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 Home page > Tribuna Libera > I valori politici della sinistra democratica: cercasi eredi

I valori politici della sinistra democratica: cercasi eredi

Credo di non dire nulla di nuovo, nell’affermare che da anni i valori politici della sinistra non sono più rappresentati da nessun partito presente nelle sedi istituzionali e non avverto nessuna difficoltà nell’asserire, che di converso le politiche del centro destra e dei vari movimenti populisti o qualunquisti sono quelli che maggiormente sono diffusi in Italia.

Ai margini troviamo nostalgici neofascisti o comunisti che rivitalizzando vecchi schemi ideologici, che storicamente hanno prodotto solo tragedie, cercano di riproporre soluzioni, alle nostre crisi sistematiche, con programmi liberticidi e, in ogni qual caso, con prospettive peggiori rispetto alle crisi in atto… insomma dalla “padella alla brace”!

Ma quali sono questi valori della sinistra democratica che si sono eclissati nelle politiche degli stessi partiti che ancora si presentano con etichette di sinistra, mentre incoerentemente hanno programmi di centro-destra e hanno appoggiato soluzioni tipicamente neoliberiste e ideologicamente estranee alla finalità dei movimenti dell’autentica democrazia sociale?

La sinistra democratica, cioè quella che ha proposto storicamente la realizzazione dell’uguaglianza sociale, al di là di quella formale proposta dalle costituzioni di matrice liberale, prevede essenzialmente due condizioni inscindibili: a) la costruzione di strumenti che di fatto consentono la creazione dei mezzi di gestione e di controllo del potere politico da parte del popolo “sovrano”; b) la realizzazione di programmi che di fatto riducono “la forbice” tra coloro che sono molto ricchi e quelli molto poveri e, in ogni qual caso, consentono a tutti i componenti della società di poter usufruire dei servizi essenziali, dell’assistenza e dei beni fondamentali tipici di ogni uomo della civiltà occidentale, che dovrebbero salvaguardare la dignità umana in ogni momento dell’esistenza.

Invece anche Renzi e a buona parte del PD avvallano le scelte del centro-destra: anche il “signorino toscano” e i suoi soci non disdegnano di sistemare i propri “fedelissimi” nei micro collegi elettorali per garantirsi successo e governo, rafforzando sicuramente quelle 4 o 5 lobby che nominano i “loro portaborse” in Parlamento.

Un partito veramente progressista, in senso democratico, ha l’obbligo di lottare contro la “partitocrazia”, che ha il suo leader in Berlusconi e contestualmente in tutti i suoi “imitatori”, affinché il popolo sovrano possa effettivamente scegliere e condizionare le politiche sociali, sostenendo le categorie più deboli della Nazione.

Purtroppo in tutto il centro-destra la struttura portante ideologica è sempre quella che sostiene gli interessi delle ristrette lobby, che essenzialmente vogliono continuare ad imporre all’intera società civile le loro scelte, i loro interessi, il loro potere: per questo in relazione alla legge elettorale stendono veti e puntano i piedi quando si tratta di riconoscere al popolo “sovrano” il diritto di scegliersi i candidati, di legarli al controllo degli elettori, di attuare il sistema più opportuno affinché sia il voto popolare a scegliere il governo del Paese, eliminando l’ennesima “legge truffa” alias premi di maggioranza che regalano oltre al 20% dei seggi elettorali!

Queste tipologie di leggi elettorali furono inaugurate da Mussolini nel novembre del 1923 con la famosa legge “Acerbo”. Allora, un certo deputato Matteotti, dai banchi della sinistra, dopo l’elezione farsa dell’aprile del 1924, seppe pubblicamente denunciare il duce! Oggi da una ben diversa sinistra si stringono alleanze proprio su una legge elettorale simile. Che pena e che vergogna per gli Italiani di quell’area politica!

Ma non è solo una questione di “legge elettorale”: buona parte della sinistra parlamentare ha gravi colpe anche sulle scelte neoliberiste, quando ha avvallato le cosiddette privatizzazioni, cioè aziende pubbliche passate sotto il controllo dei privati; la vera sinistra, invece, ha sempre sostenuto la gestione pubblica di tutte quelle strutture che di fatto creano lo “stato sociale”.

Con le privatizzazioni si incrementa solo il capitale privato con le finanziarie che le sostengono, a danno dei ceti più deboli che vedono ridursi quello “stato sociale” che è a garanzia di quel minimo di benessere sociale per tutti.

In ultimo, ricordiamo la nascita della moneta unica precipitosamente sostenuta da Prodi del PD, senza contrattare adeguatamente il nostro ingresso nella zona euro e soprattutto cedendo il controllo e il potere di stampare banconote alla Banca europea asservita al finanzcapitalismo mondiale, cioè al peggior nemico dei ceti più deboli dell’intero pianeta. 

Se questi sono i difensori dei ceti disagiati, se questa sinistra continua da sola o con certi alleati del centro-destra a sostenere politiche neoliberali come hanno insegnato la Thatcher e Reagan a fine Novecento, veramente c’è da esclamare: cercasi una vera sinistra socialdemocratica capace di combattere per l’attuazione della democrazia e in opposizione di quel becero capitalismo finanziario affamatore di popoli e di nazioni, vera latrina dell’umanità.

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