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Quando il Natale è difficile, ONLUS italiane in Nepal

Fuori dai circuiti, senza immagine, solo con la passione è difficile anche aiutare il prossimo.

Qualcuno mi ha scritto per chiedermi se la lettera di Fernanda Contri (autorevole esponente della vecchia partitocrazia) mi abbia fatto desistere dallo scrivere su ONLUS, ONG e enti vari dell’industria dell’assistenza.
 
Mi chiedono se le parole intimidatorie dell’avvocato di sinistra, liberale, difensore dei diritti) hanno provocato un’autocensura, preventiva alla minacciata censura promessa nello scritto. Be’, direi di no. Scrivo quando accade qualcosa o qualcuno mi induce a farlo con informazioni e\o commenti. Poi, nello specifico, riguardo alla gestione triennale di CCS Italia Onlus (con la presidenza Contri e amici), ho già prodotto documenti e testimonianze a sufficienza su ciò che giudico (come tanti beneficiari e sostenitori) pessima sia per la qualità che quantità di spese a favore dei bambini di Nepal, Cambogia e Mozambico.
 
E, infatti, ecco che sento una ragazza nepalese di nome Dikchhpa, presidente di una piccola ONG di Kathmandu che raccoglie bambini abbandonati nella capitale ma anche in posti lontani come il Dolpo, Rukum, li porta nella sua piccola Home, cerca di farli studiare e di dare qualche opportunità. Dikchhpa è una ragazzona d’alta casta che proviene da una cittadina delle colline, si muove freneticamente per andare da una parte all’altra del Nepal, dove la chiamano per raccogliere bambini orfani, abbandonati, al limite della sopravvivenza. Lei li ospita in un piccolo appartamento e cerca di assicurargli un po’ di affetto e di speranza. Non è organizzata, è fuori dai circuiti delle ONG popolari e d’immagine, non fa grandi cose, non è brava a pubblicizzarsi come altre nepalesi impegnate nella cooperazione, non ha rapporti con occidentali, non parla bene l’inglese, fa quello che può. Ha iniziato con qualche soldo della sua famiglia, con molta fatica, poi i parenti l’hanno considerata una figlia perduta (non si sposa, è impallata con i bambini, non cerca d’entrare nelle Nazioni Unite o in qualche grossa ONG) e la famiglia l’ha abbandonata.
 
L’avevamo fatta entrare in un circuito di ONG locali che le assicurava qualche aiuto per mantenere i 19 bambini della sua Home, avevamo ricevuto promesse d’appoggio da parte delle donne in carriera di altre organizzazioni, ma tutto è finito nel nulla (chi è introdotto pensa solo a sé stesso anche in Nepal e in questo settore). CCS Italia ONLUS, mi scrive, ha cessato di finanziare la sua associazione, non ha proseguito nel lavoro di networking per rafforzarla, insomma, come la sua famiglia, l’ha abbandonata. Non c’è immagine da vendere.
 
"When you worked in NGO in Kathmandu, Nepal at that time you help my organization. I found you are so kind, helpful… Still there is not any support from INGO but I am doing work. CCS also stopped support. Yes they all are eating money and using for staff facility. They changed all staff. CCS Italy stop the donation without any reason. Now change new committee. All are political man. They not good. So I am facing big problem, now 17 kids are going school, but no school bag, no shoes, no stationary, no admission, no tifin."
 
Giro queste mail alla cara Contri, che magari potrebbe usare il suo tempo, invece di scrivermi, per verificare queste situazioni, come le molte altre segnalate direttamente alla sua organizzazione da beneficiari e sostenitori. Le mail di Dikchhpa sono disponibili come “prove dell’opera di denigrazione”.
 
Buon Natale ai bambini di Dikchhpa.

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