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Prescrizione: Governo bocciato in matematica

Se la giustizia fosse un’azienda, vi sembrerebbe sensato tagliare l’orario di lavoro, chiedendo di mantenere la produzione, invariata, anche a costo di lasciare dei prodotti incompleti?

Il Governo sosteneva che la nuova proposta di legge sulla prescrizione breve avrebbe avuto effetti sull’1% dei processi.
 
L’Associazione Nazionale Magistrati ritiene invece che l’impatto possa andare dal 20 al 50%.
L’atteggiamento del governo appare scorretto nei confronti dell’opinione pubblica almeno sotto tre profili.

Premessa doverosa: le conseguenze della prescrizione breve non possono essere quantificate in anticipo con esattezza, pertanto è fondamentale, nel fornire delle stime, esplicitare su quali basi è stata fatta la previsione.
 
Primo profilo censurabile: il governo non ha spiegato in che modo è giunto a stimare nell’1% gli effetti della legge. Neanche di fronte al numero fornito dall’ANM ha chiarito per quale motivo la propria stima dovrebbe essere più attendibile di quella svolta dai magistrati. Peraltro questi ultimi, che hanno conoscenza diretta della materia, hanno chiarito di aver effettuato un’ indagine a campione su un perimetro da loro ritenuto particolarmente significativo.
 
Secondo Profilo: l’1% è stato “venduto” come un numero tutto sommato trascurabile. Se i processi pendenti sono 3,3 milioni, l’uno percento vuol dire 33.000 casi in cui, senza una motivazione plausibile, l’accertamento della possibile colpevolezza di un imputato viene interrotta prima del tempo, oggi ritenuto congruo.

Terzo profilo: tralasciando per un istante la mancanza di trasparenza sul numero, di per sé già molto grave, c’è un passaggio logico che non viene evidenziato a sufficienza. Se dico che posso migliorare l’efficienza del sistema giudiziario, riducendo la durata dei processi, sto implicitamente sostenendo lo stesso lavoro può essere fatto in meno tempo. Quindi la presunta lentezza del nostro sistema giudiziario è imputabile ai magistrati fannulloni. Su che basi si può fare questo ragionamento? Ma soprattutto, se anche fosse vero, per ovviare a questo fatto dobbiamo rischiare che dei colpevoli rimangano impuniti?

Immaginate il sistema giudiziario come un’azienda. Il management pensa che i lavoratori battano la fiacca. Vi sembra sensato ridurre l’orario di lavoro chiedendo di mantenere invariata la produzione, anche a costo di lasciare una parte dei prodotti incompleti? Non sarebbe più logico fare dei controlli per capire se ci sono i mezzi adeguati per una produttività maggiore? In ogni caso non si dovrebbe, al limite, agire su chi produce per incentivarlo a fare di più invece tagliare in modo assurdo l’orario?

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