• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Repubblica Centrafricana, l’orrore negli occhi della bambina sopravvissuta (...)

Repubblica Centrafricana, l’orrore negli occhi della bambina sopravvissuta al massacro

Donatella Rovera e Joanne Mariner sono da giorni nella Repubblica Centrafricana per conto di Amnesty International. Dal campo, negli ultimi giorni, hanno denunciato la pulizia etnica in corso. Ecco la traduzione del post che hanno scritto per Livewire, il blog dell’organizzazione per i diritti umani.

“Come se non bastasse l’orrore di quanto avevamo già visto, ciò che è successo in una remota città a nordovest della capitale Bangui ci ha devastato".

Siamo arrivate a Boguere il 13 febbraio, per indagare su un massacro avvenuto circa tre settimane prima, quando le milizie anti-balaka avevano ucciso oltre 40 persone. Da allora, la maggior parte della popolazione musulmana aveva lasciato la città.

La strada era piena di cadaveri, su cui infierivano cani affamati. Abbiamo contato 21 corpi, tra cui quelli di tre donne e di un neonato. Alcuni erano parzialmente bruciati. Un uomo aveva i piedi legati, segno che era stato sottoposto a un’esecuzione sommaria. Secondo gli abitanti, il nuovo massacro risaliva al 10 febbraio e fuori dalla città la situazione era persino peggiore.

Il quartiere musulmano di Boguere era deserto. La maggior parte delle case e dei negozi era stata saccheggiata e in alcuni casi data alle fiamme. Poi l’abbiamo vista.

Una bambina, accovacciata in un angolo di una casa abbandonata. Era rimasta lì sola, senza acqua né cibo, per quattro giorni. Non riusciva a parlare per lo shock, né a stare in piedi per la debolezza. Alcuni vicini cristiani ci hanno supplicato di portarla via con noi: era l’unica musulmana rimasta in città, l’unica sopravvissuta al massacro. A poco a poco, la bambina ci ha raccontato tutto. Aveva 11 anni. Suo padre era stato ucciso nell’ultimo massacro, sua madre in quello precedente.

Questa vicenda ci ha annichilito e poi indignato. Dei 7000 peacekeeper, nessuna traccia. Eppure nella zona c’erano stati già scontri durissimi tra le milizie anti-balaka e le forze Seleka ed era evidente che sarebbe successo qualcosa. Boguere è una città mineraria, vi si trova l’oro e si commercia in diamanti. Ma questi massacri non sono opera di bande criminali comuni. Sono vendette.

In precedenza, un famigerato comandante delle forze Seleka aveva fatto di Boguere la sede operativa e i suoi uomini avevano compiuto gravi violazioni dei diritti umani. Lo odiavano e temevano tutti, in particolare la popolazione cristiana. Una volta, fece uccidere un’intera famiglia poiché il padre aveva dato protezione a due uomini che non gli piacevano. Quel capo militare pare sia stato ucciso in un altro massacro, il 24 gennaio.

Dopo aver posto la bambina in mani sicure, abbiamo lasciato Boguere. A Boboua, il giorno dopo, abbiamo visto fuori dalla moschea i corpi del sindaco Adamou Dewa, di suo figlio Abu Bakr e di un altro abitante musulmano di nome Abdou.

Improvvisamente, dalla boscaglia è uscito un numeroso gruppo di uomini che ha circondato il nostro veicolo. Ci hanno raccontato che le milizie anti-balaka avevano attaccato il villaggio tre ore prima. I 200 civili musulmani ancora presenti a Boboua erano in pericolo: “Siamo nati qui, dove possiamo andare?” ripetevano.

È stato solo allora che si sono palesati i soldati dell’Unione africana: tardivamente per i morti, inutilmente per i vivi poiché non sarebbero rimasti lì a proteggerli. Troppo spesso la forza internazionale di peacekeeping è assente quando e dove ce ne sarebbe maggiore bisogno.

La popolazione civile musulmana viene uccisa brutalmente o è costretta a fuggire. A Mbaiki vivevano alcune migliaia di musulmani ed è rimasta solo una famiglia. A Yaloke, su 10000 abitanti musulmani ne restano 742. A Boda, i caschi blu francesi stanno proteggendo la popolazione civile musulmana ma solo per permetterle di andarsene via in sicurezza, non per restare.

Amnesty International continua a chiedere alla forza internazionale di peacekeeping di proteggere i civili musulmani ancora rimasti nel paese, prendere il controllo delle forze anti-balaka e inviare truppe in numero sufficiente nelle zone minacciate da queste ultime

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità