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Palermo. Malasanità: muore di setticemia una neonata romena

La tragedia consumatasi al Civico del capoluogo siciliano ha tratto origine nell’ospedale agrigentino di Canicattì. La commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari ha richiesto una relazione dettagliata. 

Solamente Avvenire, il quotidiano dei Vescovi italiani, il cui direttore Dino Boffo era stato un mese fa costretto alle dimissioni grazie alle falsità calunniose propalate dal collega Vittorio Feltri de Il Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, ieri ha dato la notizia in prima pagina: forse perché è una storia di ordinario razzismo mescolato ad ordinaria inefficienza della sanità pubblica in una delle regioni, la Sicilia, in cui il Popolo delle Libertà riporta alle elezioni le più alte percentuali di gradimento.
 
Denisa Paun, una neonata di soli sette giorni, si è spenta in un letto del reparto di rianimazione dell’Ospedale Civico di Palermo ove era stata trasportata, in condizioni disperate, il giorno prima da quello, tra l’altro sequestrato dalla magistratura in quanto costruito con cemento depotenziato, di Agrigento, la città d’origine del Ministro italiano della giustizia Angiolino Alfano.
 
Aveva la setticemia Denisa cioè un’infezione mortale contratta al momento della nascita su di una panca del corridoio dell’ospedale della città siciliana di Canicattì mentre suo padre Valentin, un umile bracciante agricolo, da mezz’ora chiedeva aiuto, inascoltato, alla porta del reparto di ostetricia di quel nosocomio al cui campanello si era disperatamente attaccato.
 
I Paun erano giunti a Canicattì dalla vicina Camastra, un paesone ad altissima densità mafiosa, ove risiedevano. La signora Paun, madre di un altro bambino di tre anni, aveva le doglie, già le si erano rotte le acque. Tuttavia Denisa fu costretta a nascere su una panca al di fuori della sala parto dell’Ospedale di Canicattì.
 
Solamente quando ormai era nata, e la mamma si trovava in un lago di sangue, un’ostetrica accorse a tagliare il cordone ombelicale, in un corridoio che certo non garantisce l’asetticità e la sicurezza di una sala parto.
 
Storie di ordinaria disfunzione tanto comuni a troppi ospedali del Mezzogiorno d’Italia, una terra che in quanto ad arretratezza ricorda le più misere regioni d’Europa.
 
Denisa però aveva un’aggravante: era romena, era cioè appartenente ad una nazionalità disprezzatissima dall’italiano medio. Per tre giorni le cose andarono però bene, nonostante tutto: la prima visita di controllo, fatta sempre a Canicattì, non rivelò nella neonata l’esistenza di alcuna anomalia. Solamente al quarto giorno la febbre alta, l’intensificarsi anomalo del battito cardiaco ed un rigonfiamento dell’addome consigliarono i genitori a ritrasportare la piccina all’ospedale di Canicattì.
 
Qui i medici consigliarono i genitori di recarsi ad Agrigento dove al Pronto Soccorso i sanitari si resero immediatamente conto che Denisa era affetta da setticemia, un’infezione generata dalla cicatrice dell’ombelico e causata dal fatto che il cordone ombelicale era stato distaccato non in una condizione asettica.
 
Immediato il trasporto al più attrezzato Ospedale di Palermo dove dopo un giorno sopraggiunse purtroppo l’esito infausto. Ora la Commissione parlamentare sugli errori sanitari ha affiancato la magistratura del capoluogo siciliano, che immediatamente ha aperto sull’accaduto un’inchiesta, ed il suo Presidente, l’Onorevole dell’Italia dei Valori Leoluca Orlando si è detto determinato ad andare sino in fondo, districandosi in questo squallido caso in cui pregiudizio razziale e storica inefficienza della gran parte delle strutture opedaliere del Sud Italia si intrecciano e sovrappongono.  

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