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La kulla: molto più di un’abitazione

La kulla è una tipica abitazione albanese a forma di torre che si ritrova principalmente nella pianura di Dukagjini o nel Kosovo occidentale. La sua origine è legata al bisogno di ripararsi dalle vendette (servivano da rifugio da colui che "prendeva il sangue") dovute alle condizioni generali di insicurezza in cui vivevano le famiglie contadine. Il design della kulla, che è unica in questa parte di regione, influenzata dai bisogni sociali e culturali della gente, dal rigido clima e dai materiali disponibili in loco. Sono abitazioni di vaste dimensioni adatte alle esigenze di grandi famiglie patrilineari, di solito costituite da una struttura a due o tre piani, la più alta della quale riservata ai maschi della famiglia per discutere di affari e ricevere gli ospiti. Il piano terra ospita il bestiame, mentre al primo piano si trova la cucina-soggiorno e le stanze da letto. Per buona parte del tempo uomini e donne vivono la casa in spazi differenti. Un muro di mattoni o di pietre circonda l’intero insediamento, che ha strette fenditure (frenji) come finestre, usate soprattutto a scopi difensivi: un uomo può puntare il fucile attraverso di esse per colpire i nemici restando relativamente al riparo. La kulla non è soltanto una casa, ma anche una fortezza. Nella letteratura romantica albanese è inoltre un luogo simbolo di pazienza, orgoglio, coraggio e resistenza: tutte virtù necessarie, a chi non è libero, per prevalere. La kulla, abitata da famiglie patriarcali, può comprendere anche un centinaio di persone al suo interno, una comunità autosufficiente. All’interno del recinto si produce grano, latte, formaggi, ecc, tutto il necessario per l’auto-sostentamento. Tutte le decisioni importanti vengono prese dai capifamiglia (i zoti i shtepise) che raccolgono e distribuiscono le ricchezze economiche domestiche ed amministrano la giustizia.



In Kosovo c’erano molte kulla, ma per via del conflitto, trascuratezza e mancanza di manutenzione sono state danneggiate e distrutte. Alcune di queste, presenti ancora oggi in un villaggio vicino Decani sono state restaurate e rese agibili dal lavoro di alcune organizzazioni internazionali, che ne hanno riportato alla luce l’antico splendore, insieme ad aspetti folkloristici del passato.

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