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Obama: "La Cina è un punto di forza per la comunità internazionale" . Oppure è "un vicolo nell’inferno"?

Nonostante la crisi che ha investito il mondo industrializzato, la Cina continua la sua espansione economica con tassi di crescita previsti intorno all’8% per il 2009, a scapito delle classi sociali più povere e senza alcuna tutela giuridica, nel nome dello sviluppo.

Barack Obama parteciperà oggi a Singapore alla riunione dei ventuno capi di stato dei paesi dell’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation).
Il Presidente USA ha annunciato di voler intrattenere con la Cina un rapporto di collaborazione in considerazione della sua realtà come potenza economica, e di volerlo fare in modo pragmatico "senza permettere che le differenze in tema di diritti umani creino conflitti che potrebbero essere pericolosi per la pace mondiale".
 
LA PACE NEL "VICOLO DELL’INFERNO"
Il 12 novembre HRW (Human Rights Watch) ha diffuso un dossier redatto da Sophie Richardson, direttrice per l’Asia della stessa organizzazione per la tutela dei diritti umani, che mette ancora una volta sotto accusa il sistema giuridico e carcerario del gigante asiatico.
 
L’informativa di 53 pagine, intitolato "An Alley in Hell" (Un vicolo nell’Inferno), documenta come i funzionari governativi, con l’appoggio delle forze di sicurezza, sequestrano sistematicamente persone nelle strade di Pechino ed in altre città limitrofe, li depredano dei loro pochi averi e li incarcerano in quelle che vengono definite "prigioni nere", senza alcun capo di imputazione.
 
Si tratta di centri di detenzione non ufficiali, e che ricordano quelli delle dittature sudamericane argentine o cilene, sono prigioni situate in hotel, case di riposo per anziani e ospedali psichiatrici di proprietà dello stato.
 
HRW denuncia "L’esistenza di carceri neri nel cuore di Pechino rappresentano uno schiaffo alla retorica del governo cinese sul miglioramento delle condizioni dei diritti umani e il rispetto dello stato di diritto. Il governo deve attivarsi immediatamente per chiudere queste installazioni, mettere sotto inchiesta i responsabili amministrativi e dare assistenza alle vittime di tali abusi".
 
Le vittime di questi abusi sono per lo più vagabondi che affollano le strade della capitale, ma non solo.
 
Vengono arrestati sommariamente, detenuti, derubati e sottoposti a maltrattamenti anche i cosiddetti "richiedenti". Si tratta di persone provenienti dalle province e che si rivolgono alle autorità centrali di Pechino per chiedere giustizia in merito ad abusi, quali espropri forzati, da parte degli amministratori locali.
 
La legge cinese consente di rivolgersi alle autorità centrali e queste, nel caso in cui gli abusi vengano accertati, possono sanzionare i comportamenti illeciti dei funzionari delle amministrazioni locali con pesanti multe o pene disciplinari.
 
E’ stato accertato dalle informazioni raccolte che le autorità locali corrompono le forze di polizia e di sicurezza per arrestare i "richiedenti" temporaneamente, maltrattarli e rispedirli poi nei loro paesi di provenienza.
 
Stando a quanto si apprende le "prigioni nere" sono emerse da quando il governo centrale ha abolito la legge che permetteva la detenzione arbitraria dei senza fissa dimora, dei vagabondi e di coloro che non avevano la residenza nella capitale.
 
Mentre questo provvedimento ha rappresentato senz’altro un passo in avanti nel ridurre il potere della polizia di effettuare arresti arbitrari, oggi queste prigioni sono l’espressione di un sistema illegale per detenere i "richiedenti" in modo da proteggere i funzionari di governo locale dalle sanzioni finanziarie che impediscono la loro carriera professionale, legata al numero di richieste di giustizia da parte dei loro concittadini.
 
Un documento mai reso pubblico - denuncia HRW - descrive il tipo di sanzioni a cui gli amministratori locali vanno incontro quando cresce il numero di persone che si rivolgono all’autorità centrale di Pechino.
 
Il governo cinese ha sempre negato l’esistenza di carceri neri, ma le informazioni raccolte da HRW presso coloro che in quelle prigioni sono state detenute denunciano abusi fisici, maltrattamenti, furti, estorsioni, privazione di cibo e di sonno, nonchè delle cure mediche.
 
Inoltre le donne subiscono intimidazioni psicologiche in maniera costante, come il rischio di essere sbattute in cella con detenuti maschi, ed essere pertatanto sottoposte a violenza sessuale.
 
Mascherare centri di detenzione illegali all’interno di ospedali o case di riposo per anziani rappresenta il comune denominatore dei regimi totalitari, si professino essi comunisti, fascisti o militari.
 
I cosiddetti grandi imprenditori dell’occidente civilizzato fanno a gara per intrattenere rapporti con una potenza economica in costante espansione, come quella cinese, tutti sono attratti dall’Oriente, ma a nessuno interessa delle condizioni di vita e sociali di intere fasce di popolazione sfruttate e sottopagate, nel nome della globalizzazione.
 
 
 
 
 

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