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Low Tone: le fotografie di Vasco Ascolini in mostra a Venezia

Dopo un primo appuntamento al teatro Comunale Giuseppe Verdi di Pordenone, è stata inaugurata giovedì 6 nella ‘Cultural Flow Zone’ della Biblioteca alle Zattere di Ca’ Foscari la mostra ‘Vasco Ascolini, Low Tone, Fotografie’, curata dal friulano Italo Zannier, uno dei padri della fotografia in Italia, infaticabile curatore di mostre importantissime sulla scena mondiale, dalla Biennale di Venezia, all’Expo di Siviglia, al Museo Guggenheim di New York.

Come hanno sottolineato la professoressa Silvia Burini, prorettore dell’Ateneo e Giovanni Lessio, dal 2011 presidente del teatro Verdi, ‘Low Tone’ è la prima iniziativa nell’ambito del progetto ‘PhotoInScena’, che il teatro pordenonese ha realizzato in associazione con l’Università Ca’ Foscari, coinvolgendo gli studenti della scuola dottorale interateneo (Ca’ Foscari, IUAV, Università di Verona) di Storia delle Arti, diretta dal professor Giuseppe Barbieri.

Il terzo collaboratore è Graphistudio, colosso mondiale dell’editoria digitale e “amico del teatro”. Il ruolo di partner tecnico è svolto da ‘Terra Ferma’, la casa editrice di Vicenza che ha voluto condividere il progetto inserendolo nel suo percorso editoriale.

In mostra sono esposte 39 fotografie, scattate dal 1979 al 1989 da Vasco Ascolini, nato a Reggio Emilia il 10 maggio 1937, fotografo di livello internazionale, specializzato in immagini di scena caratterizzate da una particolare tecnica di bianco e nero.

Come l’artista stesso ha affermato in un breve, ma significativo intervento conclusivo, dal 1972 al 1990 “quando giravano tanti soldi” egli ricoprì il ruolo di fotografo ufficiale del teatro Romolo Valli di Reggio Emilia, in un periodo in cui le più grandi compagnie teatrali della scena mondiale passavano tutte di lì.

Ascolini, rifuggendo dalle “fotografie come archiviazione di uno spettacolo”, ha invece colto l’occasione per intraprendere un confronto fra il linguaggio fotografico e quello teatrale, concentrandosi sul movimento dei corpi, sulla danza e la mimica, secondo un riferimento e un modo di fare che ha definito “la persistenza del passato o dell’antico nella fotografia o nell’arte contemporanea”.

Ascolini si è sempre documentato su che cosa andava a fotografare. Le sue foto quindi sono in grado di comunicare l’emozione di uno spettacolo. E’ il caso dell’unica di teatro Noh, il teatro classico giapponese, in cui è ritratto un attore che mantiene in maniera impeccabilmente tesa il ventaglio di scena, così da trasmettere la sensazione di sentirne la voce.

Oppure, nella calda oscurità dei toni neri, molto cari al Maestro, quella che ritrae un suonatore di Sho, il piccolo organo a bocca, dal suono potente e straniante, che fa parte dell’organico dell’orchestra di corte della musica Gagaku, arrivata antichissimamente in Giappone dalla Cina. E ancora si possono ammirare foto di Lindsay Kemp, Marcel Marceau, Caroline Carlson, i Momix, Martha Graham, interpreti unici di un linguaggio di grande tecnica e fascinazione.

Come lo stesso Angiolini racconta, in un pannello a corredo delle foto, dopo un approccio amatoriale

quando incominciai a lavorare in teatro feci ritorno molto naturalmente ai miei neri, toni che poi oggi sono diventati una magnifica ossessione. . Mi hanno seguito, diventando sempre più densi, fino ad oggi e spero possano continuare ad accompagnarmi fino alla fine del mio percorso. Ho un desiderio, quello di poter fotografare ancora per molto tempo inquietando l’immaginario di molti.

La mostra è visitabile tutti i giorni fino al 26 febbraio. Dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 24 ; il sabato dalle 9 alle 20; la domenica dalle 14 alle 24.

                    

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