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Nuove regole del gioco: la proposta di Goldman

Il Chief Executive Officer di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, parlando alla Handelsblatt Banking Conference di Francoforte, si mostra un filino pentito:

Il settore [finanziario] ha permesso che la crescita e la complessità dei nuovi strumenti superasse la loro utilità economica e sociale, come anche la capacità operativa di gestirli. Come risultato, il rischio operativo è aumentato drammaticamente e questo ha avuto un effetto diretto sulla stabilità complessiva del sistema finanziario.

Blankfein si è detto favorevole alla creazione di casse di compensazione per i derivati attualmente trattati over the counter, e che hanno raggiunto un sufficiente grado di standardizzazione.

Tuttavia, per non buttare il bambino dell’innovazione con l’acqua sporca, Blankfein chiede la possibilità di continuare a rispondere ad esigenze di personalizzazione dei prodotti sulle specifiche dei clienti, alzando i requisiti di capitale per i derivati quotati fuori da mercati regolamentati. Per i compensi dei manager, dal boss di Goldman parole di buonsenso: aumento del peso delle azioni nel pacchetto di retribuzione variabile (almeno per i senior manager), bonus legati a risultati di lungo periodo, pagati in modo differito su un arco temporale di almeno tre anni, in modo da consentire azioni di “revocatoria”. Servirà poi incentivare il lavoro di squadra, evitando quindi di legare i bonus al conto profitti e perdite dei singoli trading desk della banca. Ai senior executive officer dovrebbe poi essere richiesto di non liquidare il grosso dei propri pacchetti azionari dell’azienda fin quando ne restano dipendenti.

Blankfein lancia poi un grosso sasso in piccionaia quando difende, per istituzioni sistemicamente rilevanti, il sistema di mark-to-market, che gli vede come il canarino nella miniera, e spergiura che Goldman usa giornalmente il mark-to-market “perché altrimenti non sapremmo valutare né gestire il rischio sui nostri libri”. Suggerito quindi di riportare a bilancio tutti i veicoli ora esterni ad esso. Pensiamo che a Citigroup qualcuno non abbia gradito.

Si tratta nel complesso di una correzione al sistema degli incentivi che potrebbe dare esiti soddisfacenti, e sul cui recepimento il legislatore dovrebbe riflettere. Se è vero che occorre evitare che il settore sia interamente autoregolamentato, è altresì vero che normative calate dall’alto per rispondere ad esigenze di populismo più che di effettiva modifica strutturale degli incentivi verrebbero agevolmente aggirate dal sistema. Probabilmente i CEO più avveduti (e non abbiamo motivo per dubitare che Blankfein sia tra essi) sono ormai consapevoli che la conservazione dello status quo rischia di mettere in pericolo la redditività di lungo periodo dell’intero settore. Il fatto che uno dei dominus di Wall Street si muova per ridefinire le regole del gioco potrebbe contribuire in modo decisivo a fissare nuovi standard operativi.

Poi, a pensar male si fa notoriamente peccato, ma alcune di queste proposte sembrano derivare direttamente dalla posizione di forza che Goldman ha acquisito negli ultimi mesi sui propri competitor, e potremmo quindi ipotizzare che Blankfein voglia capitalizzare questo vantaggio competitivo. Ma in un modo o nell’altro il settore finanziario andrà riformato, quindi meglio iniziare a confrontarsi con i vincitori.

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