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 Home page > Attualità > Economia > La crisi economica come opportunità - L’esercizio del credito

La crisi economica come opportunità - L’esercizio del credito

L’esercizio del credito appare offrire un modo per cogliere l’attuale crisi economico/finanziaria globale come opportunità di progresso.

Quanto sopra a livello di Comunità Europea, in quanto la crisi ci ha resi consapevoli delle discrasie esistenti fra i vari sistemi nazionali di gestione dell’attività creditizia.
 
Infatti l’impatto della crisi è stato ben diverso sulla finanza dei vari Paesi appartenenti alla Comunità, da quelle pesantemente coinvolte (es. quella della Gran Bretagna) a quelle quasi non toccate (ad esempio quella del nostro Paese).
 
L’avere un’unica moneta e l’aver abolito dazi e frontiere non sono stati ancora sufficienti a creare un sistema economico e finanziario completamente integrato.
Da ciò l’ipotesi di omogeneizzare compiutamente le economie europee, stabilendo uniche regole per l’attività creditizia, ovviamente in grado di impedire il ripetersi dell’attuale crisi.
 
* * *
 
Alla luce dei fatti, sembrerebbe opportuno esportare in tutta la Comunità il sistema italiano, fondato sull’attribuzione della qualifica di funzione di interesse pubblico all’attività creditizia, sulla separazione fra aziende di credito ed aziende industriali ed artigianali, nonchè sul controllo della Banca Centrale su tutto il sistema.

 
Occorre, però, opportunamente considerare anche i casi, pochi ma importanti, in cui il nostro sistema ha mostrato pecche e lacune.
 
Ciò è avvenuto prevalentemente in occasione di taluni sconsiderati finanziamenti a soggetti pubblici e privati, ed in particolare nel caso dei bond argentini, in quello della Cirio ed in quello della Parmalat.
 
Dunque il sistema italiano, prima di essere esportato in tutta la Comunità Europea, dovrebbe essere in parte riformato, imponendo agli Istituti di Credito specifici obblighi di esaustive e trasparenti informazioni alla clientela sul rischio connesso nel prospettato acquisto di obbligazioni e di azioni.
 
Inoltre dovrebbe essere vietato agli Istituti di Credito offrire in vendita alla clientela titoli di tipo in proprio possesso strategico, e ciò al fine di evitare situazioni di conflitto di interessi.
 
Per quanto riguarda, infine, i derivati et similia, che, come è noto, collegano la remunerazione di un finanziamento a parametri estranei al soggetto finanziato, orbene essi appaiono molto vicini alle scommesse sui cavalli e ben lontani dal compito, affidato al risparmio, di generare benessere consentendo e favorendo le attività produttive.
 
Insomma, se disposta ope legis, la rinunzia ai derivati non dovrebbe essere un grande sacrificio per nessuno.
 
Questo appare a chi di finanza esperto non è ; se gli addetti del settore hanno qualcosa di meglio da proporre, lo facciano subito, interrompendo il silenzio che mantengono dall’inizio della crisi.

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