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 Home page > Tribuna Libera > Renzi. Tanti dubbi e una sola certezza: mentulae amarae sunt

Renzi. Tanti dubbi e una sola certezza: mentulae amarae sunt

Un giudizio definitivo del pasticciaccio che ha portato alla nomina di Matteo Renzi alla presidenza del Consiglio lo si potrà dare solo dopo la presentazione del suo governo. Detto questo, e che, ad ogni modo, ci toccherà tifare per lui, come per chiunque, minimamente decente, si trovasse al suo posto, restano mille interrogativi, tanto sulle sue reali e per ora tutt’altro che dimostrate capacità, quanto sulle forze che sembrano soffiar vento nelle sue vele.

I primi dubbi li solleva proprio il suo programma di riforme. Per molti versi ammirevole, certo, ma che rischia di scontarsi contr la realtà di un paese tragicamente conservatore, in cui, solo per fare un esempio, pur in una situazione drammatica, si è rivelato impossibile fare qualcosa di tanto semplice ed evidentemente utile per la collettività come liberalizzare le licenze dei taxi. Staremo a vedere.

Quel che possiamo già dire, anche senza stare ad origliare la telefonata tra Barca e il finto Vendola de “La zanzara”, è che dietro a Renzi c’è, sicuramente, il partito di Repubblica. Basta leggere i titoli di quel quotidiano per rendersene conto. Oggi, anche per le serissime pagine economiche del già “grande giornale della sinistra laica e progressista”, il presidente del Consiglio incaricato era Matteo e basta. Uno dei nostri, insomma, un amico di famiglia, secondo la bella tradizione inaugurata da fogli di levatura internazionale come Il Giornale e Libero con i loro “Silvio”.

A proposito di PdL dintorni. Che Renzi non dispiaccia per nulla a molti che votano da quella parte non è cosa nuova; questa capacita di attrarre consensi “centristi” è anzi, secondo i suoi stessi sostenitori, uno dei suoi punti di forza. Berlusconi, poi, ha ribadito anche recentemente di stimare il Sindaco di Firenze (lo è ancora? Si è dimesso? La sua esperienza, dimostra, ad ogni modo, come si possa amministrare una grande città nei soli ritagli di tempo. Di che far abbassare gli stipendi di tutti i sindaci d’Italia). Con queste premesse, i titoli dei giornali di stasera, che danno per possibile un allargamento a destra della maggioranza che sostiene il governo, appaiono facilissime profezie.

Se non fosse così, d’altra parte, la sostituzione di Letta sarebbe senza il minimo senso, a meno di pensare che Renzi sia patologicamente narciso o tafazzianamente masochista. Narciso per aver pensato di poter fare meglio del proprio predecessore pur dovendo operare nelle sue identiche condizioni. Masochista, se non fosse vera la prima ipotesi, per essere andato a gettare le fiche della propria popolarità sul tavolo di quello che sarebbe comunque un governo bloccato. No, no, senza la prospettiva di un sostegno parlamentare più ampio, Renzi sarebbe convenuto far saltare Letta solo per andare, in fretta, a nuove elezioni. Illazioni? Anche in questo caso, staremo a vedere.

In questi anni mi sono chiesto, retoricamente, cosa sarebbe potuto accadere in un paese con un sistema informativo sgarrupato come il nostro, se un uomo politico si fosse trovato ad avere, contemporaneamente, l’appoggio di Berlusconi e De Benedetti. Sono quasi certo, ad ogni modo, che nei prossimi mesi avrò anche questa risposta.

Una certezza, però, possiamo già averla: Renzi non farà, né potrebbero farla altri al suo posto, una politica di sinistra, perlomeno nel senso classico di questo termine. Servirebbe eccome, per uscire più celermente dalla crisi, ma i soldi per attuarla non ci sono. Li abbiamo bruciati, prima nel falò del craxismo e poi nella fornace della Seconda Repubblica e ora, non solo per questo… mentulae amarae sunt.

Commenti all'articolo

  • Di Truman Burbank (---.---.---.251) 19 febbraio 2014 18:45
    Truman Burbank

    La sceneggiata teatrale delle dimissioni di Letta, seguite dall’incarico a Renzi, è come al solito una replica, è il remake della bruciatura di Prodi (1998), che venne sostituito da D’Alema. Il metodo era allargare la maggioranza (c’era l’aiuto di Cossiga) e inserire un premier più giovane e deciso, l’obiettivo era fare guerra alla Jugoslavia. Berlusconi stava fuori, ma aveva collaborato con D’Alema alla bicamerale.

    Quindi nella replica si pensava di coinvolgere ancora una volta Berlusconi, che per ora è un po’ in disparte, ma è rientrato in gioco.

    Corollario: se la replica viene rispettata, a Letta dovrebbe toccare un incarico alla Commissione europea, tipico luogo di parcheggio per politici trombati.

    Ma la cosa importante è che probabilmente c’è una guerra in arrivo. Non so se sarà una guerra tra nazioni, sicuramente sarà una guerra delle elite contro i popoli.

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