Marocco, abolita la norma sul “matrimonio riparatore”: ora chi stupra va in carcere
“Un passo avanti”, così lo hanno definito le organizzazioni per i diritti umani. Ma ci sono voluti il suicidio di Amina Filali e due anni di estenuanti dibattiti parlamentari. E anche ora che è stata eliminata la norma salva-stupratori, resta da fare molto altro.
Il codice penale contiene ancora diverse disposizioni inadeguate ad affrontare la violenza sessuale. In generale, la violenza sessuale è ancora inquadrata nel contesto dei reati contro la “decenza” e l’“onore” piuttosto che tra i reati contro la persona e in una strategia focalizzata sul diritto alla protezione, alla giustizia e alla riabilitazione.
L’articolo 486, sulla definizione di stupro, non tiene conto del fatto che questo può avere luogo anche in circostanze coercitive che non necessariamente includano la violenza fisica e che può verificarsi anche all’interno del matrimonio.
La durata della pena per chi compie uno stupro continua a essere posta in relazione alla verginità o meno della vittima (articolo 488).
Le persone che intendono denunciare uno stupro sono ancora frenate dagli articoli 489, 490 e 491, che criminalizzano le relazioni extramatrimoniali e quelle tra persone del medesimo sesso.
All’indomani del voto in Marocco, Amnesty International ha auspicato che anche Algeria e Tunisia avviino modifiche alle leggi e attuino strategie complessive per proteggere le donne e le ragazze dalla violenza sessuale.
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