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Suicidio per una Mela

Sun Danyong, 25 anni, si è suicidato alle 3.30 del mattino di giovedì 16 luglio saltando dal tetto del dormitorio aziendale.

All’inizio i media avevano riportato che l’impiegato 25enne - da poco laureato in economia ed assunto nel 2008 dal colosso cinese dell’elettronica, Foxconn - si era lanciato dal balcone del proprio appartamento, che era stato appena perquisito dalla security aziendale.

Il fatto che per il suo gesto abbia invece scelto proprio il luogo di lavoro, aggiunge una forte componente simbolica all’intera vicenda.

Sun era impiegato nel maggiore stabilimento della compagnia, quello di Longhua, un sobborgo di Shenzhen, nella provincia del Guangdong (Cina meridionale). E’ una vera e propria cittadella industriale dove lavorano 270mila persone.

Lui aveva in carico uno stock di 16 prototipi del nuovo iPhone 4G, non ancora in commercio. La Foxconn li produce per la Apple, erano appena usciti dalla catena di montaggio e il giovane dipendente doveva spedirli alla casa madre di Cupertino.

Ne ha perso uno. Ora si apprende che un’indagine interna della compagnia l’aveva preso di mira nei giorni immediatamente precedenti il suicidio: perquisizioni, limitazione della libertà personale e abusi fisici. Sun aveva raccontato tutto ciò in una chat con gli amici.



La Foxconn ha immediatamente sospeso il responsabile della sicurezza, tale “Gu“, si è scusata con la famiglia di Sun e si è detta disponibile ad accollarsi le spese del funerale.

La Apple ha buon gioco a scaricare ogni responsabilità sul fornitore cinese. Una laconica nota di Cupertino recita:
“Siamo addolorati per la morte di un giovane impiegato e attendiamo i risultati dell’indagine… chiediamo ai nostri fornitori di trattare i lavoratori con dignità e rispetto“.

Ma se per la divisione cinese del colosso taiwanese Hon Hai si tratta di una dèbacle terribile sul piano dell’immagine, la vicenda pone diversi problemi anche a Cupertino e a tutte le major occidentali che producono nella cintura manufatturiera cinese: la segretezza aziendale da proteggere a tutti i costi, il controllo dei terzisti e i diritti del lavoro.

Eric Eldon, redattore di DigitalBeat, ritiene che “la policy di segretezza di Apple impone pressioni eccessive lungo tutta la catena delle forniture internazionali”.
“Una fuga di notizie che riguardi la prossima generazione del gioiello di casa, l’iPhone, potrebbe rovinare i buoni rapporti d’affari tra Foxconn e Apple. Le pressioni all’interno di Foxconn per difendere i segreti di Apple non devono quindi sorprendere”.

Secondo Digitimes, Apple avrebbe già deciso di dimezzare gli ordini di notebook presso Foxconn, a partire dal 2010, per spostarli su Quanta Computers. All’origine della decisione, c’è probabilmente la ricerca di minori costi di produzione, e di maggiore qualità. Ci sono anche ragioni di carattere etico?

Va ricordato che già nel 2006 la “iPod City” di Longhua fu al centro di polemiche sulle condizioni di vita e lavoro dei dipendenti.

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