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Venezia: due grandi mostre al Museo Correr

La Fondazione de Musei Civici Veneziani per un doppio evento all’insegna della coerenza, della valorizzazione e dell’internazionalità.

Al Museo Correr di Venezia hanno visto la luce nello stesso giorno due mostre legate da una forte connessione e che possono essere visitate in un unico percorso: "L’Immagine della città europea dal Rinascimento al Secolo dei Lumi", presente fino al 18 maggio, e "Léger 1910-1930 La Visione della Città Contemporanea", fino al 2 giugno. Curatore della prima è Cesare de Seta che subito intende specificare che:

“Sarebbe stata una banalità e un luogo comune esporre le vedute di Venezia del Canaletto. Una grande operazione, invece, è mettere a fuoco cinque tele di grande qualità di Gaspar van Wittel il quale in questa mostra è come una cerniera che ci fa capire come dal vedutismo topografico si passi al vedutismo come grande invenzione”

Grazie all’invenzione della prospettiva è l’Italia che per prima introduce l’Imago Urbis e il visitatore potrà scoprire la forma del tessuto urbano originale in un itinerario cronologico. Si tratta di un viaggio nel tempo nelle capitali d'Italia, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Inghilterra e Germania che fin dal Medioevo sono state soggetto privilegiato per propagandare le virtù dello stato, per mostrarne la bellezza e la ricchezza. De Seta ha voluto selezionare pezzi di qualità, pur molto diversi tra loro: disegni, tavole, tele, fogli incisi, tutto ciò per far capire che il furor urbis è un furor che invade ogni mezzo. Nell’interessante percorso della mostra si assisterà al divorzio irresolubile tra scienza ed arte: quando cioè la topografia entrò a pieno titolo a far parte delle discipline insegnate nelle Università, i vedutisti dovettero battere la concorrenza producendo opere straordinarie. Opere di Gaspar van Wittel, Didier Barra, Alessandro Baratta, Jacob Philippe Hackert, Bernardo Bellotto. Pochi passi tra i corridoi di Museo Correr ci portano alla mostra dedicata a Fernand Léger curata da Anne Vallye.

Se nella mostra precedente è evidente che la città rappresentava il centro della nazione, della fede, della vita sociale, nel XX secolo, in Francia in particolare, la città diventa il centro della modernità e Fernand Léger è il primo artista che cattura questa connessione particolare tra idea di città e idea di modernità. L’esperienza della città viene essenzialmente contenuta nel contrasto di forme e colori. Questo contrasto formale è quello che rappresenta il conflitto insito nell’idea di città moderna. Sono presenti anche opere di altri contemporanei dell’autore cui è dedicata la mostra, tra cui Duchamp, Picabia, Robert Delaunay, El Lissitzky, Mondrian, Le Corbusier, e nel percorso risulterà evidente che l’avanguardia cerca di sintetizzare e astrarre questo concetto di modernità catturandolo nell’opera d’arte.

L’esperienza della modernità consiste in quelle invenzioni che hanno cambiato la vita: la velocità, i treni, le automobili, gli aerei, il telefono. L’idea di modernità è un’idea che fa avvicinare due punti che in passato erano lontani e adesso sono uniti da ciò che il progresso consente. Ciò vale per lo spazio così come per le comunicazioni: tempo e spazio sono compressi e un’opera formalmente statica come un dipinto o una scultura esprimono l'ossimoro di "movimento nella staticità". Star della mostra La Ville del 1919, che appartiene alla collezione del Philadelphia Museum, che diventerà un vero e proprio manifesto della pittura dedicata al tema della città contempeoranea.

Foto:TracyElaine /Flickr

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