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A lezione da Primo Levi

Il ricordo dell’Olocausto: da chiaro monito a losco affare.

27 gennaio, Giornata della Memoria. Sottoposto al fuoco di fila incessante sferrato da ogni schermo e altoparlante fruibile, distolgo per un attimo lo sguardo dal bianco-celeste dell’unica bandiera che oggi sembra aver diritto a sventolare e ritrovo Primo Levi.

Ascolto le sue parole:

Devo dire che l’esperienza di Auschwitz è stata tale per me da spazzare qualsiasi residuo di educazione religiosa che pure avevo avuto. C’è Auschwitz. Quindi non può esserci Dio. Non trovo soluzione al dilemma. La cerco ma non la trovo…

Rimango folgorato, sono parole che mi fanno riflettere, anche grazie al fatto che ho un’età sufficiente a ricordare come negli ultimi trent’anni si sia evoluto, diciamo meglio, sia cambiato il modo di ricordare l’Olocausto, nel segno di un'iperbole quantitativa che la qualità non segue. Anzi.

Rifletto, dunque, sulla professione di ateismo di Levi e non posso non derivarne che sarà questo il motivo per il quale fino a quando era Primo Levi a rappresentare il portabandiera degli orrori dell'Olocausto (e lo è stato fino ai miei vent’anni) non esisteva l'ossessione strumentale e tristemente (e palesemente) politica che se ne fa adesso.

Dichiarandosi ateo, il grande Levi sarà di certo stato inviso alle lobbies religiose ebraiche che sono oggi il principale sostegno dello stato di Israele e della sua politica aggressiva e arrogante favorita dagli USA. Le stesse lobbies che oggi spingono verso questo martellamento mediatico che cattura la sensibilità delle masse con immagini strazianti per agevolare, grazie all’inevitabile e sacrosanto sentimento di pietà verso i morti e al richiamo del monito ai vivi, lo sporco lavoro dei potenti.

Tutto serve, anche gli orrori. E tutto mi è improvvisamente più chiaro, mentre il mio senso di schifo raggiunge vette ineguagliate. Sarò pure impopolare, ma quando vedo un ricordo doveroso e necessario, fatto oggetto di martellamento mediatico compulsivo, quando percepisco che l'orrore di ciò che nessuno potrà mai negare è stato asservito a sporche logiche di marketing per il ritorno godutone dai mezzi di comunicazione di massa; ma soprattutto di bieca politica volta a garantire la sopravvivenza di Israele e delle sue illogicità, io, nel dubbio, mi dissocio e rileggo Primo Levi.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.91) 11 febbraio 2014 23:39

    Mi congratulo per il coraggio che ha avuto nel presentare in modo diretto un disagio che, credo, è avvertito da molti ma di cui quasi nessuno parla. 
    L’accusa di antisemitismo è infatti sempre incombente nei confronti di chi tratta certe questioni senza seguire i canoni comunicativi tollerati, cioé quelli che portano a parlare di nulla. E l’accusa di antisemitismo non è leggera: esplicita o soltanto allusa, se riferita alla Shoah vale come accusa di complicità morale nello Sterminio nazista. Per quanto mi riguarda nulla è più infamante.

    Voglio solo aggiungere qualcosa in merito ad alcune questioni.
    Lasci alle psyop "sioniste" gli allarmi sull’esistenza di Israele: l’esistenza di Israele non corre alcun pericolo e nessuno ne mette in dubbio il diritto all’esistenza, nemmeno il mondo arabo islamico, salvo alcune frange del tutto marginali. 

    Al proposito ricordo che nel 2002 (ormai dodici anni orsono) la Lega Araba, cioé la quasi totalità degli stati arabi, propose una Iniziativa di Pace che prevedeva il riconoscimento di Israele in cambio della pace. Iniziativa totalmente ignorata dalla Cupola "sionista", ovviamente.

    Se Israele corre dei rischi è proprio a causa del movimento ultranazionalista che si fa chiamare "sionismo" e delle politiche che gli impone. Politiche che coltivano da quasi mezzo secolo l’odio di qualche centinaio di milioni di arabo islamici e che hanno fatto crescere al suo interno, e all’interno della Diaspora, le forze più reazionarie e retrive. Se l’esistenza di Israele corre un rischio è quello di disgustare sempre più con le sue azioni la coscienza dell’opinione pubblica mondiale e degli stessi ebrei.

    Quanto alla Giornata della Memoria non la si può lasciare al movimento "sionista", che vi ha piantato le bandiere dell’integralismo nazionalista e ne ha fatto uno strumento di promozione ideologica e politica. 

    Per rispetto delle vittime innanzitutto, di tutte le vittime, che erano esseri umani prima di essere ogni altra cosa. Ed è in quanto erano esseri umani che i crimini commessi su di loro sono crimini contro l’Umanità. Ed è per questo che la Comunità Internazionale ha creato le sue Istituzioni e il suo Diritto, che ha solennemente affermato e codificato i diritti fondamentali dell’Umanità, che ha giurato a se stessa che mai più sarebbe stato consentito che degli esseri umani subissero un destino simile al loro. 

    Abbandonare la Memoria dello Sterminio nazista solo perché qualcuno la rivendica come sua esclusiva significa abbandonare la ragion d’essere dell’ONU, del Diritto Internazionale, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

    Significa fare un favore a quelli che contestano il diritto dell’ONU a stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato in base alle norme del Diritto, a quelli che brigano per vanificarne le risoluzioni. Che poi sono gli stessi che piantano le loro bandiere sulla Giornata della Memoria, chiudendo il cerchio.

    Dunque fa bene ad onorare Primo Levi: un uomo.

    « Considerate se questo è un uomo
    Che lavora nel fango
    Che non conosce pace
    Che lotta per mezzo pane
    Che muore per un sì o per un no. »

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