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Thiopental, da veterinari che sopprimono animali a detenuti condannati a morte

 

Il Thiopental sodium è un potente anestetico che usano i veterinari per sopprimere gli animali, ma che da qualche tempo è usato negli Stati Uniti per condannare a morte i detenuti investiti di tale pena.
 
Il primo detenuto al quale è stata fatta l’iniezione mortale, Kennet Biros, 52 anni di razza bianca, che nel 1990 violentò una ragazza di 22 anni e la fece a pezzi. L’uomo è morto dopo 42 minuti dall’entrata nella camera di morte del carcere di Lucasville nell’Ohio. Biros è il primo uomo giustiziato nella storia americana con l’iniezione del Thiopental. 
 
La notizia riportata a carattere cubitale sui siti web del New York Times e il Washington Post evidenzia così un metodo nuovo ed efficace secondo la giustizia statunitense che ha deciso di accantonare l’iniezione letale, il tradizionale cocktail di tre veleni in uso in trentasei Stati. Non in tutti gli Stati della federazione americana, infatti, si applica la pena di morte: in alcuni è stata abolita, oppure la sua esecuzione è stata sospesa.
 
La pena di morte è comunque prevista per reati federali e militari, anche per cittadini di Stati dell’Unione in cui la pena di morte non è prevista per reati non federali. Va detto, però, che gli Stati Uniti si collocano in controtendenza rispetto all’indirizzo abolizionista ormai prevalente a livello internazionale, testimoniato dalla Moratoria universale della pena di morte sostenuta dall’ONU.
 
Ugualmente la pena di morte appare come una contraddizione interna al sistema penale americano, dovuta alla permanenza dello scontro tra una cultura fortemente garantista ed ancorata ai principi del giusto processo ed una cultura che risale all’ideologia della pena di morte come sanzione estrema, confermata dalle ultime sentenza della Corte Suprema federale.
 
Questione, peraltro, di ampio raggio che porta alla mente antichi testi giuridici, come il codice di Hammurabi e la Bibbia, che puniva con la pena di morte più di 30 differenti crimini, dall’omicidio alla fornicazione in forme diverse, la pena di morte è stata dunque una costante della maggior parte degli ordinamenti giuridici a partire dall’antichità sin verso la fine del XVIII secolo, quando cominciarono a essere numerosi e importanti gli sforzi per combatterla e per favorirne l’abolizione.
 
La più famosa denuncia dell’ingiustizia della pena di morte si deve al giurista italiano Cesare Beccaria che nell’opera Dei delitti e delle pene (1764), sostenendone l’inefficacia come mezzo di prevenzione del crimine e sottolineando la possibilità dell’errore giudiziario, ne propose l’abolizione.

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