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Da Sollima a Sokolov

Prosegue con successo la XXVIII stagione di musica classica del teatro Toniolo di Mestre (VE). 

Due grandi interpreti, il cui cognome comincia in entrambi per esse, Giovanni Sollima e Grigory Sokolov, hanno infiammato il pubblico, non solo mestrino, del teatro Toniolo con due ottimi concerti. Lo scorso novembre, il geniale musicista e compositore palermitano, classe 1962, ha eseguito un programma incentrato, ma non solo, a rendere omaggio a Carlo Gesualdo, principe di Venosa (1566-1613), a 400 anni dalla morte.

Un quintetto di violoncelli, diretto da Sollima, ha eseguito composizioni del periodo barocco e contemporanee. Tra le prime sono da ricordare alcuni madrigali di Gesualdo, uno dei più grandi maestri della fase romantica e finale del madrigale italiano e un innovatore capace di risultati straordinari. E ancora, una veemente ‘Gagliarda del principe di Venosa’ a 4 parti “per sonar le viole” e ‘O vos omnes’, a 5 voci (antifona, alleluia, responsorio; Sabato santo e per il 15 settembre), da ‘Sacrae Cantiones’ (1603), a dimostrazione che il maestro napoletano si cimentò con ottimi risultati anche nella musica sacra.

Con uno stile cromatico e diatonico, dissonante e consonante, lento e veloce, placido e vulcanico, la scrittura di Gesualdo sembra sfociare in una sorta di anarchia tonale, poiché il principio unitario della sua estetica è il confronto costante e l’unico elemento stabile è il continuo mutamento. Apprezzati, due pezzi originali composti da Sollima nel 2004, per uno spettacolo, ‘Caravaggio’, commissionato dal balletto Teatro di Torino.

Si tratta di un lavoro che parte dagli essenziali frammenti musicali fiamminghi riprodotti in alcuni dipinti del Caravaggio, per commentare in musica una coreografia ispirata alle sue opere e alla sua violenta e contrastata esistenza. Un concerto intenso gustato nota per nota, nel quale oltre al carisma del leader è emersa la bravura tecnica e la sensibilità di tutti gli altri musicisti: Monika Leskovar, Hannah Suhyoung Eichberg, Amedeo Cicchese, Paolo Bonomini.

Il 4 febbraio, presenza ormai familiare, amatissimo dal pubblico del Toniolo, il maestro russo Grigory Sokolov, classe 1950, ha rinnovato il suo programma di sala, proponendo, in questa nuova tournee, un recital di pezzi di un solo autore, Fryderyk Chopin (1810-1849). Nella prima parte si è ascoltata la ‘Sonata n.3 in si minore, op.58’, in 4 movimenti, scritta nel 1843, mentre per la seconda, il musicista di Leningrado ha eseguito 10 Mazurche, composte tra il 1827 e il 1849.

Ancora una volta, Sokolov ha dimostrato la sua grande perizia tecnica che gli consente di far sembrare facili anche i passaggi più intricati. Il suo Chopin non indulge a un sentimentalismo esasperato, piuttosto esprime la passione, la concezione emotiva dell’arte e i suoi legami con la musica popolare. È apparsa perciò azzeccata la scelta di eseguire una selezione di mazurche, composizioni che traggono origine da antiche danze della tradizione popolare, nelle quali Chopin esprime l’anima della Polonia, la sua terra natale da lui mai dimenticata, in ricordo delle sofferenze e della povertà dei contadini polacchi.

Come suo costume, il maestro non si è risparmiato nei bis. Quattro di Schubert – ‘Impromptu, op.90, n.2,3,4’ e Drei klavierstucke’. un’altra mazurca di Chopin. Infine, un lavoro di Aleksandr Ziloti, pianista e direttore d’orchestra russo (1863-1945), che ebbe fra i suoi allievi anche Rachmaninov: una composizione che si evolve da un preludio di J.S.Bach.

Un appunto finale rivolto a parte della platea. Non è bello e nemmeno educato, né per chi è sul palco, né per chi ascolta, vedere alzarsi tra un bis e l’altro, un numero considerevole di spettatori. È così difficile, aspettare in silenzio, che il maestro, secondo un suo comportamento consolidato negli anni, possa continuare ad andare avanti ad libitum, secondo l’ispirazione del momento?

Chi non c’era a Mestre, potrà riascoltare Sokolov nel medesimo programma il 4 aprile al teatro La Fenice di Venezia.

                  

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