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Ucraina: secessione della Crimea soluzione migliore (anche se di Putin)

Possono a pieno titolo essere annoverati tra i maggiori del Novecento gli eccidi in Ucraina - 6 milioni di morti il primo, 23 milioni il secondo - cifre che nulla hanno da invidiare a quelli assai più noti di Hitler o di Stalin.

Alle loro origini motivazioni economiche e sociopolitiche, ideologiche e strategiche: da sempre la vasta regione è infatti soggetta da un lato agli influssi occidentali (Polonia e Germania), dall'altro a quelli russi.

Lo "spartiacque" tra le due aree d'influenza può in linea di massima esser considerato lo Dneepr, ad Est del quale prevale l'influsso russo ed il russo è anche la lingua propria della maggioranza della popolazione e con essa le tradizioni. Si tratta di una linea d'influenza che si è ora allargata (l'ultima volta sotto il dominio sovietico) ora ristretta a seconda dei periodi storici e dei rapporti economici.

La rivolta popolare dei giorni scorsi (ed ancora perdurante) che ha portato, con il sostegno all'ex premier ucraino Janukovic, all'issamento della bandiera russa sul parlamento crimeo, sebbene anche istigata e sovvenzionata da Putin, ha delle notevoli e forti radici storiche e culturali, nonché economiche e militari.

La presenza russa, adesso incrementata di 2000 uomini di reparti addestrati, è già forte di per sè: 25.000 uomini, 388 navi da guerra, 161 aerei e molteplici basi ed installazioni militari, tra cui di particolare importanza quelle di Kacha e Gvardeyskaya.

La politica di Putin, dall'Occidente più o meno accusata a torto o a ragione, dice sostanzialmente, con l'issamento della bandiera russa ad opera dei controribelli crimei una cosa sola: la Crimea è nostra e ce la teniamo noi, se necessario con la forza. Visti i precedenti storici di cui sopra, il sancimento di questo status quo - ovvero della secessione di fatto della Crimea - è sicuramente la cosa più auspicabile, con buona pace di Julia Timoschenko e dei suoi.

 
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