La politica "violenta" e delle "palle"
In molti, in tanti, forse tutti, si sono accalcati in questi utimi due giorni alla finestra della "ribalta" per condannare la politica degli oltraggi e delle calunnie, sempre presente nel registro parlamentare degli ultimi mesi.
Ognuno dei rappresentanti di questa politica, che troppo spesso non ci rappresenta, vuol essere partecipe in prima fila e farsi portabandiera nel condannare quello che fino a ieri hanno partorito, e dico fino a ieri, ingoiando o dissolvendo affermazioni di qualche ora precedente.
Ora non si trovano più i rei oratori che nella politica romana attaccano da una parte la magistratura e dall’altra le scappatelle del Premier con quell’acredine e barbarie che da troppi mesi ha cominciato ad incrinare e mostrare cenni di cedimento di un squilibrato convivio politico ed istituzionale.
Ciascuno interiormente avrà concepito il proprio mea culpa, ma solo lì.
Ieri ho capito che la volontà di smorzare i toni ed eliminare "l’odio della politica" non c’è da nessuna parte: si continua con il muro contro muro, chi più la dura la vince.
No, signori: qui non è solo Berlusconi che ci ha rimesso, fino ad ora, con il colpo infertogli dal Tartaglia. Ora è l’intero Paese che è vicino all’asfissia per quanto materiale "organico/virulento" sta producendo la politica dei conflitti e della sopraffazione.
Indirizzo questo mio pensiero scritto a quei rappresentanti della politica "tutta", che nel qualcaso vengano a leggermi sbadatamente, riflettano e scaglino una pietra simbolica contro il sostentamento di questo "regime" pesante, rozzo, conflittuale ad ogni costo, che ha stancato in molti, troppi e tutti quegli italiani che ogni giorno si alzano alla mattina presto e vanno comunque a fare il loro dovere nelle fabbriche e negli uffici e, quando ritornano, ritrovano quel Paese invaso anche da uno "stronzo" uscito dalla bocca al Presidente della Camera o da "un premier con le palle".
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