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La valorizzazione dei Beni Culturali ai minimi storici

Nonostante le demagogiche affermazioni del Ministro Bondi e di altri membri del Governo che vorrebbero, a parole si intende, dare lustro all’incommensurabile patrimonio artistico italiano, la situazione dei Beni Culturali in Italia è allarmante. La situazione di gravissima incuria per mancanza di fondi e personale non è imputabile esclusivamente all’attuale maggioranza di Governo, ma alla folle ed autodistruttiva politica italiana in materia di Beni Culturali degli ultimi 20 anni.

Sistematicamente si sono procrastinati quegli interventi necessari alla doverosa tutela, conservazione e valorizzazione dell’immenso patrimonio italiano, poiché i beni difficilmente sarebbero scesi in piazza per protestare e si è giudicato, follemente, di dover dare sempre la precedenza a questioni contingenti molto più significative in termini di voti.

In 20 anni la spesa pubblica per i Beni Culturali si è ridotta di oltre l’80%, praticamente quasi annullandosi, ciò ha comportato il blocco totale delle assunzioni, con una relativa età media degli addetti ai lavori superiore ai 55 anni. Inoltre, la mancanza di fondi ha causato la riduzione sistematica dei lavori di restauro, degli scavi archeologici e soprattutto l’impoverimento del sistema museale italiano nel suo complesso.

Se escludiamo quei pochi musei super affollati che si contano sulla punta delle dita, ci sono migliaia di musei di piccole e medie dimensioni, sparsi per tutta Italia, che custodiscono degli autentici tesori, delle preziosissime meraviglie, che però non dispongono neanche delle risorse necessarie per garantire una normale apertura al pubblico. 

Stesso discorso può essere fatto per la conservazione, escludendo anche qui le opere più famose: in Italia disponiamo di decine di migliaia di dipinti, statue, stucchi e arazzi che non possono essere restaurati per mancanza di fondi. Una sola manciata di queste opere, che l’Italia trascura con inquietante noncuranza, basterebbe a Paesi come il Giappone o gli Usa per realizzare musei straordinari, estremamente curati, fruibili e fruttuosi. In Italia preferiamo invece far deteriorare le nostre meraviglie negli scantinati dei musei piuttosto che restaurarle ed esporle.

Dunque, dato che non è lontanamente possibile supporre che nei nostri politici alberghi un benché minimo amore per l’arte e la storia che essa rappresenta, dovrebbe però far loro guizzare le orecchie il profumo dei soldi. Infatti valorizzando adeguatamente il patrimonio artistico italiano vi sarebbe la possibilità di incrementare in maniera significativa, estremamente significativa, gli introiti legati al turismo di alto livello.

Ci sono decine di milioni di potenziali turisti, ben forniti economicamente, che pagherebbero qualsiasi cifra per scoprire e visitare la magnificenza che gli “infiniti” borghi d’Italia, i siti archeologici “nascosti” ed i piccoli musei, potrebbero offrire. Non è possibile continuare ad immaginare il turismo esclusivamente come un flusso verso San Pietro, i Musei Vaticani, il Colosseo, Piazza San Marco, gli Uffizi, Piazza dei Miracoli, la Reggia di Caserta e Pompei.

Nazioni ben meno fornite, in termini di Beni Culturali, stanno incrementando il turismo in maniera entusiasmante, valorizzando appunto ogni piccola chiesa, ogni roccaforte ed ogni piccolo museo. Inoltre adeguati investimenti per gli addetti ai lavori e per il necessario turnover, hanno portato a Paesi come la Spagna un’enorme quantità di ricchezza, attirando molti di quei turisti esigenti, delusi molto spesso dall’inadeguatezza del sistema turistico periferico italiano.

Nessuna Nazione ha le potenzialità di cui dispone l’Italia nel campo dei Beni Culturali, allora dato che per conservare queste opere servono molti soldi, perché non sfruttare al meglio tutto ciò di cui si dispone per incrementare significativamente l’afflusso turistico in tutta l’Italia, anche nelle zone più remote purché meritevoli? 

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