• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Riforma della Giustizia: "toghe rosse" di sangue

Riforma della Giustizia: "toghe rosse" di sangue

"Le nostre toghe sono rosse per altre ragioni". (Armando Spataro)

Il Procuratore della Repubblica aggiunto di Milano, Armando Spataro, partecipa alla trasmissione domenicale "In 1/2 ora" di Lucia Annunziata dichiarando apertamente la sua contrarietà rispetto alla riforma della giustizia proposta dall’Esecutivo di Silvio Berlusconi, e al vaglio delle aule parlamentari.
 
Spataro riprende le affermazioni del Ministro della Giustizia Angelino Alfano, il quale ha dichiarato in Parlamento che "solo l’1% dei procedimenti giudiziari in corso saranno toccati dalle disposizioni previste nel ddl sul "Processo breve".
 
Questa frase, sottolinea lo stesso magistrato, è una contraddizione. Si afferma di voler tutelare i cittadini rispetto alla indeterminata durata dei processi - "Sembra quasi un brand per il marketing" - ma se solo una percentuale così esigua è toccata dalla nuova disciplina che di fatto cela un accorciamento dei termini di prescrizione dei reati, allora questa norma è palesemente inutile.
 
"Vuol dire che allora il 99% dei processi in Italia si celebrano senza problemi Significa che i cittadini sono al 99% soddisfatti di come funziona la giustizia?", si chiede Spataro, "Oppure questa è una norma che risulta utile soltanto ad una percentuale ancora minore rispetto a quell’uno per cento di cui parla il ministro?".
 
Il Procuratore Aggiunto di Milano evidenzia come la riforma, o controriforma, del governo in merito al "processo breve" non sia altro che un aspetto dell’attacco alla magistratura che arriva "solo da una parte della politica".
 
I punti salienti della "controriforma" posta in essere dal governo, in seguito alla bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale, possono essere così riassunti:
  • Congruità delle prove testimoniali: la Corte non potrà più decidere quali prove testimoniali proposte dal collegio difensivo debbano essere ammesse alla discussione in aula. Pertanto se ipoteticamente la difesa chiama a testimoniare trecento persone, fra le quali c’è anche chi non ha nulla da aggiungere al dibattimento, la Corte sarà tenuta ad ammetterle tutte, senza poter decidere quali di esse abbiano effettivamente una valenza nel procedimento in corso.
  • Intercettazioni: le proposte di legge presentate dal governo minano in maniera rilevante la capacità dei magistrati inquirenti e delle forze di polizia di condurre le indagini avvalendosi di intercettazioni ambientali e telefoniche fondamentali per arrivare a rintracciare le prove di reati quali la corruzione, o qualunque altro illecito commesso dai cosiddetti colletti bianchi.
  • Sentenze passate in giudicato: i magistrati non si potranno più avvalere delle sentenze emesse dalla Corte di Cassazione, passate quindi in giudicato, le quali non avranno più valore di prova nel corso di altri processi. Una sentenza definitiva riguardante un processo per corruzione che ha portato alla condanna definitiva del corrotto, per esempio, non potrà assumere valore di prova nel corso di un eventuale, e successivo, procedimento giudiziario riguardante il corruttore.
  • Sganciare l’attività della polizia giudiziaria dall’attività investigativa dei magistrati: secondo la proposta presentata dalla maggioranza parlamentare ciò dovrebbe permettere una reciproca concorrenza tra polizia e magistratura. Come se la collaborazione tra giudici e polizia venisse messo alla stregua di un bene qualsiasi da sottoporre alla legge del mercato. Inoltre nello stesso testo si legge di "reciproco controllo" fra le parti in questione. Si pensa addirittura che sia compito delle forze di polizia, sottoposte alla gerarchia ministeriale, di controllare l’attività inquirente dei magistrati.
  • Processo breve: il termine dei due anni entro i quali si deve giungere alla sentenza viene fatto partire da quando il giudice presenta la richiesta di rinvio a giudizio, dando la possibilità ai difensori di cercare tutti gli escamotage per allungare i tempi prima di giungere alla prima udienza in aula. 
E’ scandalosamente evidente che tutte le disposizioni sopra elencate hanno un solo intento finale. Accorciare i termini della prescrizione e opporre ostacoli e cavilli al fine di salvare il Presidente del Consiglio dal pronunciamento di una qualsiasi sentenza di condanna nei procedimenti penali in cui risulta imputato.
 

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares




Ultimi commenti