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“Una legge contro il Burqa per la dignità della donna”. La sinistra pro-valori occidentali

Il deputato comunista André Gerin, Sindaco del comune di Venissieux nella prima cintura della seconda città di Francia ha lanciato l’allarme: “ Sono in gioco i valori repubblicani”

Venissieux è una cittadina della prima cintura orientale di Lione, la seconda città di Francia. Luogo di lavoro duro, negli anni ha visto aumentare a dismisura la propria popolazione grazie al richiamo delle molte industrie che qui si sono insediate anche grazie alla vicinanza alle maggiori arterie autostradali del paese. Dal dopoguerra ad oggi qui sono stati costruiti immensi rioni di abitazioni popolari in gran parte oggi abitate da immigrati extra-comunitari e francesi originari del Maghreb. Da sempre l’orientamento politico della piazza volge lo sguardo a sinistra, quella dura, comunista. Attualmente il sindaco della città, è anche, contemporaneamente, deputato (uno dei pochi sopravissuti al tracollo comunista in tutt’Europa) all’Assemblea Nazionale di Parigi. Il suo nome è André Gerin. Da qualche giorno tutta la Francia ne parla giacché convintamente sta portando avanti con ostinazione la sua battaglia per il varo di una legge che vieti alle donne di origine musulmana l’uso del burqa o del niqab, i due veli islamici che coprono integralmente, nel primo caso, il corpo femminile oppure ne lasciano intravedere solamente gli occhi, nel secondo. La sinistra in Francia, ed in questo è convintamene supportata dal centro-destra gaullista e fedele al Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, sta conducendo, a differenza dei sui compagni politici italiani, una serrata campagna per la laicizzazione della donna immigrata, soprattutto islamica, secondo i criteri occidentali e repubblicani.



Il fatto è che da quasi un decennio tra i tantissimi immigrati, la gran parte è magrebina ed è in possesso della cittadinanza francese, serpeggia il mostro del fanatismo religioso. L’Islam radicale tra questi diseredati sta mietendo sempre più proseliti, specialmente dopo l’undici settembre e l’attacco agli Stati Uniti che in queste contrade è stato festeggiato come una grande vittoria militare. Per le strade dei comuni industriali della metropoli lionese quali appunto Venissieux o la vicina Toussieax ormai però le immigrate, anche di seconda generazione, di confessione islamica usano, per la maggior parte, girare con il burqa od il niqab. Tutto ciò è inaccettabile in un paese che ha trasmesso a tutt’Europa i valori repubblicani e laici. E’ in serio pericolo la politica francese dell’assimilazione cioè quella pratica repubblicana secondo cui l’immigrato in Francia, al momento di diventarne cittadino, dovrà sposare appieno i principi occidentali. In caso contrario lo si pregherà di accomodarsi altrove. Con il diffondersi del fanatismo musulmano a livello planetario la politica dell’assimilazione è entrata in crisi anche se è stata sinora l’unica efficace per garantire la piena integrazione tra autoctoni ed immigrati. Assimilazione come unico modo per evitare l’instaurazione nelle nostre contrade della tanto temuta Eurabia, dunque. Questo ha pensato il sindaco Gerin incassando immediatamente la solidarietà di altri 58 deputati in buona parte iscritti all’Ump, il partito gaullista del Presidente Sarkozy. Al suo fianco il politico comunista ha trovato il Ministro dell’Educazione Xavier Darcos mentre il Ministro dell’Immigrazione e dell’Identità nazionale Eric Besson ha dichiarato, mostrandosi scettico verso l’iniziativa di Gerin, che “la regola in Francia è dire che nelle strade ognuno è libero”. Lunedì il presidente Sarkozy, immigrato di terza generazione - è ungherese d’origine -, perfettamente integrato, pardon assimilato, si pronuncerà in merito. Gerin aspetta fiducioso e chiosa: “Pretendere dagli immigrati di vivere secondo i principi repubblicani e laici è anche e soprattutto un valido antidoto contro la diffusione dell’intolleranza e della xenofobia tra i francesi autoctoni che così non si sentirebbero più accerchiati”.

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