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Diplomazia medica

In una interessante analisi del potenziale ruolo di Cuba nel contribuire a raffreddare le crescenti tensioni in Venezuela, alcuni dati evidenziano la singolare risorsa diplomatica e di export dell’isola caraibica, in quella che già molti anni addietro era una delle maggiori fascinazioni per la confusa sinistra italiana: i medici.

Sappiamo da tempo che Cuba galleggia sul petrolio venezuelano, ma può essere utile conoscere i termini di questo scambio:

«L’importanza commerciale della relazione con Cuba è tale che il programma oil-for-doctors, in base al quale Caracas invia 115.000 barili al giorno a l’Avana in cambio di 30.000 medici, rappresenta il 40 per cento del commercio estero cubano. Esso eroga a l’Avana un sussidio implicito del valore di 2,7 miliardi di dollari annui, secondo un recente paper di Pavel Vidal, un ex funzionario della banca centrale cubana ora alla Università Saveriana di Cali, in Colombia»

Il problema di Cuba è che il Venezuela ha crescenti problemi di flessione della produzione di petrolio, avendo lesinato sugli investimenti per motivi di fiera autarchia, e di conseguenza sta iniziando a ridurre l’export petrolifero verso Cuba: lo scorso mese il dato era sceso a 70.000 barili al giorno.

Ma Cuba, con i suoi medici-funzionari-amministratori-spie-factotum ha una consolidata tradizione diplomatica:

«Il Brasile ha assunto 6.000 medici cubani nel 2013, ed altri 4.000 sono attesi quest’anno. Come sempre, Brasilia paga al governo cubano i servizi, e quest’ultimo paga i medici una somma minore, intascandosi la differenza. In recenti accordi con l’Ecuador ed alcuni stati africani come l’Angola, Cuba ha trovato impiego per circa 12.000 propri medici, circa un terzo del numero operante in Venezuela»

Affascinante che un paese così povero, per scelta masochistica ben coperta dall’alibi dell’embargo americano, dalla Rivoluzione abbia sviluppato una simile specializzazione di export collaterale alla propria politica estera, ed in sinergia con i propri servizi segreti: un raro esempio di pianificazione statale socialista che ha sinora funzionato.

 

Foto: Philip Choi/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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