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Samuele Bersani leader del Pd. Chicco e Spillo capigruppo di camera e senato

Io credevo che la politica fosse fatta per i politici.
Poi è intervenuto Berlusconi, si è portato dietro la Zanicchi e la Carlucci, ed ho capito che mi sbagliavo. Ero proprio in fuori gioco, mi disse con gentilezza Gianni Rivera, da deputato.

Credevo che dall’altra parte ci fossero delle persone a cui interessava davvero il paese, gente che non aveva proprio voglia di regalarlo al primo nano di turno perchè lo corrompesse con tutto l’impegno.

Trovai con dispiacere che un industriale faceva finta di stare con il popolo, che un finto blogger si spacciava per nostro rappresentante, e che la folla applaudiva sbracciandosi il presidente della camera, fine politico, ma pur sempre distante teoricamente in idee.

E poi questa.
Eleggere leader dell’opposizione, futuro candidato premier e via discorrendo, un cantante.

Samuele Bersani nella sua prima giornata da leader del Pd ha decretato le prime mosse: Chicco capogruppo al Senato, Spillo capogruppo alla camera.

Ha stretto la mano a Massino D’Alema, suo padre, dicendogli "Chiedimi se sono felice?", e poi se n’è andato canticchiando tra sé e sé un motivetto riguardo all’opportunità di esportare all’estero la piadina romagnola.

Ha stretto la mano a Franceschini e a Marino, dopodichè si è messo a cantare "Lo scrutatore non votante" remixata con "Sicuro precario" con tutta l’intenzione di volerle suonare alla destra.
Anzi a destra e a manca.


Ma tralasciamo l’ironia, che, come avrete capito, ho solamente inserito la modalità stand by "ridere per non piangere", tralasciamo il fatto che Bersani non mi piace, che non mi piace nessuno che si presenti come creatura di D’Alema, non mi piace nessuno che faccia il saltimbanco tra socialisti e Pd solo per riuscire ad avere un posto di rilievo.

Tralasciando tutto questo mi sento in dovere di chiedere al neo leader dell’opposizione una rassicurazione: per favore Bersani, mi giuri che le parole tra virgolette sul comunicato Ansa non sono le sue, che sono state ridotte e sbagliate dal giornalista.

"Bisogna fare una manovra economica. Berlusconi e Tremonti venissero in Parlamento almeno una volta a parlare della crisi, possibilmente in modo non onirico perché non si può governare per il consenso ma bisogna usare il consenso per governare".
 
Venissero?
Vabbeh che si parla tanto di dialetti, ma questo venissero è quanto meno discutibile.

"Ci sono alcuni milioni di italiani - afferma Bersani - che in queste settimane hanno paura, sono in ansia e preoccupati ma vedono che nessuno si occupa di loro tranne al massimo qualche battibecco politico. E’ tempo di dire cose vere sulla crisi perché non averlo fatto per un anno ci ha lasciato con le mani in mano"
Costui sa anche parlare o ha visto l’italiano da un chilometro l’ultima volta?

"Si doveva fare invece - afferma l’ex ministro - una manovra di crisi e utilizzare soldi dove andavano messi facendo delle scelte perché una manovra è una rosa con le spine ed il Governo è pagato anche per affrontare le spine".
Un ermetico, un poeta.

Preferivo il cantante.

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