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L’unica solidarietà possibile

Fra le contraddizioni delle odierne opposizioni, quella in merito alla consistenza della moneta è la più occulta ed avversa alla solidarietà oggettiva, che dovrebbe caratterizzarle.

Solidarietà, solidità e soldi sono termini la cui assonanza è evidente nelle loro parti fonetiche “solid” e “sold”, che li uniscono. Anche in ebraico vi è qualcosa di simile, dato che la stessa radice “mt” è presente nei termini “matbe’a” e “mitba”, che significano rispettivamente “moneta” e “impronta, marchio”. È significativo che fra i popoli del pianeta più ricchi e solidali fra loro vi sia proprio quello degli inventori della cartamoneta: il popolo ebraico. Infatti solo con una moneta solidale può essere possibile oggi la fraternità in economia, senza la quale ogni programma politico di ripresa non può che essere una ripresa per i fondelli.
 
Insomma, volenti o nolenti, per avere qualità di solidità e di solidarietà, i soldi dovrebbero essere aurei, ed in una confusione come questa, occorrerebbe tenersi ben stretto quanto di giusto si può scoprire dal passato o, almeno, dallo spirito del linguaggio. Vi è infatti, al di là di ogni tabù ideologico, un rapporto preciso fra anarchia, organizzazione della solidarietà, ed economia. Il fondatore dell’antroposofia Rudof Steiner sosteneva che Marx ed Engels avevano giustamente auspicato che l’amministrazione dell’economia non dovessero consistere in un governo sull’uomo, in quanto il capitale non può padroneggiare l’io umano, che ne è da sempre il creatore.
 
Ma per attuare tale liberazione occorreva saper vedere un pò più in là, e cioè che accanto a tale libera vita economica vi potesse essere anche una libera vita giuridica ed una libera cultura. Perché solo se così pensata avrebbe potuto risolversi l’antica questione sociale: attraverso solidale articolazione delle sue tre parti: economia, diritto e cultura.
 
Il termine “solido” viene dal latino solidus e Cicerone diceva in proposito: “creditores in solidum appellabant” per dire che “i creditori richiedevano la somma intera” (G. Alvi, “L’anima e l’economia”, Milano, 2005), traduzione confermata da Tacito, nei cui annali è presente anche l’espressione “recidere in solidum”, col significato di “restituire la somma intera”. Nel codice napoleonico del 1806 si trova la parola “solidarietà”, chiarita nel senso giuridico che possiede più o meno ancora oggi, per indicare la situazione in cui per esempio un debitore può essere chiamato dai creditori a rispondere per l’intero ammontare dei debiti contratti magari dai suoi soci.
 
La Rivoluzione francese aveva infatti completato il termine “solidarité” col contenuto del concetto di fraternità, evocativo del “solidum”, in quanto si può chiamare “solidarietà” quel rispondere per gli altri uomini “come fossero i più intimi amici o i nostri fratelli” (ibid.). Oltretutto il “solido” era appunto, già in epoca imperiale, una moneta aurea, una moneta che corrispondeva a circa 4-5 grammi d’oro. Il “solido” ha dunque questo senso di somma intera, di totalità. Ecco perché rivive nella “solidarité” francese, significando volontà di rispondere per intero degli altri.
 
La parola “solidale” è vissuta proprio in tale significato dall’anarchico Errico Malatesta - amico di Kropotkin e di Bakunin - che dedicò la vita alla causa della solidarietà con gli umili e i poveri. Intervistato da un noto giornalista de Le Figaro, gli venne richiesto di dire cos’era per lui l’anarchia. La sua risposta fu: “L’anarchia è l’organizzazione della solidarietà voluta e cosciente” (ibid.). Ecco allora la solidarietà spiegata con l’anarchia, cioè senza lo Stato e i comunisti. E senza gregarismi, dato che la solidarietà richiede solo il nostro io più alto e nobile (cfr. ibid.).
 
In effetti, la solidarietà implica un sentimento epico, grandioso e vitale, che trova il suo ambiente migliore nell’economia. E per potersi ancora sentire una cosa sola, solida e solidale, coi suoi simili, l’individuo dovrà ora pervenire ad una “nuova” idea epica per una nuova epopea, con un’intenzione creativa che completerebbe il concetto di solidarietà, meglio di ogni filologia: il solidarizzare con l’oro in nome di una armonizzazione reale dell’organismo sociale.

“Liberté”, “egalité”, e “fraternité” sono infatti i tre meravigliosi impulsi della Rivoluzione francese che possono però realizzarsi solo a condizione di essere pensati ognuno autonomamente, come tre fiumi, ognuno fluente liberamente nei propri alvei; e cioè rispettivamente articolati nella cultura, nel diritto, e nell’economia, la quale per ristabilirsi deve ritrovare in sé e solo in sé la propria forza anarcocapitalista, dove per capitalista si intende il bene che può provenire dal capo, sede del sistema nervoso centrale. A ciò si oppone come grave contraddizione il keynesianesimo berlusconiano (i palliativi di Keynes portarono alla crisi del 1929 e di quella odierna), vale a dire il solito interventismo di Stato sia nel campo economico che in quello culturale, campi che secondo la scuola steineriana nella quale Berlusconi formò i suoi figli, dovrebbero essere liberati, non governati dallo Stato di diritto!
 
Prima di scendere nel campo politico, Berlusconi stava in quello del mercato, ed il mercante (di qualunque tipo) è da sempre “protetto” dal dio del commercio, che anticamente era identificato in Mercurio, onde il termine "Mercuriales viri" che indicava uomini dotti e intelligenti che, sapendo valutare giustamente le merci, erano membri del Collegio dei mercanti. In quanto imprenditore, Berlusconi fu dunque capace di creare, in stile mercuriale, beni e servizi. Rubando? Forse. Ma che dire allora di chi ruba la proprietà altrui imponendo gabelle? Se vogliamo essere onesti, bisogna ammettere che ogni imprenditore e commerciante offre intelligenza mercuriale alla creazione di servizi cercando di “starci dentro”!
 
Che significa? Significa sopravvivenza. Cioè evadere dove si può la gabella e/o ingraziandosi i sicofanti roditori. Perché è lo Stato che obbliga a fare così. Ciò è stato scientificamente dimostrato da Hans-Hermann Hoppe, e non solo da lui: la rapina sta proprio nell’essenza keynesiana dello Stato. E Berlusconi è keinesyano per sua stessa ammissione. Qui sta il suo limite. Oggi la gente non sa ancora chi fu Keynes. E questo è grave. Infatti come si può auspicare “meno Stato” proclamandosi keynesiani?
 
Da millenni, gli esseri umani cercano un modello ideale di società, e se non lo trovano è perché non sanno dove e come cercarlo. Per scoprirlo, devono rivolgere il loro sguardo verso ambiti in cui regna un’organizzazione perfetta: per esempio quella del sole, di cui l’oro è simbolo materializzato, ed il Cristo, spiritualizzato nella purezza e nella luce natalizia, nonché nell’io che nell’organismo umano può articolarsi nei suoi tre essenziali sistemi: nervoso, respiratorio e metabolico, così come nell’organismo sociale in quelli economico, giuridico, e culturale.

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