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Raggiunto l’accordo tra Croazia e Slovenia per un arbitraggio internazionale sulla questione del Golfo del Pirano

Più vicino l’ingresso di Zagabria nell’Unione Europea.

Il 4 novembre 2009 la Croazia e la Slovenia hanno trovato l’intesa per porre fine al contenzioso legato alla definizione dei confini territoriali tra i due Paesi nella zona della baia del Pirano.

I due Premier, lo sloveno Borut Pahor (socialdemocratico) e la croata Jadranka Kosor (centro-destra), hanno ratificato l’accordo a Stoccolma in presenza degli alti rappresentanti dell’Unione Europea, tra cui il Presidente di turno, lo svedese Frederik Reinfeldt, ed il Commissario per l’allargamento, il finlandese Olli Rehn. Ora spetterà ai Parlamenti delle due repubbliche balcaniche approvare definitivamente l’accordo.

Il compromesso raggiunto tra Zagabria e Lubiana prevede la creazione di un procedimento di arbitrato internazionale che dovrà determinare il confine delle acque territoriali e quello terrestre tra i due Paesi. Il tribunale arbitrale sarà composto da cinque membri: Slovenia e Croazia nomineranno un membro ciascuno, mentre gli altri due membri più il Presidente saranno nominati di comune accordo, scegliendo tra i candidati proposti dal Presidente della Commissione Europea e dal Commissario per l’allargamento.

I due Paesi si impegnano in anticipo ad accettare il verdetto dell’arbitrato, qualunque esso sia.

Sia Borut Pahor che Jadranka Kosor hanno parlato di “una giornata storica, l’inizio di una nuova pagina nelle relazioni tra i due Paesi” esternando tutto il loro entusiasmo dopo estenuanti mesi di trattative.

Ma non tutti sono dello stesso avviso. Infatti, sia in Slovenia che in Croazia, i partiti dell’opposizione parlano di alto tradimento da parte dei loro leader, accusati in particolare di aver trattato e tramato segretamente alle spalle del popolo, e minacciano di indire un referendum richiamando in gioco lo stesso popolo “tradito”, puntando fortemente sulla difesa dell’orgoglio nazionale.

 

Cronistoria del conflitto sloveno-croato

Lo scontro bilaterale tra la Slovenia e la Croazia risale al 1991, ovvero alla proclamazione dell’indipendenza delle due ex repubbliche jugoslave. Causa di questo lungo scontro la delimitazione del confine marittimo nel Golfo del Pirano.

La Slovenia possiede infatti un piccolo tratto di litorale che si affaccia sul Golfo del Pirano, lungo appena 37 chilometri e incastrato tra le acque territoriali italiane e quelle croate. La piccola repubblica balcanica rivendica un leggero spostamento del proprio confine terrestre a discapito della Croazia, nella zona ad ovest di Umago, in modo da poter usufruire di un corridoio verso le acque internazionali.

Nel 2001 ci furono delle trattative che avvicinarono le due repubbliche balcaniche ad un accordo, con l’intesa tra l’allora premier sloveno Janez Drnovšek ed il suo omologo croato Ivica Račan. All’epoca la questione dell’accesso della Slovenia alle acque internazionali venne risolta disegnando un corridoio sino al mare sloveno. Ma quel documento venne accolto con sospetto da entrambe le parti, e fu poi definitivamente accantonato da Zagabria.

Da allora, secondo quanto afferma il giornalista Jean-Arnault Dérens, esperto di Balcani, “numerosi incidenti hanno avuto luogo nella zona interessata ed il problema è diventato un punto centrale della politica interna dei due Paesi, un’occasione per difendere l’orgoglio e l’identità nazionale”.

La Slovenia intanto diventa ufficialmente membro dell’Unione Europea il 1° maggio 2004. La Croazia invece apre ufficialmente i negoziati per l’adesione all’UE il 3 ottobre 2005.

Il negoziato si svolge senza intoppi, e a tre anni dal suo inizio risultano già aperti 22 capitoli sui 35 totali. Inoltre negli ultimi rapporti sull’allargamento dell’Unione Europea la Croazia risultava avere una valutazione molto positiva, senza dimenticare che in un documento del 2007 la stessa Commissione Europea aveva sottolineato l’importanza del “modello croato”, giudicandolo come una garanzia per gli altri paesi dei Balcani occidentali con prospettive di adesione all’Unione.

Ma quando ormai il negoziato sembrava andare verso una rapida conclusione arriva la doccia fredda: il 17 dicembre 2008 la Slovenia decide di bloccare alcuni capitoli riguardanti l’adesione della vicina Croazia all’Ue. Secondo il governo sloveno i documenti negoziali in questione presentati da Zagabria rischierebbero di pregiudicare la definizione della frontiera.

La decisione slovena mette in allarme la Commissione Europea, che si mette in moto per trovare una soluzione. Il Commissario per l’allargamento Olli Rehn inizia una lunga ed infruttuosa opera di mediazione, convocando più volte a Bruxelles i Ministri degli esteri sloveno e croato e proponendo una serie d’incontri interministeriali. Viene chiamato in causa anche il Premio Nobel per la Pace Martti Ahtisaari, incaricato di presiedere una commissione per l’arbitraggio che dovrà dirimere la questione dei confini territoriali tra le due repubbliche, il cosiddetto “Piano Rehn”. Ma anche lui getta la spugna dopo gli ostinati rifiuti croati contro l’ipotesi di una mediazione europea, con Zagabria che minaccia di ricorrere alla Corte dell’Aia. 

Si arriva così al giugno 2009. Il 26 dello stesso mese è prevista una conferenza interministeriale per i negoziati d’adesione della Croazia all’Ue. Ma accade che tre giorni prima dell’incontro l’Unione Europea decide di rimandare a data da definirsi le discussioni sull’adesione della Croazia all’UE, a causa del mancato accordo con i vicini sloveni, e in conseguenza del veto imposto da questi ultimi ai negoziati. Un rinvio che per i croati ha il sapore della sconfitta. Allo stesso tempo Bruxelles annuncia che il conflitto sloveno-croato va risolto bilateralmente tra i due Paesi, e abbandona il ruolo di mediatore nello scontro.

 

Le dimissioni di Sanader: il dialogo riprende

Le conseguenze non tardano ad arrivare: il 1° luglio 2009 il Primo Ministro croato Ivo Sanader si dimette dalla sua carica, a metà del suo secondo mandato. “Bisognava mandare un segnale forte all’Europa e alla Croazia”, dichiara Sanader ai giornalisti. In realtà secondo molti analisti politici il gesto del premier croato intenderebbe favorire la riapertura del dialogo con la Slovenia, visti gli ormai pessimi rapporti tra lo stesso Sanader ed il suo omologo sloveno Pahor, impegnati da mesi in un muro contro muro senza via d’uscita.

Il nuovo Primo Ministro croato viene nominato a tempo di record, il 3 luglio: è Jadranka Kosor, membro del Hdz (Unione democratica croata, centro-destra, N.d.A.), stesso partito di Ivo Sanader.

Con lei la musica sembra cambiare. Infatti i due premier si incontrano più volte durante l’estate 2009: il primo incontro risale al 31 luglio, e il clima che si respira sembra nettamente diverso. Ma la causa è anche la nuova attitudine slovena: infatti Pahor cambia linea, aprendo al dialogo con i croati, probabilmente nel timore di trovarsi isolato all’interno dell’Unione Europea a causa della sua intransigenza.

Grazie a questo cambio di tono nei colloqui bilaterali, Slovenia e Croazia giungono ad una prima intesa l’11 settembre 2009 a Lubiana: gli sloveni decidono di separare il problema del contenzioso transfrontaliero dai negoziati d’adesione della Croazia all’UE, togliendo di fatto il veto imposto nel dicembre 2008. I croati da parte loro decidono di non fare appello alla Corte Internazionale di Giustizia, e accettano finalmente la seconda versione del “Piano Rehn”, già rifiutato in giugno. Piano che prevede appunto la creazione di una commissione per l’arbitraggio che si dovrà occupare di trovare una soluzione al contenzioso croato-sloveno. Bruxelles rientra, con un ruolo da protagonista, nella mediazione.

Il 2 ottobre 2009 l’Unione Europea riprende i negoziati con la Croazia, dopo un blocco durato circa 9 mesi. Tuttavia il proseguimento dei negoziati è legato a doppio filo con il prosieguo del dialogo bilaterale tra croati e sloveni.

 

L’accordo di Stoccolma

E siamo così al 4 novembre 2009: a Stoccolma viene fatto un ulteriore importante passo nelle relazioni tra i due Paesi balcanici, ed inoltre un passo importante verso l’ingresso della Croazia nell’Unione Europea. Secondo le stime fatte dal Commissario per l’allargamento Olli Rehn i negoziati con la Croazia dovrebbero chiudersi entro la fine del 2010 e l’adesione definitiva dovrebbe arrivare nel 2011. Anche se la Slovenia pone una condizione: che il problema della linea di confine tra i due Paesi venga risolto prima che la Croazia diventi ufficialmente membro dell’UE.

Il “Piano Rehn” avrà adesso il compito di risolvere questa annosa questione, lontano dai facili entusiasmi. Infatti esso non rappresenta che un punto di partenza verso un’importante discussione che dovrà individuare una soluzione consona a questa diatriba. Non si tratta dunque di un punto d’arrivo, come potrebbero pensare in tanti.

Nel frattempo Slovenia e Croazia dovranno aprire un tavolo di dibattito interno ai loro Paesi, per convincere i partiti all’opposizione, che contestano l’accordo di Stoccolma, e l’opinione pubblica, facilmente influenzabile dai fervori nazionalistici.

Il compito non si prevede facile per i due governi, e sia Pahor che Kosor si giocano una grossa fetta della loro carriera politica su questo accordo. Inoltre, se tale intesa dovesse saltare si rischiano nuove tensioni ed un possibile peggioramento nelle relazioni tra i due Paesi. Eventualità che non gioverebbe né alla Slovenia né alla Croazia, tanto meno all’intera regione dei Balcani occidentali, e che rappresenterebbe una bruciante sconfitta per l’Europa. 

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Roberto Lapia


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