• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Perù, via libera a 14 pozzi petroliferi in piena Amazzonia

Perù, via libera a 14 pozzi petroliferi in piena Amazzonia

A neanche un mese dai violentissimi scontri tra esercito e nativi dell’Amazzonia, il governo peruviano annuncia la cessione di una grossa fetta di foresta alla Perenco, un’impresa specializzata nell’estrazione del petrolio. Ma in quell’area potrebbero vivere delle tribù incontattate, ora a rischio

Da due mesi non c’è pace in Perù. Ai primi di giugno la rivolta dei nativi dell’Amazzonia contro i decreti legge che avrebbero privatizzato le terre in cui vivono. Gli scontri, i morti. Le proteste internazionali (anche a Roma, come abbiamo testimoniato). Poi la diplomazia, il ramoscello d’ulivo del governo peruviano: ritirati i decreti più contestati.

Adesso la notizia che il Perù ha ceduto i diritti di sfruttamento di un’ampia area dell’Amazzonia alla Perenco, un’impresa anglo-francese specializzata nell’estrazione di petrolio e gas. Non sorprende il fatto in sé, che è solo un’ulteriore conferma della politica del presidente Alan Garcìa: sfruttare le immense risorse che il polmone del pianeta nasconde nelle sue interiora.

Sorprendono i tempi: sul sito del Ministero dell’Energia e delle Attività Minerarie del Perù è stato pubblicato un documento che porta la firma del 18 giugno scorso. Pochi giorni dopo gli scontri sanguinosi nell’area di Bagua. Insomma, va bene tutto, ma gli affari sono affari.

La Perenco costruirà sette piattaforme e perforerà il terreno con quattordici pozzi. Secondo Survival, nell’area interessata dalle operazioni vivono almeno due tribù incontattate. Lo sosteneva anche lo studio di impatto ambientale presentato dal Ministero peruviano. Quando parliamo di comunità incontattate ci riferiamo a persone che non hanno alcun contatto con il mondo esterno né vogliono averlo. Gente che vive di ciò che gli offre la terra. Oltre alle conseguenze ambientali, molto facili da immaginare, Survival parla anche di un rischio epidemia: “Questi gruppi di Indiani andrebbero incontro alla minaccia molto concreta di essere contagiati da malattie per cui non possiedono difese immunitarie”. Per i nativi, queste terre sono la casa, la vita. Per la Perenco si chiamano “Block 67”.

Chi ha scritto il documento ufficiale con cui il Perù ha consegnato l’area alla Perenco, però, pare essersi dimenticato di queste comunità: “La zona di influenza diretta risulta disabitata: la comunità Arabela Buena Vista non vive più in quelle terre dagli anni Ottanta”. Si ammette però la presenza della comunità nativa Shapajal e di due paesi, ma solo in un’area in cui l’influenza dello stabilimento sarà “indiretta”. Quindi tutto ok.

Intanto la Perenco esulta. E ne ha tutte le ragioni: si è accaparrata una zona che potrebbe fruttare oltre 300 milioni di barili e una produzione giornaliera (a pieno regime) di 100.000 barili.

Sul sito internet dell’impresa si annunciano anche i programmi futuri: è imminente l’acquisizione del “Block 121”, molto vicino al famigerato Block 67. Sempre in Amazzonia. “Il programma di esplorazione continua”.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares