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Mafia & Co: tutto il resto può attendere

 
L’H1N1? Non fa più notizia. Probabilmente le case farmaceutiche coinvolte nel più grande business internazionale di tutti i tempi, giocato sulla vita umana, hanno svuotato i magazzini di quel vaccino che gli era rimasto sul groppone dai tempi della “terribile” aviaria, che fece talmente poche vittime che quasi nessuno si vaccinò. Pensa che ti ripensa, si crea un nuovo attacco terroristico basato su una “nuova” terribile influenza. E tutti a correre, stavolta, a comprare vaccini ed ettolitri di amuchina. Ma finito il filone drammatico, si chiudono le luci della ribalta. Chiuso. Anche Topo Gigio è tornato in naftalina.
 
La bagarre sulle escort? Non se ne sa più nulla. Nessuno ci ha più fatto sapere nulla della D’Addario e di Tarantino. E delle altre escort insinuate nei palazzi di potere. Migliaia di famiglie italiane si sentono orfane di aggiornamenti in merito.
 
Il tormentone “sicurezza”? Messo a languire in un angolo buio. Basato tutto fondamentalmente su un criterio insano, relativo al concetto secondo il quale si è più sicuri quanto più si è lontani da un qualsiasi membro extracomunitario nel nostro territorio, non fa più notizia. Persino le ronde – di cui si è parlato per settimane intere – non sono partite all’attacco dell’extracomunitario e per la sicurezza del Paese.
 
Il fenomeno degli stupri? Le cronache non trovano più spazio per seguire un andamento che non è ovviamente stato soppresso, ma solo accantonato. Fino a data da stabilire. Quella cioè in cui – a corto di contenuti – si va a ripescare qualcosina nel sacco delle notizie note. E se ne riparla d’improvviso, come fossero nuove di trinca.
 
E che dire dei morti sul lavoro? Statistiche alla mano, continuano a morire quattro persone al giorno, sul posto di lavoro. Ma nessuno ne parla più. Né dei morti, né sulla verifica della messa in atto di quelle regole di sicurezza che troppe imprese non prendono in considerazione.
 
E l’Abruzzo? Chi parla oggi dell’Abruzzo? Pochi e sporadicamente. Giusto per tirar giù qualche numero – a volte sembra a casaccio – su come “tutto stia procedendo per il meglio” e sul fatto che il Premier sarà a L’Aquila la vigilia di Natale. Alcuni abruzzesi, quelli tacitati dalla stampa, quelli ancora nelle tende o quelli costretti a pellegrinaggi di chilometri per muoversi dai centri di dimora temporanei al paese natale, dove ciò che rimane è ancora una voragine a cielo aperto, forse lo vedrebbero bene arrostito a fuoco lento. Chissà se la “dignità” degli abruzzesi, anche stavolta, avrà il sopravvento?
 
Mentre tutto ciò non trova spazio su alcuna cronaca e nessun tg, l’attenzione è tutta concentrata su un elemento, anzi due. Da un lato verificare se chi è a capo del Governo è implicato in associazione mafiosa. Dall’altro, comunicare alla nazione che l’attuale Governo sta abbattendo la Mafia. Non male. Di uno stesso argomento due facce della medaglia. Pro, contro o dentro?
 
“Dentro” alla mafia qualcuno c’è, senza ombra di dubbio. Sentenze alla mano, il Senatore Dell’Utri è stato riconosciuto “molto vicino agli ambienti mafiosi”. Non fa una piega. Aspettiamo la definizione dell’inchiesta in corso per vedere come andrà a finire con altri indagati “eccellenti”.
 
“Pro” mafia. La mafia stessa. E tutti coloro che oggi come oggi, sono al potere “grazie” a favoritismi giunti da ambienti criminali.
 
“Contro” la mafia: gli stessi identici protagonisti di cui sopra. Che sono “dentro” e “contro” per uno strano giro di questioni contingenti. Da un lato Arcangeli Gabriele con lo spadone in mano, dall’altro si strizzano l’occhio e godono del “successo” ottenuto, rivelato pubblicamente da che di Mafia si parla. E non solo nelle aule giudiziarie. E tutti quei milioni di cittadini che ancora oggi pensano e sperano di potersi liberare di un “male” intangibile eppure così fortemente presente nel territorio nazionale.
 
Le cronache torneranno a riempirsi, prima o poi, dei temi affrontati in apertura di articolo. Accadrà quando sarà necessario spegnere le luci sull’attualità. Si tornerà a dare notizie smozzicate su qualche morte da lavoro, su qualche stupro primaverile, su qualche disgrazia cittadina.
 
Per ora, tutto ruota intorno ad un concetto fondamentale: parlare di mafia. Ad ogni costo. Nel bene e nel male. Bene o male, purché se ne parli. A conferma di una radicalizzazione della criminalità organizzata nel tessuto socio economico e politico del Paese. E così sia.
 

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