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Home page > Attualità > Sette di denari e due di coppe

Sette di denari e due di coppe

Sul calendario, campeggia, fiammante, la datazione 2010, dall’anno vecchio, siamo passati all’anno nuovo.
 
E però, d’intorno, un ritornello rimane invariato, la tiritera del mirabolante e vieppiù arcimiliardario jackpot del Superenalotto.
 
Gli annunci mirati su questo straordinario percorso di fortuna prevalgono, per intensità di toni e per frequenza, su qualunque altra notizia. Parrebbe che, noi tutti - l’italico popolo una volta tanto unanime - addirittura non riuscissimo a sottrarci, a sopravvivere senza siffatta chimera o, meglio, potenziale miniera d’oro.
 
Così sia, sebbene, alla fine, il vero lucro finisca con l’arrivare, più che altro, a favore di chi ha in mano il banco e di chi mantiene i riflettori dell’attenzione permanentemente accesi sulla scena.
 
Quando non esisteva per niente la globalizzazione e, lungo le strade, circolavano appena le prime seicento, in questo periodo, nelle giornate soleggiate e dal cielo reso blu trasparente dall’aria fresca e tersa, era bello ed appagante compiere passeggiate in campagna, in particolare nelle zone vicine al mare composte da gradoni fatti di macchie di terra e scogli e rocce.
 
Si avvertiva intenso, quasi sembrava di palparlo, il profumo degli arbusti, naturalissimi e semplici, di mirto, dai minuscoli bruni frutti succosi e gustosi al palato, e, intanto, le vie respiratorie ti inondavano, dentro, di zefiri salubri e rigeneranti, quelli, sì, certamente veicoli di allungamento della vita.
 
Durante tali giri, non v’era neppure bisogno di portarsi appresso una borraccia d’acqua, giacché il prezioso liquido si trovava a portata di mano nelle piccole buche o conche che caratterizzavano e tratteggiavano gli anzi ricordati scogli e rocce: si rivelava un gioco, anche per i bambini, attingervi con le palme o accedervi direttamente con le labbra e, quindi, sorbire.
 
Quanta differenza, nel modo di appagare i bisogni!
 
In mezzo alle due situazioni o realtà o rievocazioni sopra delineate, evidentemente agli antipodi fra loro, è giunta, con accenti sommessi e silenziosi, la notizia che, in un piccolo paese di queste parti, un ex cimitero, dicasi luogo sacro, versa in situazione di estremo degrado, in completo abbandono, con loculi dischiusi e resti umani sparsi.
 
Al che, qualsivoglia commento appare superfluo e fuori posto, salvo la notazione che, laddove non v’è rispetto per i morti, risulta velleitario e anacronistico immaginare il rispetto tra vivi.
 
 
 

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