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Un’economia che sale o che scende?

Quali sono i dati reali che provengono dalle ultime statistiche? L’Europa si sta riprendendo? L’economia dei 27 Paesi dell’Unione Europea mostra, dopo tanti mesi, una crescita timida. Ma è un segnale di ripresa troppo debole per esultare, e soprattutto non definitivo. Altri dati ci indicano infatti i rischi di questa crescita.

La disoccupazione, per quanto stabile, è molto alta, raggiunge infatti il 9.7% in Europa. Ma il dato non prende in considerazione chi si appoggia sugli ammortizzatori sociali e preferisce non cercare neppure lavoro. La percentuale, quindi, può considerarsi anche maggiore.
 
Secondo, l’inflazione, che pur cominciando a risalire rimane sempre molto bassa. Nei mesi scorsi era addirittura arrivata al negativo (-0.1%) facendo temere per un rischio di deflazione dovuto al cosiddetto quantitative easing, ovvero l’immissione forzata di liquidità nel sistema economico, che già presenta tassi molto bassi. Questo rischio non è stato ancora scongiurato, ma i dati di questo mese indicano un’inflazione del +0.4%. E’ una notizia positiva, perché se i prezzi salgono, significa che è ritornato ad esserci un minimo di mercato.
 
Terzo, il riempimento dei magazzini. Dopo la caduta dei consumi, le industrie hanno tagliato la produzione e fatto fluire, gradualmente, le merci al di fuori per essere consumate. In questi mesi, con la fine dell’estate, pur non avendo produzione, le aziende hanno dovuto riempire di nuovo i magazzini. Questo ha creato un finto rimbalzo dell’economia con anche chi profetizzava la fine della crisi.
 
Nuovi dati dall’Eurostat ci indicano che il prodotto interno lordo dell’Europa ha riniziato a crescere, salendo di 0.4 punti percentuale nella zona dell’Euro e di 0.3 nell’Europa dei 27, nel terzo quadrimestre del 2009. Nel secondo quadrimestre, l’oscillazione era negativa, raggiungendo il -0.3% nei 27 Paesi dell’Unione Europea.
 
Andando a guardare più nel dettaglio, si capisce però che la piccola ripresa registrata si riscontra per quanto riguarda il commercio e non i consumi.
 
Le esportazioni così come le importazioni sono aumentate in tutti i paesi europei. Ma il grado di spesa dei consumatori ha subito una flessione negativa di 0.2%, addirittura peggiore del secondo quadrimestre, in cui era praticamente invariata rispetto ai periodi precedenti.
 
Inoltre, gli investimenti sono caduti ancora dello 0.4% sono nella zona Euro, dopo una registrazione di -1.7% nel precedente periodo, per non parlare del -2.5% nell’Europa a 27.
 
Cosa significa? Che le aziende stanno riuscendo, anche a causa dei prezzi rimasti contenuti nonostante l’apprezzarsi dell’Euro, a vendere fuori dal continente e ad importare, ma non riescono a vendere proprio nei nostri paesi. Ovvero, alcune aziende hanno ricominciato a guadagnare, ma la gente è sempre più povera. Inoltre, è cominciata una tendenza al risparmio, dopo che la fiducia nelle banche e negli investimenti, anche immobiliari, è svanita a causa della crisi.
 
A conferma di ciò, altri dati provenienti dall’Eurostat: come sta andando il commercio al dettaglio, ovvero quanto vendono i negozi e i centri commerciali.
 
Nell’Europa dei 27 il dato è in salita, con una crescita dello 0.3%, mentre nella zona Euro la variazione rimane pari a 0.
 
I paesi che sono cresciuti di più in questo campo nell’arco di un anno sono il Belgio, la Svezia e la Polonia, mentre quelli in cui le vendite sono crollate sono i tre paesi baltici, Lettonia(-29%), Lituania (-25%) ed Estonia (-19%). Si conferma l’opinione per cui la loro crescita è stata gonfiata, allo stesso modo dell’Islanda anche se in maniera meno drammatica, dal credito facile e dal mercato immobiliare. In generale, però, mentre il commercio al dettaglio andava aumentando regolarmente in Europa fino al primo quadrimestre 2008, da allora è cominciato un trend negativo difficile da contrastare.
 
L’Italia, non è da meno, è passata da una stabilità a maggio a valori tra -0.1% e -0.3%. Le famiglie italiane spendono poco e sempre di meno.

 

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