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Troppi particolarismi rischiano di limitare lo sviluppo della UE

 

La ripresa del terrorismo basco riapre una questione sentita in molti dei paesi che compongono l’Unione Europea, ovvero la volontà spesso estrema, di alcune regioni o territori di separarsi politicamente dalla nazione di cui fanno parte.

Ora queste rivendicazioni appaiono perlomeno anacronistiche in un contesto di integrazione tra stati, abbattimento delle barriere (libertà di movimento) e di allargamento della cittadinanza, che stanno trasformando il volto dell’Europa.

La questione è comunque complessa e diffusa e dovrà essere risolta prima che indebolisca il necessario processo di sviluppo e potenziamento della UE; un’Unione frammentata e incerta non potrà mai divenire un valido interlocutore per i grandi della Terra.

Se rimane legittimo il desiderio di salvaguardia delle diversità culturali che caratterizzano i vari “popoli” che compongono una Nazione, per questo basti pensare alle differenze che ci sono in Italia tra una regione e l’altra per farsi un’idea del multiforme insieme di tradizioni e culture che compongono l’Europa, non è però ammissibile che gruppi armati compiano attentati terroristici per rivendicare il presunto diritto a separarsi e divenire autonomi. Anche perché spesso non rappresentano neanche il volere effettivo dei popoli di cui si fanno paladini.

A tal proposito la vecchia e dura lotta dell’ IRA, acronimo di Irish Republican Army, e della stessa ETA, Euskadi Ta Askatasuna, rappresentano i più conosciuti movimenti armati per l’indipendentismo. Le atrocità che sono avvenute nei periodi di massima attività di questi gruppi dovrebbero essere sufficienti a far capire quanto la lotta armata, soprattutto in un contesto di libertà riconosciute alle minoranze come nell’attuale UE, sia inadeguata ed addirittura deleteria.

Urge che la UE prenda posizione sulla questione, magari prevedendo l’allargamento di alcune autonomie locali, ma la questione deve essere regolamentata e gestita a livello centrale in modo che la salvaguardia delle diversità culturali sia rispettata mentre i pretestuosi particolarismi vengano stroncati sul nascere. 

Chiaramente è indispensabile una strategia comune e condivisa volta a sradicare qualsiasi forma di terrorismo indipendentista La cooperazione ed il confronto, anche aspro se necessario, sono “armi” più che sufficienti.

Commenti all'articolo

  • Di illupodeicieli.leonardo.it (---.---.---.142) 31 luglio 2009 23:41

    I mezzi violenti valgono solo quando sono riferiti alla storia passata o magari ,come è accaduto di recente, si vuole esportare la democrazia. Non amo la violenza o la lotta armata, ma ogni volta che accade qualcosa di violento fuori dall’Europa ,se torna comodo a qualcuno, ecco che "bisogna capire le ragioni", magari se si tratta di Tibet, Cecenia, ma non in Sri Lanka o in Palestina. Mi sembra che usare due pesi e due misure non sia logico ma concordo che sia funzionale:dopotutto il cinismo è pratico.

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