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Verso la professione di Manager, quello che non si impara nelle business school

Divenire manager, dirigere un’azienda, o un‘area di essa, ha sempre rappresentato l’obiettivo di una carriera di lavoro. In essa, la gratificazione della propria immagine ed i risvolti economici conseguenti.

 
Abbiamo però l’evidenza di una casistica, connessa a tale promozione, che ci mostra quanto siano diverse le motivazioni di questa scelta.
 
Tra i tanti manager possiamo scoprire che ad una parte di essi è stata così riconosciuta la fedeltà all’azienda, ad altri l’anzianità di servizio, ad altri ancora la competenza tecnica nel proprio lavoro, per non parlare di quelli con affinità di parentela con la proprietà, per arrivare alla identificazione della qualifica con il ruolo aziendale.
 
Sarebbe lungo, anche se interessante, entrare nel merito di queste situazioni, che ci narrerebbero un po’ la storia delle aziende italiane, con la predominanza delle PMI, e del modo con cui si sono sviluppate con questa classe manageriale così culturalmente diversa e disomogenea nella formazione. Rivolgendo lo sguardo al passato, certamente il numero di coloro che si sono “fatti da sé” è molto grande anche se eroso, negli ultimi due decenni, da quello crescente dei manager formati dapprima a livello universitario e poi specializzati da master, in Italia e U.S.A.
 
Ma la professione di manager è un mestiere che non si finisce mai di imparare. La complessità della gestione delle risorse si è fatta man mano sempre più complessa, sia che si tratti del capitale umano, sia dei mezzi tecnici, sia di quelli finanziari. Senza voler nulla togliere ai manager degli anni Sessanta che hanno sviluppato le loro aziende ma in un periodo di costante crescita dei bisogni, bisogna riconoscere che oramai le problematiche gestionali di tutte le aziende, grandi o piccole che siano, si sono uniformate nella complessità imposta dalle normative, dal cambiamento sociale e dalla crescita competitiva.
 
Da qui la necessità di dover assolvere il proprio ruolo di manager con sempre maggiore professionalità e quindi con una adeguata formazione.
 
Qui sta il problema, perché riceverla in ambito scolastico nelle scuole superiori o nel triennio universitario è oggi impensabile, parzialmente possibile in quello universitario nei corsi di cinque anni, accettabile nei master di specializzazione.
 
Ovviamente è indispensabile la formazione sul campo ma solo le grandi aziende ed alcune illuminate PMI si adoperano per far crescere professionalmente i propri collaboratori, per disporre domani di un avvicendamento manageriale qualificato.
Serve esperienza da trasmettere, tempo da dedicare e lungimiranza.
 
Tullio Miscoria e Vincenzo Patti si sono posti, con il libro “Da domani sarò un “nuovo” manager”, edito da CSE, e con i loro precedenti saggi, nel ruolo di tutor e coach mettendo a disposizione di tutti la propria esperienza di manager attenti e preparati in un mondo aziendale in continuo cambiamento. Viene così proposto un equilibrato compendio delle prospettive e dei problemi afferenti il ruolo di manager nelle tante aziende italiane. L’acutezza nell’individuazione delle situazioni rappresentate e delle osservazioni ad esse inerenti saranno di grande aiuto al lettore, poiché ambientate in un contesto assolutamente realistico e frutto di tante esperienze vissute. Originale ed efficace è stato il metodo di rappresentarle attraverso una serie di casi concreti che rendono facile ed immediata tanto la lettura quanto la comprensione.
 
In essi ho potuto rivivere la mia esperienza trentennale di manager e riconoscermi in tante situazioni ma non sempre nelle soluzioni proposte. Infatti la velocità con cui avvengono importanti cambiamenti sul mercato mondiale, e di riflesso nelle aziende, è tale da richiedere un continuo aggiornamento formativo. Ho molto apprezzato quello degli autori, che con semplicità e simpatia affrontano le situazioni, le analizzano e le ripropongono all’intelligenza del lettore.
 
Penso che possa essere una buona palestra per i giovani colleghi manager e un ottimo spunto di riflessione per i senior che hanno cominciato a rendersi conto che non tutti possono essere “certificati di diritto come manager per tutte le stagioni dell’impresa”!
 

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