenza sostanziale tra il cittadino (o la piccola impresa) ed il colosso bancario: mentre per i primi vigono le leggi del mercato, i secondi hanno la certezza di non poter andare in bancarotta dal momento che l'economia nazionale non potrebbe permetterselo e correrebbe a rifinanziarla.

La notizia di oggi è che la Federal Reserve ha annunciato che questa distinzione sarà effettivamente applicata nel delineare lo status dei più grandi istituti statunitensi che verranno appunto bollatti come too big to fail, creando quindi una lista di enti privati con alle spalle una sorta di garante pubblico. Ciò da una parte potrebbe anche favorire i contribuenti in quanto potrebbero essere abbassati costi di gestione bancaria e tassi dei prestiti, ma l'effetto preponderante sarà ovviamente l'ascesa ed il rafforzamento di questi prescelti sui mercati finanziari mondiali.

L'amministrazione Obama attraverso le sue politiche economiche ha sempre espresso una certa diffidenza nei confronti di questi giganti della finanza, cercando di limitarne l'influenza e soprattutto le dimensioni. Tali obiettivi però non solo non sono stati raggiunti, ma il trend è andato in direzione opposta: nonostante la crisi dei mercati nei quattro anni successivi allo scoppio della crisi nel 2008 la top ten delle banche americane ha aumentato il proprio monte di affari di ben un trilione di dollari così che, messe insieme, per le loro mani passano quasi 10 dei 15 trilioni di dollari che costituiscono il PIL complessivo degli Stati Uniti.

A supporto della legittimità della nuova classificazione della Fed è stato pubblicato un ulteriore studio dalla Clearing House, istituto che riunisce diciassette delle più grandi banche al mondo, nel quale si afferma che questi squilibri tra piccole e grandi banche siano in realtà trascurabili. Di fronte a tutto questo il democratico Sherrod Brown, senatore dell'Ohio, ha etichettato il rapporto come un semplice tentativo corporativistico per difendere le spericolate operazioni finanziarie dei grandi gruppi, fiduciosi di poter attingere in caso di necessità alle tasse versate dai lavoratori.

"Tutto questo - ha scritto l'ex senatore Ted Kaufman - significa che dalla lezione di Lehman Brothers non si è imparato nulla e le grandi banche possono permettersi di tutto". A riprova di ciò viene citato un caso clamoroso avvenuto nella sede londinese di JP Morgan's in cui un impiegato è riuscito a perdere due trilioni di dollari nell'arco di aprile e maggio 2012. Per aver bruciato somme del genere con operazioni illegali, assicura Kaufman, non è andato in carcere nessuno, e nessuno ci andrà.

 

Foto: Flickr (Michael Daddino)

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.123) 27 marzo 2014 20:42

    Oltre a "too big too fail" vi rammento anche i vari "too big to be controlled", e soprattutto, visti i "magnager" a cui queste banche d’affari si affidano, "too big too jail" !
    Alla faccia del libero mercato, non possono fallire perchè i loro buchi di bilancio vengono coperti con i soldi dei contribuenti, non sono scalabili e quando bruciano miliardi di dollari non ne rispondono neanche !

    Alessandro Rossi

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità