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In Italia i consumi culturali sono in caduta libera

Nell'articolo viene presentato il rapporto annuale pubblicato da Federculture. Il rapporto mostra che nel nostro paese c'è sempre meno attenzione verso la cultura.

Solo lo scorso anno, in Italia c’è stato un incremento del 3,7%. Sarà anche una conseguenza della crisi, ma la percentuale di persone che rinunciano alla cultura fuori casa è in costante aumento, mentre i lettori sono diminuiti del 3%. Numeri che non dicono molto, se non si considera la già drammatica situazione culturale del nostro paese. Tradizionalmente, infatti, l’Italia è un paese con pochi lettori e poche persone che dedicano il proprio tempo libero in attività culturali. Ancor meno persone, poi, sarebbero disposte a spendere soldi per queste attività.

Basta pensare che lo scorso anno, ben 39 italiani su cento non hanno preso parte ad alcuna iniziativa culturale e, sempre nello stesso periodo, quelli che non hanno mai letto un libro sono il 57% della popolazione. Queste percentuali sono state pubblicate nel rapporto annuale di Federculture, l’associazione che rappresenta le più importanti aziende culturali in Italia.

Il rapporto, dal titolo Una strategia per la cultura, una strategia per il Paese è stato presentato a Montecitorio dal presidente di Federculture, Roberto Grossi e dai relatori Gianluca Comin, Piero Fassino, Claudia Ferrazzi e Stefano Rodotà.

Anche se queste informazioni trattano solo di numeri e percentuali, però ci aiutano ad avere un’idea che non si allontana di molto dalla realtà, poiché tutto accade davanti ai nostri occhi. In Italia tutto ciò che riguarda l’arte e la cultura, è in stato di abbandono, in forte crisi economica-occupazionale, o senza prospettive certe per uno sviluppo futuro.

La cosa più drammatica è che, oltre alla caduta libera dei consumi, anche gli investimenti pubblici che riguardano il settore culturale sono in netta diminuzione, e ovviamente a peggiorare il tutto, ci pensa il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Infatti il Mibac ha già annunciato una riduzione del budget per il triennio 2014-2016 con un taglio di oltre 1,4 miliardi di euro. Invece, per quanto riguarda gli investimenti privati, dal 2008 sono arrivate il 38% e 40,5% di risorse in meno, rispettivamente da sponsorizzazioni private e fondazioni bancarie. Mentre solo159 milioni di euro sono pervenuti da aziende private.

Ovviamente questi dati ci pongono tra gli ultimi posti delle classifiche europee, ma tra i primi per il disinteresse pubblico nelle attività culturali. Secondo Eurobarometro, l’agenzia europea che misura e analizza le tendenze dell’opinione pubblica, il nostro indice di partecipazione culturale è pari all’8%, ma la media europea è del 18%. Ovviamente tutti i paesi scandinavi si posizionano ai primi posti della classifica, con la Svezia che occupa il primo posto. Alla presentazione del rapporto è intervenuto la presidente della Camera Laura Boldrini la quale ha precisato che:

i tagli alla cultura sono il frutto di scelte politiche e non di mere manovre contabili e soprattutto una scelta miope. Spendere i soldi per la cultura, le scuole e l’università non è uno spreco ma un investimento nonché uno stimolo per la ripresa economica.

Oltre ai dati negativi, però, nel rapporto presentato da Federculture, sono state annunciate anche una serie di proposte, con l’obiettivo di migliorare il trend negativo italiano. Se queste venissero realizzate, soprattutto non a livello locale, ma piuttosto a quello nazionale, si darebbe vita ad un maggiore afflusso di fondi verso il sistema culturale italiano, creando ripercussioni ovvie anche nel turismo nazionale. E tutto ciò significa sviluppo economico.

Fonti: Insideart.eu

 

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