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Il Veneto corre verso l’indipendenza “virtuale” ma guarda allo Statuto Speciale?

 

 

La stampa estera e parte di quella italiana hanno dato un certo risalto al referendum virtuale del Veneto: un'azione virtuale a livello logistico ma che esprime una situazione estremamente reale. Già nel 2013 scrivevo che da Trieste a Venezia alla Lombardia cresceva la voglia di indipendentismo e che il tutto riportava a vecchie strategie che nei primi anni 90 hanno segnato in modo negativo la situazione politica e sociale italiana. Per non dimenticare il ruolo attivo che le mafie hanno esercitato verso certi e dati processi indipendentisti ed autonomisti come emersi in particolar modo nell'Italia meridionale Ma evidenziavo anche che al 9 ottobre 2013,erano ben 104 i comuni su un totale di 581 e 2 province su 7 ad essersi pronunciati favorevolmente all'indizione del referendum che voleva e vuole l'indipendenza del Veneto e sottolineavo che il tutto era una realtà che veniva letteralmente ignorata dai media nazionali. Giunge la primavera e sul sito principale che ha sostenuto questo referendum si legge "Semo un cuor solo, semo un solo popolo!", nell'attesa che la consultazione ufficiale degli elettori, magari legittima ma pur sempre incostituzionale, venga deliberata dalla Regione Veneto.
 
Questi i risultati:
INDIPENDENZA DALL'ITALIA


VOTI VALIDI: 2.360.235, pari al 63,23% degli aventi diritto al voto 


SI: 2.102.969, pari all’89,10% dei voti validi espressi 


NO: 257.266, pari al 10,90% dei voti validi espressi 


VOTI NON VALIDI: 6.815, corrispondenti allo 0,29% dei voti validi espressi 

REFERENDUM SU ADOZIONE EURO 


VOTI VALIDI: 919.598, pari al 24,63% degli aventi diritto al voto 


SI: 472.409, pari al 51,37% dei voti validi espressi 



NO: 447.189, pari al 48,63% dei voti validi espressi 



REFERENDUM SU ADESIONE ALLA NATO 


VOTI VALIDI: 740.431, pari al 19,84% degli aventi diritto al voto 


SI: 477.312, pari al 64,46% dei voti validi espressi 


NO: 263.119, pari al 35,54% dei voti validi espressi 
 

Certo, si è discusso molto dei numeri. In effetti guardando il sito facebook di Plebiscito.eu si registrano circa 15 mila mi piace facebook e meno di 500 follower su twitter. Il sito in questione, strutturato in modo aziendalista e di cui sarebbe anche interessante conoscere la quantità di contributi e di donazioni ricevute, è stato certamente il primo motore di questa iniziativa. Due milioni e passa di votanti virtuale lasciano perplessi alla luce dei numeri ora indicati. Ma a prescindere dai numeri la questione deve essere focalizzata su altro: il Veneto è una regione che ha subito e patito una pesante crisi economica. Hanno chiuso una infinità di aziende e poi è circondato dal Friuli Venezia Giulia e dal Trentino Alto Adige, due Regioni a statuto speciale, la cui “concorrenza sleale” è stata più volte denunciata; poi per non parlare dell'Austria.
 
L'indipendenza non la si potrà conseguire legalmente, semplicemente perché, piaccia o non piaccia la nostra Costituzione vieta divisioni, le forze occidentali alleate con l'Italia non hanno alcun interesse a sostenere processi indipendentisti e senza il sostegno dei potentati occidentali nessun riconoscimento avverrà ciò a significare che il processo di autodeterminazione dei popoli è semplicemente un principio tanto labile quanto volubile e la situazione veneta non è paragonabile a quella della Crimea, come hanno voluto invece fare intendere alcuni commentatori. La Crimea è una repubblica autonoma, che dall'Ucraina ha chiesto di essere annessa alla Federazione Russa, e non ha chiesto l'indipendenza. Infatti, il 21 marzo, il Consiglio della Federazione Russa ha ratificato all'unanimità l'accordo interstatale "Sulla adesione alla Federazione russa della Repubblica di Crimea e sulla formazione dei nuovi soggetti della Federazione Russa".
 
È vero che i rappresentanti del movimento indipendentista hanno fatto trapelare che a breve chiederanno la formalizzazione dell'Indipendenza veneta, e che vogliono adoperarsi per creare e stabilizzare le istituende strutture della Repubblica Veneta, ma se così facessero la magistratura certamente non rimarrà a guardare, la repressione sarebbe dura ed il caso Trieste che rivendica l'attuazione del trattato di pace del 1947 dovrebbe pur insegnare qualcosa in materia alla luce delle continue sconfitte patite in Tribunale e non solo.
 
I processi di indipendenza, come la storia ha insegnato, si possono conseguire solo con atti rivoluzionari che spesso rischiano di aprire le porte ad una sorta di guerra civile. Ma siamo nel 2014 ed in Italia. Paese antirivoluzionario per eccellenza e che di guerre civili non ha certamente bisogno. Esiste allora la terza via, quella del compromesso. A parer mio queste istanze indipendentiste ben possono aprire la porta dello Statuto Speciale.
 
Dovrà essere la politica a farsi carico di ciò, ed un risultato del genere sarebbe una importante vittoria per gli indipendentisti che camminano con i piedi per terra. Comunque sia la partita non è finita ed il dato più preoccupante è il consenso che diverse amministrazioni locali venete hanno manifestato formalmente verso il processo indipendentista ed ignorare ciò è un grave errore. Questo 2014 segnerà in Europa, specialmente con le politiche comunitarie, una svolta. Andrà a destra? Vi sarà ancora il rigore dominante? E la voglia di secessione cresce ovunque, da Trieste, seppur sostenuta da una percentuale irrisoria anche se non da sottovalutare della popolazione, che il 15 settembre 2014 lancerà l'autodeterminazione al Veneto, dalla Lombardia, alla Sardegna, guardando anche a ciò che accade ad esempio in Catalogna, Scozia, nelle Fiandre 

 

MarcoBarone

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