• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Europa > L’ Albania verso l’Unione Europea, la Serbia no

L’ Albania verso l’Unione Europea, la Serbia no

Roma promette però a Belgrado pieno appoggio. Ieri l’altro il Consiglio europeo ha deciso di aprire il gran libro degli Accordi di Stabilizzazione ed Associazione con Tirana che aveva presentato la relativa domanda sei mesi fa.

 

Ieri l’altro a Bruxelles, dunque, il Consiglio europeo riunito sotto la Presidenza svedese ha acconsentito a che l’Albania stipuli con l’Unione Europea un accordo di stabilizzazione ed adesione, primo passo di un lungo cammino che, prima o poi, dovrebbe concludersi con la piena integrazione europea. La Serbia, invece, nonostante il più volte ripetuto appoggio italiano, è rimasta ferma al palo.

Tirana d’altronde aveva fatto domanda in tal senso già nel marzo scorso, quando il suo Premier Sali Berisha si era detto sicuro di un pieno accoglimento della medesima in breve tempo. Invece Bruxelles ha fatto aspettare gli illirici per ben sei mesi. La stipula dell’Asa non vuole certo dire un’integrazione a breve nell’Unione a ventisette, visto che la Turchia ha stipulato un accordo del genere più di dieci anni fa, ma comunque consente alla Commissione europea di monitorare costantemente il cammino del paese candidato verso l’integrazione, bloccandolo nel caso non dovesse soddisfare i parametri richiesti.

Troppa corruzione e troppa criminalità, lamentano le istituzioni comunitarie come Europol, affliggono ancora l’Albania e rischiano di affettare tutta Europa qualora il suo cammino verso Bruxelles dovesse risultare troppo veloce e superficiale. Belgrado, invece, la domanda per stipulare con l’Europa unita un analogo Asa non l’ha ancora presentata, intimorita dallo scontato veto olandese, nazione che pretende la consegna preliminare al Tpi dell’Aja dei criminali di guerra Mladic ed Hadzic.

Il Ministro degli Esteri italiano Frattini, convinto mentore delle ragioni di Belgrado, ha comunque consigliato alla Serbia di avanzare la propria domanda entro la fine dell’anno. La Germania, invece, ritiene che sia meglio per qualche anno soprassedere ad ogni tipo di allargamento dell’Unione sostenendo che i ventisette farebbero ora meglio a concentrarsi sulla necessaria piena integrazione e sullo sviluppo delle nazioni dell’ex est Europa, entrate a fare parte dell’Unione tra il 2004 ed il 2007.

I Serbi, poi, scontano anche il loro pervicace senso di superiorità che non solo li ha condotti a combattere disastrose guerre intestine nell’ultimo decennio del secolo scorso, ma ancora oggi porta l’inesperto Ministro degli Esteri di Belgrado Yuk Jeremic a fare affermazioni assolutamente sconsigliabili in ambiente diplomatico come l’avvertimento a Bruxelles a non scambiare “il fiero popolo serbo, europeo e cristiano, con l’asiatico ed islamico popolo turco”.

Sono cadute di stile che si pagano come d’altronde quelle che si odono nei palazzi del potere a Tirana ove si afferma, ma questo in Albania è un sentimento condiviso da buona parte della popolazione, che “l’Albania merita l’Unione europea ben più della Romania che ci è già entrata”.

Poste tali premesse, non certo garanzia di un futuro tutto rose e fiori, e considerato che dopo aver stipulato l’Asa con Tirana l’Unione europea prima o poi ne stringerà un altro anche con Belgrado, rimane da capire se le obiezioni tedesche ad un rapido allargamento ai Balcani, piuttosto che ad un rafforzamento dei paesi neo- comunitari particolarmente colpiti dalla crisi economica globale, non sia da considerarsi un saggio suggerimento.

Intanto nella stessa giornata dell’altro ieri il Consiglio europeo ha aperto i negoziati, ma questa volta ponendosi l’obiettivo di raggiungere l’integrazione di Reykjavík in pochissimi anni, con l’Islanda, la fiabesca terra dei gayser che dovrebbe entrare nell’Unione insieme alla Croazia. 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares