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Notizie di Natale

Mentre una buona parte del mondo è impegnata a godersi il consumismo delle feste natalizie, non tutti in questo periodo hanno la possibilità di festeggiare. In Italia ad esempio non hanno molto da stare allegri i precari e i disoccupati che passano le vacanze sui tetti per salvare il loro posto di lavoro: sono i ricercatori precari dell’Ispra, gli operai Fiat di Pomigliano e Termini Imerese, i dipendenti dell’Agile e del pastificio Russo.

La loro situazione è molto più grave di quella dei "papi" aggrediti, eppure sui giornali e sulle tv italiane hanno avuto forse un centesimo della copertura che hanno avuto i potenti. I mezzi d’informazione dedicano anche molto spazio al maltempo e magari anche ai danni che provoca, ma meno alle cause di questi danni: gli abusi edilizi, la cattiva gestione del territorio che in Italia trasforma ogni evento naturale in un disastro. Non è tutto perfetto nemmeno in Abruzzo, dove resta moltissimo da fare per riparare i danni del terremoto e il premier, nonostante le sue promesse, non si è fatto vedere, forse perché i cittadini gli avrebbero fatto molte domande per cui non ha delle buone risposte. 

Nessuna buona notizia ovviamente dai campi di concentramento per immigrati, dove a Natale ci sono persone disperate che si tagliano con i rasoi, cercano di darsi fuoco, si impiccano o tentano la fuga. Il risultato di una legge razzista che imprigiona le persone non per aver fatto qualcosa ma per quello che sono, clandestini. Quindi privi di diritti umani, in violazione di tutte le convenzioni internazionali che l’Italia ha firmato e dello spirito, se non della lettera, dell’art. 13 della Costituzione. 

Nel mondo intanto mentre tutti i media internazionali dedicano enorme spazio all’ennesimo episodio di terrorismo, ci sono cose molto più preoccupanti per la pace: ad esempio la guerra in Afghanistan a cui l’Italia partecipa, che prosegue come al solito con nuove vittime tra i civili e nessuna soluzione in vista. O gli attacchi israeliani contro i palestinesi, mentre a Gaza continua l’emergenza umanitaria e non si vedono progressi concreti per arrivare a una pace giusta. Non arrivano buone notizie nemmeno dall’Iran, dove la polizia ha attaccato la folla che protestava e la repressione contro oppositori, studenti e giornalisti va avanti come negli ultimi mesi. 

Chi sta cercando di godersi le vacanze potrebbe trovare noioso leggere tutto questo. Nel mondo ci sono sempre cattive notizie e ogni tanto chi non ne è l’oggetto ha soltanto voglia di ignorarle per un po’. E’ comprensibile ma forse non è giusto farlo. Il nostro Natale è ormai principalmente una vacanza dal lavoro e una festa consumistica di cibo e regali. Ma la storia da cui è nata la festa era molto diversa: quella di una famiglia che viaggiava molto lontano da casa, e dovette fermarsi a far nascere il proprio figlio in una stalla, e poi fuggire in fretta perché i soldati del locale tiranno venivano ad uccidere il bambino. 

Insomma non era la festa di gente che mangia e si diverte, ma il giorno dedicato a una famiglia di profughi disperati che nonostante tutto riuscì a salvarsi e a conservare la speranza di un futuro migliore. 

Questo era anche il significato della festa pagana che ha ampiamente contaminato il nostro Natale, le festa d’inverno degli antichi culti di MitraHorus, degli dei celti e di molte altre divinità. Le ore di luce, dopo il solstizio d’inverno, ricominciano ad allungarsi, a significare che le tenebre possono essere sconfitte. 

C’è poi chi non ha interesse per alcuna religione, ma ha una coscienza civile, e quindi capisce che se tutti sapessero e si indignassero per le brutte notizie che vengono dal nostro paese e dal mondo intero, forse queste non sarebbero così tante. Perché le brutte notizie, almeno la maggior parte di esse, non nascono da sole ma vengono prodotte da abusi di alcuni uomini su altri uomini. 

Ci sono le feste natalizie affogate nel consumismo, c’è il "bianco natale" dei razzisti e c’è il vero Natale tra i disperati che oggi sono l’oggetto delle brutte notizie. Un giorno che ricorda una famiglia di profughi rifugiata in una stalla, non quelli che festeggiavano e si ingozzavano nel palazzo di Erode. 

Commenti all'articolo

  • Di mauro bonaccorso (---.---.---.41) 27 dicembre 2009 21:19

    C’è poi chi non ha interesse per alcuna religione, ma ha una coscienza civile, e quindi capisce che se tutti sapessero e si indignassero per le brutte notizie che vengono dal nostro paese e dal mondo intero, forse queste non sarebbero così tante. Perché le brutte notizie, almeno la maggior parte di esse, non nascono da sole ma vengono prodotte da abusi di alcuni uomini su altri uomini.
    Scusami se utilizzo il copia-incolla di un passo del tuo articolo ma mi è piaciuto in modo particolare. Complimenti
    mauro

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