• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Musica e Spettacoli > Debutto registico di Lorenzo Regazzo al teatro Mario Del Monaco di (...)

Debutto registico di Lorenzo Regazzo al teatro Mario Del Monaco di Treviso

Una Cenerentola trascinante buona per soddisfare gli appassionati e per far conoscere l’opera lirica al grande pubblico.

Al Teatro Comunale di Treviso assistiamo ad uno spettacolo vivacissimo, La Cenerentola di Rossini che segna il debutto registico di Lorenzo Regazzo, che dai ruoli di basso, interpretati nei maggiori teatri lirici del mondo con direttori di prima fascia, si cimenta ora nell’avventura della regia.

La genesi de La Cenerentola di Rossini risale ai giorni del trionfo del Barbiere: Gioachino Rossini aveva 24 anni e aveva già ottenuto enorme successo, quando il soggetto di questa nuova opera fu scelto dal librettista Jacopo Ferretti. Ferretti elimina l’elemento surreale, vale a dire la zucca che si trasforma in carrozza, i topolini in lacchè e la scarpetta di cristallo, che in questa produzione diventano invece il tormentone della vicenda: lo stesso Regazzo è un sussiegoso maggiordomo che appare puntualmente e attraversa la scena offrendo ai cantanti, su un principesco cuscino di velluto, i due oggetti espunti dal libretto.

Come per tutte le opere di Rossini la sua esecuzione non è delle più semplici perché richiede cantanti dotati di una tecnica ancora fondamentalmente settecentesca: chiarezza di pronuncia, elasticità e agilità ed è proprio questa tecnica con “fauci leggere” e “senza spinte villane” che troviamo nella brava Chiara Amarù che interpreta il ruolo del titolo. Dotata di agilità sicura, timbro scuro e grazia nell’interpretazione, Amarù ci offre un personaggio ben delineato fin dall’accenno del suo malinconico andantino in tonalità minore, che enfatizza in un lampo le differenze caratteriali con le odiose sorelle.

A Venezia l’avevamo già recensita “cum laude” nel recente Barbiere al Teatro Malibran. Fanno da contrappunto le due sorellastre, Clorinda, Caterina Di Tonno, anch’essa ripetutamente ospite a Venezia al Teatro La Fenice; e Tisbe, Elisa Barbero: due bisbetiche indomabili, azzeccatissime entrambe nelle vesti del loro personaggio.

Completa la “famigliola” il Don Magnifico di Umberto Chiummo, espressivo e fortemente trash come le sue figlie, così come li ha voluti Lorenzo Regazzo che in questo suo debutto si nutre sì delle suggestioni fiabesche della storia, ma inserendole in un contesto attuale che dà alla narrazione un’impronta concreta, come lui stesso tiene a specificare, e ci propone dunque un Don Magnifico con abiti da Little Tony, la versione povera di Elvis, e una gestualità da borgataro.

Un po’ fragile vocalmente, il Principe Ramiro è il tenore Lu Yuan che dovrebbe incarnare la caricatura del regnante orientale sanguinario. Puntuali e corrette le interpretazione rispettivamente di Clemente Daliotti, Dandini, e Fabrizio Beggi, un Alidoro dedito al volontariato che arriva alla casa di Don Magnifico per raccogliere abiti usati. Entrambi convincono anche vocalmente.

Veramente inappuntabile il coro Voxsonus, sotto la direzione di Alessandro Toffolo, che non si limita a fare da sfondo. L’orchestra Città di Ferrara è diretta dal maestro Sergio Alapont che non riesce però ad imprimere unità tra la buca e il variopinto palcoscenico. Le luci di Roberto Gritti valorizzano le divertenti ed efficaci scene di Guia Buzzi che ha realizzato anche gli spassosi costumi, tutto coloratissimo, come nelle illustrazioni delle fiabe… Repliche al Teatro Comunale di Ferrara: da vedere.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità