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Marittimi: diritto al voto, un qualcosa da rimettere sul binario della storia

Dal 1° gennaio 1948, giorno della nascita della Costituzione della nostra amata Repubblica, ad oggi sono passati circa 62 anni, oltre mezzo secolo. In genere in un secolo molto cambia nella storia dell’uomo, per cui il mezzo secolo è costretto a seguire i tempi di trasformazione, ma alcune cose che vanno a nascondersi nelle pieghe del tempo restano immutate, e per evitare che la stagnazione li faccia ammuffire bisogna, per forza di cose, metterle in evidenza, in modo tale che ci si avveda che è tempo di toglierle dall’imballaggio in cui sono rimaste e le si rimetta sul binario della storia.

Una di queste cose rimaste imballate per ben 61 anni è stato il voto ai marittimi; e a questo punto la gente di mare ha finalmente deciso che l’imballaggio va rimosso, e per questo continuamente chiede allo Stato questo suo diritto fondamentale.

I marittimi, quando sono in navigazione o in un porto estero, non hanno diritto di votare, e per questo motivo vi sono marittimi che durante la loro vita lavorativa non hanno mai votato. Questo diritto è concesso soltanto a quelli che si trovano, nei periodi delle elezioni, in porti italiani, ma come al solito la burocrazia alza le sue belle barriere rendendo difficile a diversi di questi ultimi l’usufruimento di questa concessione.

LSDM, il Sindacato della Gente di Mare, nella sua campagna d’informazione sul "diritto al voto dei marittimi", per quanto riguarda i marittimi italiani presenti nei porti nazionali durante le elezioni, afferma quanto segue: "I naviganti (marittimi) fuori residenza per motivi d’imbarco sono ammessi a votare, previa esibizione della tessera elettorale, in qualsiasi sezione del Comune in cui si trovano temporaneamente, seguendo la seguente procedura:

  • il marittimo deve presentare, presso la segreteria del Comune in cui si trova, una domanda scritta dichiarando l’intenzione di votare in quel Comune;
  •  la predetta Amministrazione Comunale, immediatamente dopo aver ricevuto la domanda, e comunque non oltre il giorno antecedente la data della votazione, ne deve informare telegraficamente il Comune nelle cui liste elettorali il dichiarante è iscritto, rilasciando al dichiarante stesso apposito certificato;
  • il Sindaco del Comune di iscrizione elettorale del navigante, appena ricevuta la comunicazione telegrafica di cui sopra, inserisce il nome del navigante stesso in uno degli appositi elenchi, distinti per sezioni elettorali, che dovranno essere consegnati ai presidenti di seggio per le relative annotazioni nelle liste sezionali;
  • il navigante, per essere ammesso al voto in una sezione del Comune dove si trova, dovrà esibire, oltre al documento di riconoscimento, alla tessera elettorale e al suddetto certificato rilasciatogli dal Sindaco, anche un certificato rilasciato dal comandante del porto nel quale si attestino i "motivi di imbarco" prescritti dalla norma;
  • il sindaco del Comune dove il navigante si trova, anche per il tramite del comandante del porto, può invitare il navigante stesso ad accedere a una determinata sezione, avente un numero non elevato di elettori iscritti;
  • il navigante, all’atto della votazione, sarà iscritto nella stessa lista aggiunta nella quale vengono registrati i militari.
  • Nel caso di elezioni provinciali, ai sensi dell’art. 1, lett.f, del decreto-legge 3 maggio 1976, n. 161, convertito nella legge 14 maggio 1976, n. 240, i naviganti sono ammessi a votare per tali elezioni in qualsiasi sezione del Comune ove si trovino per motivi d’imbarco, sempre che siano iscritti nelle liste di un Comune della provincia".

L’SDM continua dicendo: "Anche se in questo caso il diritto al voto è garantito, leggendo la procedura, è chiaro che questa è seguita da pochissimi lavoratori, a causa di un’organizzazione burocratica che ha dei limiti. Inoltre, non tutti potranno sapere in che porto si troveranno nel giorno delle votazioni. Visto quanto sopra sarebbe opportuno, da parte del Governo, cercare di trovare una soluzione unica sia per chi potrà votare in Italia che all’estero.

Quello che vorremmo dal Governo, e nello specifico dalla Commissione che dovrà affrontare e risolvere il problema voto dei marittimi a bordo di navi di bandiera, italiana e non, all’estero, è fare una legge che regolamenti con una procedura standard il metodo di votazione. E’ chiaro che con il voto elettronico il problema sarebbe immediatamente risolto, per tutti, anche per quelli imbarcati su navi che effettuano linee tra porti taliani (toglieremmo la burocrazia di mezzo!). Attualmente questa via è difficile da seguire, poiché entrano in gioco altri fattori, quindi rimarrebbe come unica soluzione seguire la metodologia del voto per corrispondenza, ma con una formula studiata appositamente per i soli lavoratori marittimi.

C’è da sperare che questo diritto non venga garantito attraverso emendamenti inseriti in altre norme, poiché sicuramente poi ci troveremmo di fronte ad altri problemi. Occorre non arrivare alla soluzione solo per dire siamo "stati noi a darvi il voto" (a buon intenditore poche parole), ma affrontare questo problema seriamente arrivando ad una legge specifica, che non mostrerà problemi futuri".

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