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Soluzione cecoslovacca per l’Ucraina?

C’è chi propone una soluzione di tipo cecoslovacco per risolvere il caos ucraino. Dividere il paese in due parti, russofoni da una parte, ucraini dall’altra. Al netto dell’improbabilità di una svolta politica così abnorme, la Cecoslovacchia dovrebbe tornarci in mente per un altro motivo, meno rassicurante.

Over ten million Germans live in two of the States adjoining our frontiers. This in itself is sufficiently distressing. It is intolerable for a self-respecting World Power to know that across the frontier are kinsmen who have to suffer severe persecution simply because of their sympathy, their feeling of union with Germany. To the interests of the German Reich belongs also the protection of those fellow-Germans who live beyond our frontiers and are unable to ensure for themselves the right to a general freedom, personal, political, and ideological. 

Queste parole sono state pronunciate nel 1938 da Adolf Hitler, e i tedeschi a cui fa riferimento sono i sudeti, popolo germanofono che a quel tempo era in gran parte stanziato sui territori della Cecoslovacchia. Le altre potenze europee, seguendo la logica dell’appeasment nei confronti della Germania nazista, decretarono con l’Accordo di Monaco l’annessione incondizionata alla Germania dei territori cecoslovacchi in cui vivevano persone di etnia tedesca.

Viene naturale fare un parallelo con la situazione politica dell’Ucraina odierna: l’Ucraina infatti è uno stato debole – un under dog, come lo era la Cecoslovacchia nel 1938 – che confina con una grande potenza dalle mire imperiali – come lo era la Germania fin dai tempi di Bismarck – e al cui interno vivono in determinate aree geografiche (come in Crimea) molte persone dell’etnia della grande potenza confinante.

Putin non è Hitler, sia chiaro. Il parallelo però esiste, e le dinamiche che si muovono sotto la superficie della storia tendono a ripetersi, quindi take care. 

 

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