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Opel-Magna. L’accordo di cristallo?

L’intesa raggiunta tra il colosso statunitense dell’auto GM, il governo tedesco e la casa costruttice di componentistica austro-canadase Magna per l’acquisizione della Opel, a distanza di qualche giorno sembra gia vacillare.

Le spaccature all’interno della "Grande Coalizione" sulla quale si regge il governo Merkel, col passare dei giorni, sembrano sempre più evidenti.

La stessa Sberbank, la potente banca pubblica russa che ha sostenuto Magna nelle fasi più delicate delle trattative con il governo tedesco, sembra fare marcia indietro circa un suo impegno a lungo termine per sostenere il fabbisogno finanziario della casa di Ruesselsheim.

A far aumentare il livello della tensione, le dichiarazioni del capo della Magna, Stronach, secondo cui occorrono almeno quattro anni affinchè Opel possa chiudere un bilancio in positivo.

Lo stesso patron di Magna ha ricordato l’accordo siglato con la compagnia di Detroit, che prevede di non vendere le auto della casa tedesca negli Usa ed in Cina.

Verrebbe da chiedersi dove la nuova compagnia sostenuta fino alla fine dai socialdemocratici tedeschi intende fare breccia nel mercato, e come farà a raggiungere i livelli produttivi necessari alla sopravvivenza in un settore toccato a fondo dall’attuale crisi economica globale.

Molte in questi giorni sono state le voci che si sono librate nell’aria, a cominciare da quella della stessa cancelliera Angela Merkel, secondo cui quello firmato la settimana scorsa è un accordo non vincolante: lasciando intendere che le trattative potrebbero proseguire anche con un partner diverso da quello inizialmente individuato.

A conti fatti, Magna ancora deve tirare fuori un solo centesimo di euro, rispetto alla promessa di sborsare i primi 300 milioni richiesti dalla casa madre GM per cedere gli asset europei.


Corrono voci, riportate dai giornali austriaci, secondo cui la compagnia di Stronach avrebbe richiesto al governo di Vienna un prestito proprio per quella cifra.

Non si capisce, e lo abbiamo ripetuto in diverse occasioni, come si pensa di poter sopravvivere vendendo auto solo nel mercato russo ed in quello est europeo, senza prospettive di crescita globali.

Magna pensa di giungere ad un accordo definitivo entro luglio, e alla piena operatività entro settembre: ma con quali soldi?

La potente organizzazione sindacale metalmeccanica tedesca, la IG Metall, per bocca del numero uno del consiglio di fabbrica Opel, Klaus Franz, continua a ripetere che quello con la compagnia austro-canadese è l’accordo più vantaggioso per gli operai tedeschi.

Staremo a vedere, quando inizieranno a circolare voci di tagli al personale, a cominciare dal sito di Bochum: l’accordo, anche provvisorio nessuno l’ha ancora visto, ma prevede un esubero di, al massimo, 2500 addetti, e nessuna chiusura di fabbrica.

FIAT-CHRYSLER 

Intanto è stato respinto il ricorso alla Corte di Appello federale, presentato dai fondi creditori della più piccola delle compagnie di Detroit, che non hanno accettato le procedure fallimentari previste dal giudice Arthur Gonzales, che in pratica cede gli asset di Chrysler al Lingotto.

C’è tempo fino a lunedì da parte dei suddetti fondi di investimento per presentare ricorso alla Corte Suprema, ma fatto salvo altri colpi di scena, l’operazione dovrebbe concludersi positivamente per la compagnia italiana.

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