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M5S: un lunedì da...Tafazzi

Alessandro Di Battista aveva esplicitamente detto a Daria Bignardi, durante la ormai nota intervista a Le Invasioni barbariche: "Camminiamo su un cornicione, non possiamo sbagliare e quando lo facciamo dobbiamo chiedere scusa".
Rocco Casalino e Claudio Messora, responsabili della comunicazione del M5S, di questo, ne sanno qualcosa. Il primo, ex concorrente della prima stagione del Grande Fratelloscrive una lettera aperta a Daria Bignardi (tra l'altro presentatrice di quella prima edizione del noto reality show) nella quale chiede alla conduttrice cosa ne pensasse se le chiedessero di come ci si sente ad essere la moglie del figlio di un assassino (riferito al marito Luca Sofri, blogger e direttore de ilpost.it e figlio di Adriano Sofri, coinvolto nell'omicidio Calabresi). Questo perché la Bignardi chiese a Dibba (Alessandro Di Battista, nda), durante l'intervista (guarda la versione integrale), cosa provasse ad avere un padre fascista, dichiarazione esternata dallo stesso padre durante la trasmissione radiofonica La Zanzara, presentata da Cruciani su Radio24. Il deputato del M5S rispose:"Io non sono mio padre". Risposta logica ed accettabile.
 
Claudio Messora, blogger di ByoBlu e responsabile della comunicazione del M5S, commenta così una dichiarazione della Presidente della Camera Laura Boldrini, in una intervista a Che tempo che fa, dopo il sondaggione di Grillo, identificando i frequentatori del suddetto blog con potenziali stupratori:
 
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In seguito si scuserà con la Presidente.
 
 
Due mosse davvero considerevoli quelle dei reponsabili della comunicazione del M5S proprio quando la partecipazione del deputato Alessandro Di Battista al programma di Daria Bignardi aveva illuminato una nuova strada della comunicazione politica del M5S. Perché il cittadino Alessandro Di Battista aveva dato prova di saperci fare, di essere realmente competente e competitivo, proprio quello che deve dimostrare il M5S a quella parte dell'elettorato più dubbioso e drogato del giornalismo deviato.
 
E invece ancora una volta, attraverso due mosse disgraziate (coordinate e intenzionali?) la comunicazione del M5S ha toppato ancora una volta. La domanda della Bignardi sul padre fascista di Di Battista era legittima, anche per il tono del contesto della trasmissione: una domanda inutile ma che ci stava.. Inoltre, Di Battista si è "difeso" in modo egregio.
 
Le esternazioni della Boldrini invece, lasciano il tempo che trovano proprio perché i più attenti hanno capito di che pasta sia fatta "l'amazzone strabica delle donne": l'anti-Ba(l)rilla Boldrini non si accorge del rovescio propinato dal questore Dambrosio (Pd) ai danni della Lupo (M5S) intenta a salire sugli scranni del governo, durante il marasma su Bankitalia e la "ghigliottina" della Boldrini del 29 gennaio. 
 
Alessandro Di Battista era stato chiaro a proposito di eventuali passi falsi che il M5S non può permettersi di compiere. Come risposta, due personaggi della comunicazione del movimento hanno fatto l'esatto opposto. I toni aggressivi in politica ci stanno nella misura in cui non ci si abbassi allo stesso livello dell'avversario politico, del giornalista sordo e cieco o del rappresentante delle istituzioni macchiavellico. E questa volta il M5S, con queste due "porcate", l'ha fatto: si è abbassato a quel livello da pollaio che tutti loro hanno da sempre odiato. Il M5S oggi si è dato la zappa sui piedi. Nuovi Tafazzi avanzano? Ci si augura di no.
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