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Tartaglia, il Premier e la missione del giornalismo

Se siete abituati a leggere le notizie su internet, i quotidiani e i settimanali spesso vi sembreranno non tenere il passo. Negli Stati Uniti diversi quotidiani hanno chiuso o sono in difficoltà a causa della concorrenza dei siti web che offrono notizie gratuite. Qualcuno è giunto al punto di chiedersi se “il giornalismo è morto?”.
 
In primo luogo è bene distinguere mezzo di comunicazione e messaggio comunicato. Alcuni mezzi di comunicazione possono venire rimpiazzati da altri oppure semplicemente trasformarsi. E’ probabile che i giornali on line cresceranno per numero e per lettori e che gradualmente, in modo simmetrico i giornali cartacei si ridurranno. Questo fenomeno non ha alcun impatto sul giornalismo, si tratta semplicemente di una modifica nella modalità con cui viene veicolato. Una distorsione temporanea deriva dal fatto che molti dei contenuti su internet sono, per il momento, gratuiti. Questo aspetto accelera la diminuzione dei lettori “su carta” e l’aumento di quelli on line; ma il processo era già inesorabilmente in atto per via della maggiore facilità di navigazione web dei telefoni cellulari di ultima generazione.
 
La missione del giornalismo, non è tuttavia il semplice racconto delle notizie, per il quale basterebbe la manciata di caratteri di Twitter. Essa consiste, piuttosto, nel criticare, sollevare dubbi e, talvolta, spiegare gli avvenimenti, chiarirne le dinamiche a chi non possiede dettagliate conoscenze specifiche: oggi nessuno potrebbe averne di sufficienti in tutti i campi e, visto il costante bombardamento mediatico di messaggi, spesso imprecisi e fuorvianti, è più che mai necessario che qualcuno esponga ed analizzi i fatti in modo serio e responsabile.
 
Un esempio significativo può essere il recente caso dell’aggressione subita dal Presidente del Consiglio. La notizia è stata oggetto di un elevato “rumore” mediatico, di varie strumentalizzazioni e letture ad hoc, oltre a generare una serie di notizie “derivate” in merito a come la notizia principale è stata accolta su Facebook etc. Non sono ovviamente mancate le prove di buon senso e giornalismo “sano”, ma nel rumore di fondo diventa quasi difficile andarle a trovare e non tutti ne hanno sicuramente il tempo. Da menzionare, uno per tutti, Ilvo Diamanti che su Repubblica.it ci fornisce un’analisi equilibrata ed efficace mettendo a fuoco il concetto spesso abusato di “senso comune”. Come in altri articoli, Diamanti ci spiega che numeri e statistiche, anche attendibili possono essere esposti in modo fuorviante.
 
Se dico che il signor X è appoggiato dal 55% degli italiani e che il consenso su di lui è in crescita del 5 o 6% do l’impressione di parlare di uno che ha dalla sua parte una buona maggioranza dei cittadini e si trova in un trend positivo. Questo se presento il dato in modo isolato. Diversa è l’impressione se aggiungo che lo stesso indice dà 84% per il capo dello Stato, 68% per il presidente della camera e 54% per il capo dell’opposizione. Ancora diversa se chiarisco che solo il 25% dei cittadini è disposto a tollerare una sospensione dei processi e leggi ad personam, e che questo numero sale al solo 48% (quindi meno della metà) con riferimento agli elettori del suo partito. Se dico così sembra che il signor X non abbia esattamente la maggioranza dei cittadini a sostenere le proprie posizioni individuali. Notizie e statistiche attendibili cambiano sfumatura in base a come li presentiamo.
 
Agoravox è la dimostrazione che il giornalismo non solo è vivo e vegeto, ma può anche assumere nuove forme, rese possibili proprio dai mezzi di comunicazione come internet. L’overdose di informazioni a cui siamo costantemente sottoposti, talvolta anche poste in modo fuorviante, rende più che mai indispensabile un giornalismo responsabile e lo stato di salute di quest’ultimo dipende da come ci comportiamo, sia come consumatori di notizie sulle testate a pagamento che come autori su questo giornale partecipativo.
 

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