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La ’ndrangheta (ottava parte, capitolo 4)

Dalla nave dei veleni all’attentato davanti la procura di Reggio Calabria.

L’ottava parte non finisce qui, ci sono novità e tutte ovviamente sottaciute dai mass media. Gli Italiani conoscono solo la verità ufficiale del Governo per quanto riguarda le navi piene di scorie radioattive, quelle fatte affondare dalla ’ndrangheta con il benestare dei servizi segreti. Ovvero quella che non esiste nessuna cosiddetta "nave a a perdere".

Una scena ignobile quella della conferenza stampa indetta dalla Prestigiacomo e dal procuratore antimafia Grasso. Hanno detto che il caso è chiuso.

Ma non solo loro. E qui si apre una pagina vergognosa di una parte della magistratura poco coraggiosa. Il magistrato Francesco Greco, che aveva aperto l’inchiesta sul Jolly Rosso e sugli affondamenti di mercantili carichi di scorie industriali e nucleari descritti dal pentito della ‘Ndrangheta Fonti, si è detto pentito di aver dato credito al pentito della ’ndrangheta. Quindi caso chiuso anche per la magistratura.

Se rileggete la puntata precedente sulla ’ndrangheta capirete che c’è poco da pentirsi. Questa è una delle più grandi menzogne di Stato e c’è in atto una ridicolizzazione dei pentiti, e comunque la si pensi dobbiamo ringraziare la figura del pentito se Falcone e Borsellino avevano dato un duro colpo alla mafia.

Il pentito Francesco Fonti ha inviato una lettera alla brava giornalista Grippo, e ve la trascrivo integralmente qui:

Carissima dottoressa Grippo, Lei è a conoscenza che non posso avere contatti né telefonici né visivi con operatori di Televisioni o della carta stampata. Posso invece parlare e scrivere tramite il mio avvocato, Claudia Conidi. Quindi approfitto di questa trasmissione e della Sua cortesia per ribadire quanto già detto ai Magistrati della Distrettuale di Catanzaro, i quali non avevano nessun interesse a sentirmi in quanto avevano già deciso a priori di dichiararmi inattendibile.

Credo che allora bisognava dichiarare inattendibile anche il Procuratore Giordano e chiamarlo in causa per provocato allarme. Inoltre bisognava anche rinchiudere in un manicomio psichiatrico anche il pilota del primo Rov il quale ha affermato che lui ha visto stive piene di fusti, e chiunque contraddica la “verità” della Distrettuale della Ministra Prestigiacomo e del Procuratore Grasso è inattendibile come certamente lo è il Procuratore Greco. Ma credo che questa sia una polemica inutile, non bisogna mai toccare certe situazioni precostituite, un altro mistero tra i mille misteri Italiani. Mi chiedo come mai dal 2003, anno in cui consegnai alla Dna 49 pagine di appunti, nessuno sia andato a controllare la Euro rifiuti di Solaro in provincia di Milano, che si è sempre occupata di trasporto di rifiuti tossici in Lombardia. Perché non si è andati a controllare la Fin Chart di Roma, broker di tante navi dei veleni e di altre, che uscite dai cantieri Oram di La Spezia, acquisiti poi dalla Ditta Ferretti, hanno trasportato armi ad Umago in Istria e in Somalia.
E inoltre la società L.I.A., Ligure Abrasivi S.n.c. di Massa che aveva affari per lo smaltimento di rifiuti tossici con la società Svizzera “Finance and Trade Service Est” di quel finanziere olandese residente a Klosters (Svizzera), certo Theodor Cranendonk che faceva anche affari con i Serraino-Di Giovine di Milano.

Se Fonti è inattendibile perché sono state condannate decine e decine di persone con le mie dichiarazioni, il Procuratore Pignatone non lo sa, ma il Dottor Nicola Gratteri, il Dottor Pennisi, la Dottoressa Barbaini ed altri che mi hanno chiamato a testimoniare lo sanno. Qualcuno ha fatto carriera con le dichiarazioni di Fonti, salvo poi buttarlo nel cestino dicendo che “non hanno saputo gestirlo”. Quando nel 1995 ho verbalizzato che a Platì c’era un paese parallelo e sotterraneo mi è stato detto di non dire fesserie, salvo poi, molti anni dopo, dalle mie dichiarazioni scoprire nel sottosuolo Platì 2; quando negli stessi verbali ho dichiarato che c’era un traffico di droga che transitava per la Namibia, i presenti hanno sgranato gli occhi per farmi capire che era una fregnaccia, salvo poi anni dopo fare l’operazione Igres proprio per un traffico dalla Namibia. Nessuno mi ha detto grazie, ma almeno non mi hanno processato sul posto per dichiarazioni inattendibili, bontà della Magistratura. Ho fatto il delinquente ma non certo per vocazione o per tendenza, solo per stupidità, certa gente bene di questo bel Paese al contrario lo fa con passione. Grazie Dottoressa Grippo per il tempo che mi ha dedicato e grazie a tutti i presenti per aver ascoltato, anche se poi sarete Voi stessi a criticarmi.
Le navi ci sono, e purtroppo anche più di una trentina. E grazie ad un gruppo di esperti, è stato aperto un sito dove c’è la possibilità pure di individuarle:
 
 
Care teste di capra, vi chiedo un ultimo sforzo di questa lettura, perché vi racconto un fatto che è avvenuto in questi giorni che nemmeno uno scrittore di romanzi di complottismo alla Dan Brown sarebbe capace di immaginarlo. Una storie che riguarda un altro pentito della ’ndrangheta, un certo Emilio di Giovine. Non apparteneva alla stessa ’ndrina di Fonti ma ha deciso anche lui di dire tutto ciò che sa sulle nave dei veleni. Quindi un pentito che dovrebbe essere super protetto anche perché sicuramente sa ancor di più di Fonti visto che era fidanzato con la figlia di Theodor Cranendonk, il trafficante di armi canadese che si occupava del trasporto illegale delle scorie nucleari. Eppure proprio il giorno in cui doveva recarsi alla procura è stato investito da un auto al centro delle strisce pedonali ed è sbalzato a 5 metri di altezza. E’ vivo per miracolo, ma ora è terrorizzato e probabilmente non parlerà più. E non lo farà ancor di più perché proprio qualche giorno fa un altro attentato era stato compiuto ai danni di un bar i cui titolari sono suoi parenti. Sarei curioso ora quale sia il vero messaggio dell’attentato alla procura di Reggio Calabria anche perché, udite udite, la bomba che esplose al tribunale è identica a quella esplosa al bar dei parenti di Emilio Di Giovine. Le coincidenze non esistono più.

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