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Regionali sarde: lo specchio di un’isola

I dati che caratterizzano queste ultime elezioni regionali non sono dei migliori: calo dell'affluenza alle urne, o meglio astensionismo diffuso (i sardi, praticamente, a votare non ci sono andati) e una lentezza inaudita nelle operazioni di spoglio.

Specchio di quello che la Sardegna (e la sua politica) è: assente e lenta!

Questa mattina alle 7 sono iniziate le attività di spoglio che però hanno creato non pochi problemi a Presidenti di seggio e scrutatori, soprattutto per difficoltà di intepretazione riguardo la nuova legge elettorale e il voto disgiunto (cioè all’assegnazione del voto di preferenza sia ai singoli candidati sia al presidente della coalizione).

Su 1.480,352 elettori alla chiusura dei seggi ieri alle 22 aveva votato solo il 52,23%, 15,23% di elettori in meno rispetto a cinque anni fa. Inutile parlare dei primi risultati molto instabili di questa tornata elettorale, del vantaggio (provvisorio per ora) del candidato di Centro Sinistra Francesco Pigliaru, della Murgiu che è stata staccata ormai dalle due teste di serie (Pigliaru, appunto, per il centro-sinistra e il presidente uscente di centro-destra Ugo Cappellacci). In coda Mauro Pili, i due movimenti indipendentisti capeggiati da Pier Franco Devias e Gigi Sanna, a significare proprio che l'isola non riesce a volere e pretendere quello che le spetta.

L'affluenza maggiore si è registrata nella provincia di Nuoro, seguita dall'Ogliastra, dal Sassarese, dalla Gallura, dal Cagliaritano. Le provincie con numero di votanti veramente esiguo sono invece il Medio Campidano, il Sulcis Iglesiente e l'Oristanese.

Oserei definire emblematico anche questo risultato: basti pensare agli ultimi eventi che hanno colpito certe zone della Sardegna, ma va detto che queste zone si trovano ancora nelle stesse condizioni da mesi (vedi le recenti alluvioni) se non addirittura da anni (l'alluvione di Capoterra del 2008 e il cantiere della strada 131 aperto nel marzo 2012 e mai concluso).

La città col picco negativo è stata Teulada in provincia di Cagliari: solo il 17% degli abitanti si è presentato alle urne! Un messaggio importante da parte di una popolazione stanca di essere inascoltata; un paese inserito nel grande poligono militare della NATO che chiede a gran voce, da anni, la bonifica dei siti occupati dalle basi. Tutti messaggi per una politica da tempo disattenta alle esigenze (e in questo caso alla salute) della sua gente!

Forte astensionismo anche a Uras, piccolo paese dell'oristanese che qualche mese fa è stato devastato dal ciclone Cleopatra e che ancora attende gli aiuti economici (e politici) per avviare i lavori di risanamento e messa in sicurezza delle aree a rischio. Già nei giorni scorsi erano iniziate le proteste in merito: molti cittadini si erano recati presso gli uffici del comune per restituire le loro tessere elettorali. Segnale forte... Voce alta per far sentire a tutti che qui dal 18 novembre 2013 le case sono ancora sottosopra, le strade inagibili, i terreni agricoli impraticabili, le aziende faticano a riprendersi ma sopratutto, tutte le belle parole dei politici decantate nei giorni della disgrazia, non si sono trasformate in nulla di concreto.

Ancora Olbia, la città maggiormente colpita dall'alluvione che ha fatto 9 vittime, ha voluto mostrare la sua rabbia. Qui l'astensionismo è stato minore rispetto ad altre città (47% degli aventi diritto si sono recati alle urne) ma le proteste non sono mancate: i cartelloni propagandistici appesi in tutta la città sono stati pasticciati con una bomboletta spray rossa; sono infatti comparsi dei nasi da clown in tutte le foto dei politici in corsa, a significare quello che rapprestano per gli olbiesi. Va ricordato che Olbia è la città che ha scelto Silvio Berlusconi come cittadino onorario, oltre che essere la sede della sua Villa Certosa, solo il 47% non è tanto quindi...

Il grande astensionismo degli altri piccoli paesi non viene neppure tenuto in considerazione dai "grandi" giornali e dalle tv: ma vanno ricordati, tutti, e non solo in campagna elettorale! Si tratta di paesi, di una terra che è stanca di vedersi svendere, di perdere le sue peculiarità.

I fiori all'occhiello dei quest'isola si stanno perdendo: le più belle spiagge le abbiamo fatte svendere agli sceicchi, la sanità arranca, la scuola è allo sbando; il sistema di trasporti precario (vantiamo il Trenino Verde: unica macchina a vapore in funzione che però viaggia due tre-volte l'anno e senza utenza; un'attrazione che, da sola, potrebbe rappresentare uno dei maggiori introiti dal punto di vista turistico per l'isola), la disoccupazione al 18% (una delle cifre più alte sul territorio nazionale), le industrie in fallimento e la conseguente crisi sociale.

Ci si poteva aspettare qualcosa di più da queste votazioni? Forse è anche troppo! Facile parlare in propaganda elettorale, difficile mettere in pratica quello che si promette!

Una votazione specchio di un'isola: la Sardegna assente come istituzioni e lenta come reazione popolare... c'è da cambiare qualcosa!

 

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