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Promossi nella tempesta

Sistema finanziario stabile, possibilmente un po’ arretrato, forte domanda interna.
Sono questi i due ingredienti principali per resistere alla crisi, almeno secondo Rge Monitor - il sito dell’economista-guru Nouriel Roubini - che pubblica un primo bilancio delle misure anticrisi Paese per Paese.

Ne esce una lista dei “promossi nella tempesta“, delle misure efficaci e delle condizioni specifiche che rendono un’economia più impermeabile alla recessione globale.

Quali sono le costanti?

Innanzitutto pare che si difendano meglio dalla crisi quei Paesi che hanno regole più restrittive sugli investimenti , un mercato finanziario non troppo sviluppato, un’ampia e robusta domanda interna.

Devono inoltre essere in possesso di risorse adeguate per adottare politiche fiscali e monetarie anticicliche (i famosi pacchetti anticrisi).

Di contro, soffrono quei Paesi che, negli anni dei “soldi facili“, hanno fatto molto affidamento sul mercato finanziario per sostenere i consumi (vedi gli Usa).

La Cina, con altre economie asiatiche e del Pacifico, risulta tra i promossi. Anzi, il Dragone sembra essere il Paese sotto il cui ombrello altri trovano rifugio, soprattutto in quanto mercato di sbocco per l’export di materie prime.

“Gli aggressivi stimoli fiscali e monetari cinesi - si legge - hanno contribuito far ripartire la crescita nella prima metà del 2009, dal quasi stallo di fine 2008.
La produzione minifatturiera è in espansione, crescono gli ordini e sono state effettuate correzioni al mercato immobiliare.

Tuttavia l’azione del governo potrebbe essere servita solo a guadagnare tempo. Gli stimoli cinesi recano con sé dei rischi, come bolle finanziarie, eccesso di capacità produttiva e prestiti non performanti.

Alcuni indicatori segnalano d’altra parte che la domanda interna, sospinta dagli incentivi governativi, è più forte di quanto si pensasse. Un ampliamento sostenuto dei consumi, che negli ultimi anni sono rimasti indietro rispetto alla crescita complessiva, richiederà una riallocazione interna degli investimenti, soprattutto in termini di copertura dei buchi nella rete della sicurezza sociale.

Il pacchetto di stimoli cinese è stato dominato dai progetti infrastrutturali, che possono rafforzare la capacità produttiva ma che fanno poco rispetto ai fattori strutturali che mantengono eccessivamente alto il livello di risparmio.

Tuttavia c’è margine per ampliare le politiche anticicliche nel secondo semestre 2009 e nel 2010.

Se così sarà, la ripresa cinese potrebbe essere più veloce e sostenere maggiormente anche gli altri Paesi. Se questi tentativi fallissero o ritardassero, la crescita cinese e globale potrebbe divenire molto più lenta”.

Nell’area Asia-Pacifico, anche Australia e Indonesia hanno goduto della tenuta della Cina, mercato di sbocco per le loro materie prime. In entrambi i Paesi, hanno funzionato anche le politiche fiscali dei rispettivi governi. Per gli Aussie, la crescita era già positiva addirittura nel primo trimestre 2009.

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