• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Le ultime ore di Brenda

Le ultime ore di Brenda

Per la morte di Brenda, sono due i quadri possibili con i quali gli investigatori si trovano a fare i conti in queste ore. Due sfondi che si sovrappongono come nelle carte-gioco che piacciono ai bambini, che danno movimenti opposti allo stesso personaggio a seconda dell’inclinazione che si imprime all’immagine. Il primo tableau reca l’etichetta “omicidio”. Il secondo, “incidente”. Vediamoli uno per volta. Partendo dalle (poche) certezze di questa storiaccia.
 
Nella notte tra giovedì e venerdì Brenda è sul marciapiede a battere. A quanto pare, chiude prima la serata di lavoro perché un cliente su un furgone bianco paga 400 euro per una prestazione. Alle 2,30 sale quindi su un taxi all’Acqua Acetosa. All’autista dà l’indirizzo di Veronica, una trans che abita a qualche centinaio di metri. Brenda sembra serena. Al tassista, forse per vanità, forse per ottenere un piccolo sconto vip, dice: “Non mi riconosci? Sono quella di Marrazzo!”. Veronica le affida una ricetta per il Minias, un farmaco per l’insonnia e gli stati di agitazione.
 
Benzodiazepine. Rintracciato dalla Mobile di Roma, il farmacista conferma quella transazione. Intorno alle 3.15 del mattino Brenda fa ritorno a casa. È l’ultimo dei passaggi di questa vicenda ricostruibili, sulla base delle testimonianze incrociate del tassista e del farmacista, con un certo grado di affidabilità. Dal momento in cui il portoncino di ferro rosso dell’abitazione di via due Ponti si chiude alle spalle di Brenda, un velo nero come la fuliggine che ha invaso il minuscolo appartamento cala sulla vicenda. Cosa è successo in quell’ora e un quarto, quando è partita la prima telefonata al 113 e ai vigili del fuoco di una vicina che ha visto il fumo uscire dalla casa del trans?
 
Nell’ipotesi dell’omicidio, Brenda sale sul soppalco. Si spoglia (verrà ritrovata seminuda). Apre la boccetta del medicinale e se la scola per intero (la confezione verrà ritrovata vuota). Probabilmente, la mischia col whiskey (una bottiglia della bevanda è ai piedi del letto, quando gli investigatori trovano il corpo). A quel punto, qualcuno entra nell’appartamento. Qualcuno in possesso di una copia delle chiavi, visto che i vigili del fuoco troveranno la porta regolarmente chiusa a doppia mandata. Sale da Brenda. La trova profondamente addormentata. Il Minias, come conferma una affidabile fonte medica, è un potente ansiolitico. Brenda, è certo, ne consumava dosi massicce per dormire. Anche 50 gocce per volta, dicono le amiche. La dose raccomandata è esattamente della metà. Se a questo sovradosaggio si somma anche il probabile mix con l’alcool, è lecito ipotizzare una Brenda immobile, insensibile, sprofondata in un sonno che sembra più un coma. Dunque il killer trova un campo facilissimo entro cui muoversi. Si guarda intorno, trova un trolley. Plastica e gomma. La combustione con rilascio di fumi tossici è assicurata. Prepara un innesco e gli dà fuoco. Sa che, nello stato in cui si trova Brenda, non ci sarà scampo per la prostituta. Nel frattempo, trova il portatile. Lo infila nel lavabo. Esce. Si richiude la porta alle spalle. Sparisce nella notte.
 
Cosa c’è che non va in questo primo quadro? Molte cose. La porta chiusa regolarmente, per esempio. Se è vero, come è vero, che Brenda era già stata aggredita nelle scorse settimane, e aveva paura, forse di una banda di rumeni, forse di qualcun altro, perché la brasiliana non ha provveduto a cambiare le serrature? Evidentemente, si sentiva al sicuro con quelle esistenti. Dunque, l’ipotesi che qualcuno potesse avere copie delle chiavi sembra poco probabile. C’è poi la questione dell’incendio. Fino a ora, la polizia scientifica non ha trovato inneschi che avallino l’ipotesi dolosa dell’incendio. Si parla di una candela che in casa non si trova, e che potrebbe essere stata usata come stoppino per la combustione. Nelle mani degli inquirenti si trova la poltiglia gommosa del trolley bruciato. Nei prossimi giorni le analisi di laboratorio diranno se in quell’ammasso si trovano tracce di paraffina fusa.
 
Da non trascurare un particolare, ben visibile nelle immagini scattate dai fotografi che hanno minuziosamente ripreso il piano terra della casa di via due Ponti. Le tende dell’unica finestra dell’appartamento. Aperte. Spalancate, così da lasciare in bella vista un pezzo dell’interno. Se ci fosse stato un killer, non si sarebbe premurato di tirarle, e lasciarle chiuse, così da impedire dall’esterno la vista di quello che stava succedendo dentro?
 
Infine, il computer. Se l’obiettivo del sicario era quello di mettere a tacere Brenda e i segreti che avrebbe potuto rivelare, perché lasciare sul luogo del delitto una prova così schiacciante? Perché non portare via con sé l’oggetto, piccolo e poco ingombrante, e distruggerne meticolosamente l’hard disk con calma, a casa, in un luogo sicuro? Possibile che un killer tanto scaltro commetta una tale leggerezza da credere che un filo d’acqua lasciato scorrere sul case di un computer ne distrugga la compromettente memoria?
 
Adesso incliniamo la carta. La nuova angolazione ha come ambientazione lo stesso sfondo della prima. Ma vede la presenza di un unico attore. Brenda rientra a casa. Sale sul soppalco. Si spoglia (verrà ritrovata seminuda). Apre la boccetta del medicinale e se la scola per intero (la confezione verrà ritrovata vuota).
 
Probabilmente, la mischia col whiskey (una bottiglia della bevanda è ai piedi del letto, quando gli investigatori trovano il corpo). Vaga un po’ per casa. Sistema le ultime cose nelle valigie che stava preparando per andare via da Roma. Comincia lo stato di intontimento. Prende il portatile, e invece di sistemarlo su un normale mobiletto, lo fa cadere nel lavandino. Lavandino che, è accertato, necessita dell’intervento di un idraulico già da tempo; ma Brenda rimanda. Si stende sul letto. A un certo punto, per ragioni che al momento non si possono indovinare, il trolley prende fuoco. Brenda ha un ultimo scampolo di lucidità. Se ne accorge. L’incendio è ancora domabile, poco più di un filo di fumo. Ma la pazzesca mescolanza di Ballantine’s e Minias diventa piombo nei muscoli. Brenda scivola accanto al letto, immobile (così verrà ritrovata dalla squadra di pompieri intervenuti, a terra, nello spazio minuscolo tra la parete e il letto). Il fuoco si mangia la valigia. Il fumo invade il piccolo appartamento. I polmoni di Brenda, viva ma immobile, si saturano fino alla morte per asfissia.
 
Quali sono i dubbi a proposito di questo secondo tableau? La matassa, in teoria, è meno ingarbugliata di quella relativa al primo quadro, ma con nodi altrettanto tenaci. Intanto, la domanda principale. Come è bruciato questo trolley? Escluso, per ragioni logiche e scientifiche, il fenomeno dell’autocombustione, e fino a quando non ci saranno i risultati delle analisi della scientifica, questa resta la questione principale dell’indagine. Resta inoltre da chiedersi che fine abbia fatto il palmare di Brenda, quello sul quale stanno convergendo le indagini. Se è stato un incidente, come mai non si trova? Come è scomparso?

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares