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Italia: il regime contro la banda larga

I fondi che il governo avrebbe dovuto usare, nell’ambito del cosiddetto "piano Romani", per tentare di ridurre il digital divide che separa l’italia dal resto del pianeta, sono stati congelati a data da destinarsi.

Si trattava di un progetto, finanziato con 800 milioni di euro, per portare la banda larga (circa 20 Mb) al 96% della popolazione italiana, che soffre di un digital divide tra i più penosi d’Europa.(www.byoblu.com/post/2009/10/19/Essi-navigano.aspx)

Dopo una pantomima lunga un anno il regime, per bocca del sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta, annuncia che "lo stanziamento era stato previsto prima della crisi ma in seguito il governo ha voluto fare una riflessione in funzione della diversa scala di priorità ". E, con sprezzo del ridicolo, aggiunge: "abbiamo dovuto riconsiderare le cose, dando la precedenza a questioni come gli ammortizzatori sociali, perche’ l’occupazione è la nostra principale preoccupazione".
 
Solo in un regime catodico come l’Italia sono possibili affermazioni come questa e ciò la dice lunga sullo stato del lavaggio del cervello mediatico in atto oggi.

Che il sistema di potere di uno degli uomini più ricchi del mondo e il più ricco d’Italia, padrone del parlamento e, caso unico al mondo, del 90% delle tv generaliste, abbia come "principale preoccupazione la questione degli ammortizzatori sociali", è credibile come l’affermazione che Hitler avesse avuto come principale preoccupazione il benessere degli ebrei.

Solo una propaganda catodica martellante, incessante, dissimulata, tecnologicamente e psicologicamente avanzata, può permettere affermazioni in pubblico come quelle dell’esponente del sistema sopracitato senza le risate e le pernacchie che tali menzogne meriterebbero.


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Naturalmente il regime sa padroneggiare al meglio le parole.

"L’operaio conosce 300 parole, il padrone 1000. Per questo e’ lui il padrone"
. (Dario Fo)

Così come le invasioni militari vengono chiamate "operazioni di pace" o "esportazioni della democrazia", così come la vergognosa privatizzazione dell’acqua in atto viene surrettiziamente chiamata "liberalizzazione", così come i licenziamenti vengono nascosti dietro il termine "ristrutturazione aziendale", cosìcome i governi criminali amici vengono definiti "moderati" e quelli nemici "stati canaglia", cosi’ come la parola magica "terrorismo" permette di sospendere lo stato di diritto cosi’, anche stavolta il regime usa la parolina magica che servira’ a blandire le masse catodicamente eterodirette: la "crisi".

Il governo, nella sostanza e coi più nobili pretesti, boicotta e ostacola internet. E però è "in nome della crisi".

Di più. Il governo vorrebbe far credere che è costretto a farlo, obtorto collo, solo per "dare la precedenza agli ammortizzatori sociali". E chi avrebbe il coraggio di voler andare contro misure sociali che aiuterebbero chi e’ colpito dalla tragedia della disoccupazione.

Solo delle masse catodicamente eterodirette possono bere tali favolette per bambini. Ma tant’è. (sic...)

Una brevissima disamina dei recenti atti di questa compagine governativa ci permetterà di verificare se le parole del potere corrispondono o meno alla verità.
 
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Nel 2001 il governo Berlusconi II, con Maroni e Tremonti, cercarono di distruggere l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, con una vergognosa campagna propagandistica e, naturalmente, con dei nobilissimi pretesti.

Tale articolo 18, detto per inciso, difende il lavoratore dal licenziamento senza giusta causa, dal che si evince quale sia la vera "preoccupazione" dei governi targati Berlusconi.

Che un miliardario si interessi dei poveri cristi è un’amenità (eventualmente) credibile solo per chi si informa con le tv del miliardario stesso, quindi "solo" per il 43,4% degli italiani (fonte Eurispes), che dichiara di "informarsi prevalentemente" con tale medium.

Durante il 2009 il governo Berlusconi ha approvato e finanziato cospicui aiuti di stato per il settore auto, una "tecnologia" ecoinsostenibile e obsoleta sostenuta da una misura che solo un parlamento di vecchi lobbisti poteva permettere.

Del resto un sistema che ha a disposizione un parco macchine di oltre 600000 auto blu (e sono in crescita), ci da un’altra utile indicazione sulle sue priorita’ reali e su come spende i soldi delle tasse.

Quindi il potere mente.
 
All’egoarca non frega niente dei lavoratori e men che meno dei disoccupati. Del resto, storicamente, quando mai una classe ha fatto gli interessi di un’altra classe?

Al governo del premier plurinquisito, inoltre, non mancano nemmeno soldi, visto che abbiamo, per esempio un parco auto blu degno del sultano del Brunei, per non dire delle prebende principesche degli esponenti della casta, che dispongono degli stipendi (circa 23000 euro/mese) più alti del pianeta.
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Mentono, mentono, mentono. Mentono solo e sempre. E i mainstream prezzolati ripetono, amplificano, rendono accettabile l’inaccettabile.

Come ci ricorda Alexander Cockburn a proposito dei mainstream: "non credere a nulla che non sia stato ufficialmente smentito".

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In realtà lo stop alla banda larga, il soffocamento di internet, non è dovuto a esigenze di cassa, bensì a motivi squisitamente politici.


 
La massa ignorante si manovra meglio. La gente istruita potrebbe pensare con la propria testa.

Internet è attualmente lo strumento più innovativo e rivoluzionario che sia mai esistito nell’informazione. La tv è lo strumento principe per mantenere la massa nell’ignoranza, tant’è vero che i soldi per i decoder televisivi sono stati reperiti dal regime quasi istantaneamente.

Che strano: i soldi per internet non si trovano e, se ci sono, vengono dirottati, epperò i soldi per la tv, di proprietà del padrone del paese, quelli ci sono sempre. A questo punto è chiaro perché, dietro il pretesto della "crisi" il regime voglia, per l’ennesima volta, ostacolare l’informazione indipendente offerta da internet.

Da circa un decennio la casta al potere ha, chi più chi meno, cercato di boicottare internet.

Per il sistema di potere che si autodefinisce "democrazia" internet e il fatto che la gente possa comunicare fuori dal controllo dei governativi, rappresenta una calamità biblica.

Naturalmente non possono dirlo. Ma gli atti del potere vanno tutti in tale direzione: quella della censura o quantomeno del controllo e del boicottaggio della rete. 
 
Per comprare un VHF, magari per uso nautico, che trasmette a onde corte per poche decine di chilometri, bisogna ancora chiedere il permesso allo stato. Così come per fare (in Italia) il giornalista.

In Italia, al di là della retorica, se vuoi comunicare devi chiedere il permesso al potere. Internet ha preso il regime in contropiede. Non sanno come fare. Sono terrorizzati.
 
Con la banda larga e la tecnologia 2.0 possiamo comunicare col pianeta senza che i governativi possano farci nulla, a parte impazzire di rabbia.

Si comprende facilmente la diffidenza dei governi e l’odio viscerale dei regimi verso tale strumento di vera emancipazione popolare.

Lo stesso Pentagono ha classificato Internet come "sistema d’arma".

In sostanza, se noi non ci fermiamo alle dichiarazioni degli esponenti del regime, ma se giudichiamo i fatti e le loro azioni, ci accorgiamo che lo stato italiano odia internet, che vede, giustamente, come un nemico e un alleato delle classi subalterne al sistema di potere.

Un elenco delle leggi e dei progetti di legge contro il web sarebbe talmente lungo che richiederebbe un articolo a parte. DDL Intercettazioni (in via di approvazione definitiva), DDL Carlucci, DDL Barbareschi, DDL Pecorella, se approvati, saranno dei veri e propri colpi di maglio contro internet.

Lo stesso Berlusconi, l’8 dicembre 2008, affermava che "Internet va regolamentata" Il suo guardasigilli Alfano, nel marzo 2009, rispondendo alla domanda di un bambino di 10 anni ad un convegno a Genova, sosteneva che "appena i tecnici del governo Berlusconi troveranno il modo di intervenire nella difficile realta’ del web, arriverà una nuova legge per contrastare gli abusi sempre più frequenti su internet. Come su YouTube ad esempio. Vogliamo intervenire(...)Il nome stesso di rete rimanda ad una maglia difficile da controllare, ma stiamo lavorando sul tema. E’ difficile, su YouTube, ma quando avremo trovato il modo lo faremo..."

Ecco.

Il (loro) problema è che non hanno ancora "trovato il modo" per censurare internet. (Modo che, tra l’altro, non esiste. Si può però colpire il cyberdissidente e piuttosto facilmente).

Non possono fare come in Cina dove YouTube è stato semplicemente disattivato. In Italia la censura dev’essere più raffinata e dissimulata. Una censura quindi molto più pericolosa.

In Italia, per esempio, la gran parte dei netizen non sa che lo stato in cui vive è l’unico in occidente ad avvalersi dell’odiosa pratica del web-hijacking, grazie alla legge Gentiloni contro il "pedoporno".

Pedoporno oggi. Ma una volta che passa, com’è passato, il principio che il sistema può cancellare determinate pagine web, coi più nobili motivi, naturalmente, potrà farlo per qualsiasi altra cosa. Sembra fantascienza, ma la storia insegna che i governi non si sono mai astenuti da qualsiasi follia di cui fossero capaci.

E quanti sanno che internet nei locali pubblici (come per esempio le biblioteche) è filtrata e, peggio, tale pratica non è dichiarata.
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In Finlandia la banda larga è un diritto www.lineameteo.it/finlandia-la-banda-larga-e-un-diritto-vf4-vt7106-vp136044.html

Anche in Gran Bretagna una recente indagine mostrava che, per il 73% della popolazione, l’accesso al web è un diritto come luce e acqua o elettricità.

In Francia, nonostante l’infame legge HADOPI che tra breva minaccerà seriamente la rete dei cugini d’oltralpe, la Corte Costuzionale ha recentemente ribadito che internet e’ un diritto fondamentale dell’uomo (www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200906articoli/44519girata.asp).

Sotto questi aspetti (comunicazione e democrazia) l’Italia del terzo millennio si allontana sempre più dall’Europa "migliore" e si avvicina sempre più al modello offerto da paesi retti da tiranni totalitari e/o regimi illiberali.

Un regime che regala ogni anno diversi miliardi di euro alla religione di stato e nega lo sviluppo tecnologico, culturale e informativo della sua popolazione, solo perché esso potrebbe minacciare il controllo sulla stessa e che questo regime sia nel cuore dell’Europa stessa, e’ cosa sempre piu’ incredibile e difficile da accettare.

Che, poi, gli italiani non protestino e accettino di navigare, in molte zone del paese, a 64 KB/s solo perché il regime non ha graziosamente concesso il miglioramento delle infrastrutture, è cosa che lascia basiti.

In effetti, se i gerarchi del sistema si comportano in questo modo è anche perché nessuno protesta. Perché glielo lasciamo fare e perché, in fondo, ci sta bene così. Ma è difficile da credere e ancor più da accettare.

Speriamo di sbagliarci.

Commenti all'articolo

  • Di Oloap (---.---.---.45) 7 novembre 2009 16:52

    Vorrei gentilmente porre una questione: da quello che ho letto in giro, ho capito che questi fondi per la banda larga sarebbero serviti principalmente ad ammodernare ed ampliare le infrastrutture di Telecom & Co, e solo in piccolissima parte avrebbero ridotto veramente il digital-divide (in poche parole portare l’ADSL dove ora non c’è). Ecco, ma con tutti i soldi che fanno, c’è proprio bisogno anche di dargli soldi per investimenti che dovrebbero essere a carico loro?

    Se avete maggiori o diverse informazioni dettagliate sulla effettiva destinazione dei fondi, mi piacerebbe saperle, dato che in giro non si legge altro che titoloni ad effetto e nessun contenuto.

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