• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Crotone persa nel mare dei veleni

Crotone persa nel mare dei veleni

Crotone come Bophal? Una terra dei fuochi sopra le ceneri di una grande civiltà greca prima e industriale dopo? Forse tutte e due le cose e ancora di più, perché Crotone è messa peggio di quanto lo fosse Seveso qualche anno fa.

Che sia messo maluccio il capoluogo jonico sul versante della salubrità a questo punto, dopo lo scandalo “Black Mountain” che ipotizzava l’utilizzo di scorie industriali in edilizia pubblica per scuole, asili e strade, dopo l’inchiesta delle Iene che ha descritto una Crotone ad elevatissima incidenza oncologica non dovrebbero esserci più dubbi. E laddove non esistono dubbi, non è però detto che non sussistano incertezze e che non ci siano domande da porsi.

A guardare i dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) si evince che l’incidenza dei tumori è più del 15% rispetto alla media nazionale. La causa? Le tonnellate di rifiuti come arsenico, piombo, cadmio tombati nell’area antistante il sito di Pertusola e nella discarica consortile, che ammorbano l’aria, ma anche il mare.

Eppure, nonostante la confutabilità della situazione nell’ottobre del 2013, fu annunciata la formazione di graduatorie per assumere 400 unità lavorative, reclutate nelle liste di lavoratori in mobilità, da formare in materia di scavo e recupero di aree archeologiche.

Cento milioni di euro investiti per riportare alla luce l’antica Kroton. Ma quali le aree interessate? Quell’immenso sito antistante le fabbriche che racchiude nel grembo della terra veleni mortali che stanno significando l’allungamento di una lista di morti per tumori.

Il progetto che vedrà, dopo un corso di formazione di circa tre mesi, tanti Indiana Jones muniti di piccone a scavare la terra, è stato finanziato due anni fa dal Governo il cui importo si aggira sui cento milioni di euro e rientra nei piani di finanziamento per il sud.

Ma se quella zona - come è stato fatto vedere - è inquinata, che senso ha impegnare 400 lavoratori in mobilità in deroga in una campagna scavi con una terra inquinata che sprigiona dal suo interno solo veleni? La bonifica che risale ai tempi delle calende greche non è stata ancora effettuata e se dovessimo tenere conto delle parole di Schiavone, il pentito di camorra, le bonifiche non vedranno mai la luce del sole.

Il 29 dicembre del 2013, durante un’intervista a Ruotolo, Schiavone affermava:

le bonifiche la Stato non le farà mai. I soldi verranno utilizzati per formare qualche commissione tecnica per prendere tempo e mangiarsi i quattrini. Non stateli ad ascoltare non li votate più, vi prendono in giro. La collusione tra Stato, mafia e camorra ci sarà sempre.

Parole che non lasciano scampo a nessun tipo di illusione in quanto le bonifiche costano e non si avverte nessun bisogno di risanare i territori dentro i quali anni e anni di industrializzazione selvaggia, purchè si lavorasse, non hanno tenuto conto dell’ambiente o di dove sversare rifiuti nocivi.

Fino a quando un bel giorno, andandosene le fabbriche, ci si è accorti che i pozzi erano stati avvelenati e la gente è rimasta in balia di un terribile male che non dà tregua, che uccide senza guardare in faccia nessuno.

Come se non bastasse, al danno si aggiunge la beffa. Lo dimostra il decreto legge: "Destinazione Italia” per quanto riguarda le procedure di bonifica. In quel famigerato art. 4 del decreto la trovata dell’uovo di colombo è che non vale più il principio “chi inquina paga” se i fatti che hanno causato l’inquinamento sono antecedenti al 30 aprile 2007.

Si tratta in pratica di un condono per tutte le grandi aziende come l’Eni che ha lavorato su questa terra senza curarsi minimamente dell’aspetto ambientale. È chiaro che così facendo ci sono tutti i presupposti per non rispettare nessun impegno di bonifica su territori avvelenati e poveri in termini di sviluppo.

E allora la campagna scavi per tirare fuori l’antica Kroton, come verrà attuata se la terra è avvelenata? Qui c’è qualcosa che non torna, di poco chiaro perché o si tratta di un bluff o il servizio delle Iene andato in onda su canale cinque è di una verità insindacabile e indiscutibile.

Insomma mentre si tergiversa e si portano avanti programmi campati in aria, chi sta male e lotta con il suo male, dopo il servizio mandato in onda dalle Iene, è stato accusato di aver osato mostrare una Crotone a rischio Turismo. Per farla breve, da queste parti invece di interrogarsi su una possibilità di sviluppo dell’industria turistica che per essere tale deve preservare e salvaguardare l’ambiente, si spara su chi mette in evidenza le criticità di una Crotone persa sempre di più nel mare dei veleni.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità